Aperto il congresso internazionale "Le cattedrali. Segni delle radici cristiane in Europa"
Monsignor Scanavino: "Questo convegno realizza un sogno che cullo da due anni..."
ORVIETO - "Questo convegno realizza un sogno che cullo da due anni, da quando, cioè, sono arrivato sulle Rupe. Ed è stato finalmente reso possibile grazie al rinnovo, sapete quanto travagliato, dell'Opera del Duomo. Un rinnovo che ha qualificato l'Ente innalzandolo a dei livelli che permettono oggi iniziative culturali di questo genere". È con queste parole che monsignor Giovanni Scanavino ha aperto ieri mattina la prima giornata del I Congresso internazionale "Le cattedrali. Segni delle radici cristiane in Europa" organizzato dalla diocesi e dall'Opera del Duomo con il patrocinio della pontificia commissione per i beni culturali della Chiesa e del Comune di Orvieto. Un convegno che nasce - a detta del vescovo - per colmare il "vuoto di memoria" sul significato della Cattedrale, quella di Orvieto, che papa Giovanni XXIII definì come la più bella del mondo. Un segno e un significato che secondo Scanavino non può essere solo artistico. Di qui l'esigenza di un confronto internazionale per creare un circuito culturale e religioso che vede al centro la città del Duomo. "Come luogo di incontro e di dialogo - ha detto il vescovo - tra tutti i ricercatori della verità, per capire quali valori debbano ispirare la nostra identità. E' intorno a questi valori che bisogna svegliarsi e, se vogliamo, anche litigare ma almeno, sarà litigare sulle cose serie e non sulle banalità". Il tema della cattedrale come espressione tangibile di unità è stato anche al centro della prolusione tenuta dal sindaco, Stefano Mocio che ha ribadito come il Duomo faccia "parte di un patrimonio materiale e immaginario sul quale si forgia la programmazione della vita cittadina e la sua stessa identità". "Su questa espressione tangibile di unità che è la metafora della vita cristiana dobbiamo tutti riflettere, al di là delle posizioni di partenza tutte legittime. Con la fiducia che dal confronto di queste identità forti possa nascere anche il miracolo per avere un mondo migliore". Che è l'augurio con cui si è concluso anche il saluto del presidente della Fondazione Cro, Torquato Terracina, che ha voluto, tra l'altro, sottolineare ironicamente come alla Cattedrale manchi un campanile che possa "svegliare" gli orvietani, "più inclini alla critica e all'individualismo che non all'unità". Il vescovo non ha mancato di ringraziare
Pubblicato il: 12/11/2005