Archivio Orvietosi Archivio anni 2002-2012: NOTIZIE
NOTIZIE CORSIVI


La relazione di Stefano Cimicchi

Approfondimento

di Stefano Cimicchi
Orvieto si avvia ad affrontare un dibattito che necessariamente dovrà coinvolgere tutta la cittadinanza. L'opportunità che si presenta alla nostra attenzione costituisce, di per sé, una occasione storica irripetibile.
Essa riguarda tutte le generazioni che qui hanno vissuto nel Novecento (dal 1930 ad oggi): cioè la generazione degli ottantenni e settantenni, i loro figli, i nipoti che oggi sono i giovani dei primi anni duemila. Riguarda soprattutto questi ultimi che, essendo la classe dirigente degli anni a venire, progetteranno a loro volta il futuro delle generazioni dei terzo millennio.
Richiamare tutti ad un alto senso di responsabilità, a trascurare interessi di parte e guardare al bene superiore della città non appaia come il tentativo di gestire un dibattito "paludato" e dove non si riconoscono le varie posizioni, le differenze.
Esse anzi sono l'humus di qualsiasi strategia che non sia imposta dall'alto ma vissuta come propria e pertanto sostenuta e promossa da tutti gli attori dei sistema.
In questo senso, la partecipazione democratica non va letta soltanto nell'accezione della discussione, condivisione, consenso a questa o a quella scelta ma partecipazione, educazione, informazione diffuse di un processo di trasformazione della realtà orvietana e territoriale con valenza territoriale, regionale, nazionale e sovranazionale.
E' troppo chiedere/proporre di riavviare un processo come quello avviato sulla base dell'emergenza Rupe e come quello, più recente, che ha fatto seguire al risanamento la creazione di modelli di gestione e sviluppo della città sistema?

LA RELAZIONE
Il 28 gennaio 2003, alle ore 12.30, i rappresentanti delle Forze Armate hanno riconsegnato al Comune di Orvieto gran parte dei complesso edilizio ex caserma Piave.
La restante parte verrà riconsegnata non appena completato il trasferimento del personale civile ad altre amministrazioni dello Stato presenti nel territorio.
Con questo atto si conclude un processo iniziato alcuni anni or sono, quando, dopo diversi tentativi di destinare la struttura ad altri "corpi" dell'Esercito, lo Stato Maggiore decise di ridurre progressivamente l'importanza della caserma di Orvieto, sottraendo giorno dopo giorno uomini e mezzi fino a far diventare naturale la definitiva dismissione, avvenuta oramai da circa un anno.
Dopo l'attività dei "nucleo stralcio che ha provveduto a smaltire i materiali mobili, oggi il complesso dell'ex Caserma Piave è rientrato nella piena disponibilità della Città di Orvieto.
Per la verità, la "questione" della possibilità che i militari lasciassero Orvieto era presente agli amministratori ed alla opinione pubblica da almeno due decenni. La dismissione della SMEF già preannunciò con chiarezza in quale direzione si stesse andando. La modifica dell'assetto difensivo nazionale, dopo la caduta dei Muro di Berlino, la prospettata e poi attuata abolizione della leva obbligatoria, hanno spinto le Forze Armate a ricercare dislocazioni strategiche relative al personale e ai mezzi disponibili (si veda il problema degli sbarchi di clandestini che riguarda gran parte delle coste italiane) e, soprattutto, luoghi adeguati per la formazione di un nuovo esercito professionale.
Questa nuova formula richiedeva standard che nelle condizioni note non potevano essere soddisfatti nell'ambito della caserma orvietana.
Oltre a ciò esisteva una vera e propria scelta politica, che indubbiamente è stata effettuata e in base alla quale non sono state tenute in considerazione né l'opinione di le azioni "lobbistiche" volte a "riqualificare" la presenza militare ad Orvieto né coloro i quali desideravano che i militari rimanessero in qualsiasi forma possibile.

