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Si stringe il cerchio dei sospettati

Indagini serate per risolvere il giallo di Acqualoreto. In scena anche i leagli della famiglia della vittima. La prostituta insiste: non ho visto l'assassino

ORVIETO – Omicidio Mencarelli, si stringe il cerchio attorno ai sospettati.  Intanto pare che il colpo che ha ucciso l'elettrauto sarebbe stato esploso da un fucile calibro 20 e non 24 come ipotizzato in un primo momento.Una cartuccia a pallini, da un metro e mezzo di distanza, dall’alto verso il basso.  Mentre si compone sempre più chiaramente sotto gli occhi degli inquirenti lo scenario del delitto cominciano a comparire i primi sospetti.  Anche se sono attesi ancora fondamentali riscontri alle principali ipotesi investigative, gli inquirenti ritengono di essere sulla buona strada.  Quello che resta più complicato è scavare nella versione ufficiale fornita dalla donna che continuerebbe a ripetere: uno, di non avere protettori e due, di non aver visto nulla nonostante la distanza ravvicinata da cui è stato esploso il colpo che ha ferito mortalmente alla nuca l’elettrauto di Allerona scalo.  E questo perché si sarebbe trovata in una posizione più avanzata rispetto all’assassino.  Una versione sulla quale, all’unanimità, gli inquirenti solleverebbero forti perplessità.  Su di lei le indagini ruotano a 360 gradi.  Anche per capire dove finiscano le entrate a quattro zeri che porterebbe a casa mensilmente col grosso giro di clienti che ha messo in piedi da sette anni a questa parte, sull’incrocio per Acqualoreto.  Sugli accertamenti patrimoniali avviati dai carabinieri, sia sulla donna che sulla vittima, vige il più stretto riserbo.  E che i soldi siano al centro della vicenda è un punto tenuto in grossa considerazione dagli inquirenti.  Tra i temi d’indagine nelle ultime ore avrebbe preso quota, rispetto alla pista criminale, quella legata alle vicende più strettamente personali dei protagonisti.  Al punto che, al di là della presenza o meno di protettori e alla luce dell’alibi di ferro del marito, si starebbe vagliando anche l’ipotesi di focalizzare l’attenzione su un qualche altro cliente della lucciola.  Altro mistero nella vicenda, la scena stessa del delitto: ovvero perché la Punto di Mencarelli si sia spinta fino alla fine di quella strada. Un luogo che non è frequentato comunemente per quel genere di incontri: troppa strada dalla comunale, troppi viottoli secondari – effettivamente, questi sì molto frequentati - in cui era più facile fermarsi per restare apparati.  Allora, venerdì mattina, Mencarelli e la donna, cosa erano andati a fare fin laggiù? È un interrogativo che balza in modo fin troppo evidente agli occhi degli inquirenti.  Un’idea di come sarebbero andate le cose se la sono fatta, intanto, i legali della famiglia dell’elettrauto che, ieri mattina, hanno avuto un incontro col capo della Procura, Calogero Ferrotti.   “Dalla famiglia – affermano – abbiamo ricevuto l’incarico di seguire le indagini in corso, col mandato anche di avviare un’attività di indagine d’iniziativa privata, naturalmente sotto lo stretto coordinamento della Procura”. L’obiettivo è quello offrire un contributo all’inchiesta in modo da arrivare il prima possibile alla verità.  Gli avvocati sono convinti di poter fornire spunti utili alle indagini in corso e avrebbero intenzione di avviare una serie di verifiche rispetto ad alcune supposizioni maturate da quanto, allo stato attuale delle cose, è in loro conoscenza.  La direzione in cui scavare resterebbe comunque saldamente ancorata alla natura del rapporto tra Mencarelli e la giovane bosniaca.  Perché sul fatto che Mencarelli nutrisse per quella “lucciola” una particolare affezione è un dato che non pare trovare smentite. A meno che, a sorpresa, non trovasse riscontro il sospetto che a premere il grilletto sia stato un “giustiziere” del posto stanco del continuo andrivieni di clienti e prostitute su quelle tranquille stradine di campagna.

Pubblicato il: 03/11/2005

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