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Una tavola rotonda permanente sulla città

L'intervista al vescovo monsignor Scanavino può attivare o acceclerare meccanismi che aprano un dibattitto serio sul futuro della città

di Stefania Tomba

ORVIETO - Da mesi il vescovo lancia appelli alla città.  E la città ascolta.  Ma la prima e più concerta risposta alle sue parole di dialogo e partecipazione è probabilmente quella arrivata dai giovani.  Quegli stessi giovani a cui monsignor Scanavino chiede di aprire "le finestre, le strade, le porte perché possano avere più possibilità".  Perché la città esca dall'immobilismo e da quelle forme di confronto che diventano sempre più spesso "litigio" e sempre meno frequentemente "dialogo". E la proposta di una tavola rotonda permanente sui problemi della città, uscita come risposta dal presidente dei giovani imprenditori della Cna (confederazione nazionale degli artigiani), Andrea Carli, pare non discostarsi di molto dagli inviti espressamente formulati dal vescovo, a più riprese e in numerose occasioni, sulla carta stampata e non.  Un appello rivolto a tutte le forze vive della società orvietana, politiche ma non solo, perchè Orvieto metta concretamente in discussione il suo futuro e decida una volta per tutte, nella condivisione di alcuni assunti fondamentali (quali ad esempio il ruolo cruciale dei giovani) se voglia "diventare quello che quasi è, cioè un museo" oppure aprire la strada al cambiamento.  Una proposta destinata a far discutere e, è innegabile, anche a fare molto rumore, soprattutto nei palazzi che contano. Se non altro perché, come ha sottolineato ieri, nel suo intervento il capogruppo dello Sdi (Socialisti democratici italiani), Franco Raimondo Barbabella "se il Vescovo sente il dovere di intervenire sui problemi generali della città probabilmente qualche carenza nel dibattito politico e pubblico c'è".

Nessun commento arriva, intanto, al momento dal Comune.  Ed è attesa per giovedì mattina una conferenza stampa della Fondazione Cassa di Risparmio relativa alle travagliate vicende che stanno scuotendo in queste settimana l'ente. Vicende che anche il vescovo Scanavino, nell'intervista rilasciata a "Il giornale dell'Umbria" ha citato, come esempio, di una gestione del potere in cui pare mancare il necessario confronto. A non volerne parlare, anche se probabilmente per ragioni diverse, anche il predecessore di Scanavino, monsignor Decio Lucio Grandoni, che preferisce non entrare nell'argomento.   Insomma, com'è naturale, l'appello di monsignor Scanavino, lanciato per la seconda volta e probabilmente anche con maggior veemenza, non è passato assolutamente inosservato.  Quello che resta da capire adesso sono gli effettivi meccanismi che sarà in grado di innescare. È questa la vera partita, una partita tutta aperta.  

Pubblicato il: 09/11/2005

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