La questione politico-urbanistica
Il problema venne affrontato "metodologicamente" già con il Progetto Orvieto, non si sono però create le condizioni politiche per affrontarlo direttamente tanto che Bernardo Rossi Doria nel PRG dei '98, storicizzando la vicenda, sostenne che: "questa circostanza non è mai stata analizzata e approfondita negli elaborati della pianificazione trascorsi, come se si trattasse di una enclave extra comunale'. Fu invece presa in esame - indirettamente - nel 1987 con la sottrazione dei Campo Sportivo (area "ufficialmente" addestrativa) adibito a parcheggio per le auto ed altre forme "provocatorie" come quella degli auguri di Natale con una macchia bianca sulla planimetria dei centro storico, nella parte occupata dalle caserme.
Comunque il Progetto Orvieto, prefigurando un modello di "sviluppo qualitativo" ed immaginando una "città-territorio" con funzioni diverse da quelle svolte negli ultimi cento anni, poneva, implicitamente ed esplicitamente, l'esigenza dei superamento delle monoculture reddituali (per decenni il comprensorio orvietano era considerato esclusivamente agricolo e un poco turistico), e quindi già indirizzava la riflessione sulla questione infrastrutturale (indispensabile per il sostegno ad un nuovo modello di sviluppo) che poi, per alcuni aspetti fondamentali, è stata affrontata con gli interventi previsti in attuazione delle varie leggi speciali.
Fra il 1980 e il 1982 l'Amministrazione Comunale di allora elaborò e lanciò il Progetto Orvieto": una intera comunità che ridisegna la sua identità culturale, sociale, economica, che raccoglie le sue forze, individua le sue risorse e su di esse disegna una linea organica di nuovo sviluppo che si traduce in progetti specifici.
A monte del Progetto Orvieto" ci fu un lungo e difficile percorso: il ricordo dei difficile passaggio attraverso gli anni'50 e'60, la partecipazione attiva al primo decennio di vita regionale, il Piano di Zona del 73-74, le novità inerenti la programmazione dei territorio contenute nella Variante al Piano Regolatore Generale del'76, il Programma comunale del'79, il convegno "Orvieto: i luoghi della cultura dell'81.
Risultò evidente, già con le iniziative citate, l'approccio "globale" alla valorizzazione della "risorsa" Orvieto ma, fino alla redazione dei Piano Regolatore Generale a cura dei Professor Bernardo Rossi Doria, non sarà affrontato ufficialmente il problema delle caserme. In realtà un dibattito serrato si era sviluppato nelle "segrete stanze" ma quasi mai era emerso all'esterno. Un primo periodo favorevole vi fu negli anni Ottanta quando all'euforia creatasi intorno al Governo Craxi (la grande riforma - i Cento Comuni della piccola grande Italia) non fece seguito un approccio rigoroso e la maggioranza non fu sufficientemente coesa da permettere di affrontare un simile problema.
Successivamente il sistema politico locale non dimostrò capacità ricettive rispetto ai vari spunti di riflessione che vennero posti all'attenzione dell'opinione pubblica dall'ex Sindaco Franco Raimondo Barbabella nel'91 e nel'95 (cittadini per Orvieto). Ciò a causa della dipendenza eccessiva dei quadro politico orvietano dal "sistema elettorale" creatosi intorno alle famiglie dei militari e un poco coraggioso atteggiamento della maggioranza di governo nei confronti della corazzata lobbistica dei "bottegai". Cosi che mentre in passato si era avuto il coraggio di affrontare i nodi principali dei modello di sviluppo orvietano, in questa epoca più recente è spesso prevalso il conformismo e la ricerca dei facile consenso.

