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Indagine antiusura. Scarcerato il 35enne che finì in manette

La richiesta dell'avvocato difensore è stata accolta dal giudice che ha imposto all'imputato, detenuto da circa cinque mesi nel carcere di Terni, l'obbligo di non dimora nella Regione Umbria.  

di Stefania Tomba

ORVIETO - Scarcerato il 35enne campano al centro dell'indagine antiusura delle Fiamme gialle di Orvieto dello scorso mese di luglio.  M.S., di Torre Annunziata - ma residente da alcuni anni sulla Rupe dopo una breve condanna scontata nel carcere di Orvieto - coinvolto, secondo gli inquirenti, in un giro si soldi prestati a strozzo tra i commercianti orvietani, è tornato in libertà, ieri mattina, su istanza di scarcerazione presentata, per decorrenza dei termini massimi di custodia, da parte del legale dell'uomo, l'avvocato orvietano Manlio Morcella.  La richiesta è stata accolta dal giudice che ha imposto all'imputato, detenuto da poco meno di cinque mesi nel carcere di Terni, l'obbligo di non dimora nella Regione Umbria.  

Sulle indagini, condotte dalla guardia di finanza di Orvieto - sotto il coordinamento del sostituto Annalisa Giusti della procura della Repubblica di Orvieto - è calato, intanto, un riserbo strettissimo.  Anche se, il lavoro degli inquirenti - a quanto trapelato in via del tutto ufficiosa - pare abbia portato, in questi mesi, almeno all'iscrizione di un altro nome sul registro degli indagati.  Dopo l'arresto del trentacinquenne, incastrato dalle intercettazioni video e audio, oltre che dagli 800 euro in contanti e dalle matrici degli assegni bancari sequestrati presso la sua abitazione quando la finanza gli strinse le manette ai polsi, le indagini si concentrarono prevalentemente, da una parte, sui presunti usurati, per arrivare a capire esattamente l'entità del giro su cui gli inquirenti avevano messo le mani.  E dall'altra, sui canali di approvvigionamento del denaro.  Col sospetto che l'arrestato potesse essere soltanto un esattore di soldi messi in circolo da altri canali.  E' così che l'inchiesta si sarebbe allargata, nel tempo, negli ambienti dei campani trasferiti nell'Orvietano, nel vicino Viterbese e nel Meridione, arrivando a coinvolgere diverse procure d'Italia.  Sull'inchiesta a sorpresa, poi, si innestò il rogo della panetteria di via Beato Angelico di cui è titolare la vittima dell'usura filmata dalla finanza.  Un rogo, rispetto al quale, in un primo momento, sarebbe stata anche ipotizzata la simulazione di reato e sulle cui responsabilità è calato un fitto mistero.  Sul caso, che squarciò una tranquilla domenica pomeriggio di fine luglio, ha lavorato il Ris di Roma ma i risultati non sono mai stati resi ufficiali.   

Pubblicato il: 23/11/2005

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