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'Non l'ho ucciso io Mencarelli'

Franco Crociani, pensionato 65enne di Acqualoreto, ex tagliaboschi, continua a professarsi innocente

ORVIETO - "Non l'ho ucciso io Mencarelli".  Dalla cella del carcere di Orvieto dove è richiuso da mercoledì pomeriggio per l'omicidio dell'elettrauto 44enne di Allerona scalo, del 28 ottobre scorso, Franco Crociani, pensionato 65enne di Acqualoreto, ex tagliaboschi, continua a professarsi innocente.  Lo ha ribadito con fermezza nella giornata di ieri al gip, Gianluca Forlani e al capo della Procura, Calogero Ferrotti, nell'interrogatorio fiume, iniziato a mezzogiorno e mezza e terminato soltanto pochi minuti dopo le 17.  Quando, con le prime luci del buio, gli inquirenti escono dai cancelli del carcere di via Roma non hanno in mano quello che attendevano.  Nessuna confessione. Crociani ha respinto ogni addebito rimettendo in discussione tutto.  A partire dall'alibi, dal presunto movente del delitto e dal suo rapporto con la prostituta. Sollecitato su ogni minimo particolare riguardante l'omicidio non si sarebbe rifiutato di rispondere ad alcuna domanda, fornendo la propria versione dei fatti.  Avrebbe ribadito il suo alibi: sarebbe stato a casa sua, dove erano al lavoro anche alcuni operai. Operai che potrebbero, però, anche averlo perso di vista per qualche minuto. Forse anche in ragione di ciò, l'alibi venne giudicato inconsistente dagli inquirenti. Opinione questa "del tutto discutibile" secondo l'avvocato Giuseppe Marruco che difende il pensionato.  L'arma del delitto, trovata in casa di Crociani, è assolutamente comune: un fucile da caccia calibro 20. E poi la gelosia. Crociani negherebbe di essere il cliente più assiduo della donna, ruolo che semmai vestiva all'elettrauto di Allerona.  Certo, ne aveva parlato con molte persone ma secondo la difesa "nei termini con cui, in determinati ambienti, si può parlare di un rapporto con una prostituta".  Nessuna scenata di gelosia, dunque, in passato.  Né tanto meno odio o sentimenti di rivalsa verso quel Mencarelli che "non conosceva di persona", ma soltanto per averlo visto, sempre in macchina, passando, nei suoi incontri con la prostituta.  E su di lei, tuttora rinchiusa nel carcere femminile di Perugia per favoreggiamento e false dichiarazioni al pm, si concentra tutta l'attenzione del pensionato di Acqualoreto. "Ci sono molte perplessità da chiarire - afferma l'avvocato Giuseppe Marruco - capisco che, al momento, individuare in Crociani l'assassino potrebbe sembrare la soluzione più ovvia. Ma non sempre la verità sta nell'ovvietà. In particolare le dichiarazioni della prostituta sono contrastanti. E non possiamo dimenticare che ha fatto il nome di Crociani a distanza di 15 giorni dal delitto e dopo tre notti che stava dentro. Credo che abbia ancora molte cose da raccontare e soprattutto che ci sia da riflettere in maniera approfondita sulla sua attendibilità". Crociani, intanto, resta in carcere con l'accusa di omicidio volontario pluriaggravato. È "tranquillo", dice il suo avvocato, "convinto di poter dimostrare la propria estraneità a quanto accaduto al povero Mencarelli". L'elettrauto, cliente della prostituta bosniaca, per la cui scarcerazione il tribunale del riesame si pronuncerà lunedì, era stato ucciso con un colpo di fucile alla nuca la mattina del 28 ottobre scorso mentre si trovava appartato con la donna non lontano dall'abitazione di Crociani.

Pubblicato il: 19/11/2005

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