Valgano per tutto le vicende che portarono alla frattura politica dell'89 con il conseguente cambio dei Sindaco e gli scontri - anche elettorali - che vedevano alcune forze politiche far leva sulla parte più retriva dei tessuto economico cittadino (dei Centro Storico, specificatamente).
L'infinita campagna elettorale dal '91 al '95 e la campagna elettorale dei '99 quando non si è precipitati nel tentativo di trovare una soluzione giudiziaria alle questioni politiche, le stesse sono state interamente impostate dalle opposizioni sui problemi dei traffico e dei commercio. Da notare, e non per autocompiacimento, ma per il giusto riconoscimento a tutti quegli operatori che invece hanno creduto nel "Progetto Orvieto" e nella "Città Sistema", che la risposta dei cittadini si è dimostrata sempre più avanzata e lungimirante di chi, talvolta, ha tentato di rappresentarli.
L'Architetto Bonelli nel 1956, nella sua relazione alla proposta di Piano in verità molto travagliata, avvertiva che la presenza di un'alta percentuale di appartenenti alle pubbliche amministrazioni, civili e militari (quasi il 14% della popolazione attiva) e la permanenza periodica di un alto contingente di soldati (2.500-3. 000 persone), rappresenta un peso notevole, economico, materiale e psicologico (sic! -ndr-), per la vita orvietana.

Fu sufficiente porre a confronto il numero degli abitanti della città (circa 10. 000)
con quello dei militari presenti che da soli arrivano a costituire un quarto della popolazione, per intendere la portata dell'errore commesso circa 25 anni fa con la costruzione del centro militare all'interno dello stesso nucleo storico, rinchiudendo gli ospiti delle grandi caserme sulla vecchia rocca, in cima alla rupe". E Bonelli propose che il numero dei militari presenti nel centro storico
dovesse ridursi a 1.000 - 1.500 persone.
La relazione di Bonelli era un vero e proprio Piano di Sviluppo" che andrebbe riletto e rapportato ai più recenti dibattiti sullo sviluppo sostenibile, almeno per quanto riguarda le scelte fondamentali che hanno condizionato la storia di Orvieto.

II Piano Regolatore dei '98 oltre ad evidenziare l'orientamento generale a conferire "decoro" agli spazi pubblici con adeguata regolamentazione da inserire nel Regolamento Edilizio comunale, individuò alcune aree progetto, denominate Ambiti "G" (AG), per le quali furono definiti gli obiettivi dei nuovo disegno urbano, anche con indicazioni pianimetriche e volumetriche, oltre che i caratterí funzionali e d'uso delle aree interessate.
L'Ambito relativo al complesso dell'ex Campo sportivo di Via Roma, Via Roma e Piazzale Cahen risultò essere perciò un'area tra quelle da destinare a riorganizzare spazi urbani posti in posizione "centrale", attualmente disorganici, con destinazioni funzionali integrate di interesse collettivo e con ridisegno della scena urbana in forma riconoscibile e significativa.
Non volendo e non potendo eludere il problema si è affrontata la questione escludendo ciò che nell'AG1 non si sarebbe mai realizzato, procedendo perciò alla distribuzione, sul territorio, delle "medie strutture" commerciali, scegliendo di non consentire la costruzione di ipermercati e affrontando la problematica dell'edilizia abitativa senza creare aspettative che avrebbero generato forti squilibri nel mercato immobiliare abitativo.

Nel documento programmatico, infatti, si sosteneva esplicitamente che Ambito è pensato anche nell'ottica di un futuro assetto dell'area adiacente delle caserme, di prevedibile rifunzionalizzazione".
L'Amministrazione Comunale, nel gestire la transizione dal Progetto Orvieto alla Città - Sistema, affrontò la complessa questione nel momento in cui promosse i "soggetti attuatori dei programma di sviluppo qualitativo e sostenibile. Essi sono: l'associazione TE.MA., il consorzio CRESCENDO, ORVIETOLAB, il Centro Studi Universitari,il B.I.C. di Fontanelle di Bardano (l'incubatore di imprese), il Consorzio Orvieto Promotion ed altre strutture ancora. Essi, in collaborazione con altri strumenti che vedono presenti anche i privati, hanno oggi la capacità di recitare un ruolo determinante nell'ambito di una strategia condivisa.

La città storica e il suo circondario
Per avere una idea di ciò che significa l'area dell'ex caserma Piave, nel contesto orvietano, occorre partire da molto lontano e tenere in considerazione aspetti socio-economici, politici e culturali che hanno orientato e subito condizionamenti dalle scelte politiche e urbanistiche che progressivamente sono state compiute relativamente alla Città di Orvieto.
Orvieto, da sempre, ha esercitato una notevole influenza sul territorio circostante. Anche con la realizzazione della caserma questa influenza si è avvertita in misura considerevole. Naturalmente con caratteristiche qualitative diverse rispetto ad altri periodi della sua storia, ma non per questo in modo meno evidente. La presenza di un numero cospicuo di militari ha rappresentato per 60 anni di seguito, attraverso vicende nazionali e internazionali di grande rilievo, un condizionamento culturale ed economico.
In principio era 'quel luogo del masso orvietano) appartenuto a quel popolo sapiente nell'arte magica e astrologica, destinato al culto della principale divinità nazionale e forse dell'intiero Pantheon etrusco" e il Tevere costituiva un limite (limes) tanto da giustificare il nome dato all'attuale città di Todi ovverosia Tular (lato). Gli "orizzonti" spaziavano dal Mar Tirreno all'attuale Bologna in un alternarsi di esaltanti vicende fino a sprofondare nel lungo "sonno" dell'era della Pax romana. Le vecchie gerarchie etrusche furono sostituite da una scala ad "una dimensione", Roma e il mondo intero.

Solo nel Medioevo si determinarono le condizioni per la costruzione di una rete di città che spostò sul medio raggio l'asse della politica e impegnò tutte le risorse disponibili nella edificazione di luoghi dove la simbologia e la ragion d'essere si fusero. Allora avvenne la 1ormazione della struttura urbana della città moderna, quella che Alberto Satolli ha chiamato con un felice concetto politico-urbanistico la "città tripartita".
'Una città che dal IX secolo, epoca in cui nacque il Comune, al 1200 quando si passerà dalla città 'bipolare' alla città tripartita' riscopri la sua vocazione urbana e Urbs Vetus, la Città Vecchia, ritrovò la sua vitalità come `polo'storico di un vasto territorio che trovò spazio nel circolo dei suoi odi'configurando quel nuovo Comitatus orvietano che nei due secoli successivi si dilaterà enormemente, estendendosi dal Tevere al Mare, e costituirà lo Stato di Orvieto.
L'inurbamento e la realizzazione di importanti infrastrutture religiose renderà Orvieto la città dei Duomo e dei conventi, residuo questo di importanti insediamenti fornativo-ecclesistici non indipendentemente dal fatto che nel territorio avevano prosperato importanti "sette eretiche". Qui la "gerarchia" prevedeva una separazione politica che vedeva i Re Imperatori contendersi il potere temporale tra di loro e non di rado con il Papa.

La "separazione" geografica collocava la Città, tra Roma e Firenze posta sulla direttrice della via Francigena o Romea, cioè sul tracciato viario sovrapposto in più tratti all'antica strada romana, la Cassia Nuova che lambiva a nord la collina sulla quale si ergeva ed era stata abbandonata dopo la distruzione della Volsinii etrusca e la deportazione degli abitanti nella nuova Volsinii (quella romana)".
Dopo l'unità d'Italia e con la caduta dello Stato Pontificio si ebbe una progressiva perdita di ruolo della città di Orvieto, "schiacciata" da realtà urbane ed economiche emergenti, senza aver maturato le ragioni per un incremento della popolazione che giustificasse il "rango" da più parti rivendicato.
In questa fase Orvieto si trasformò da "città dei conventi" a "città delle caserme", l'economia ristagnò e le fonti di reddito stabilirono una dipendenza notevolissima dallo Stato centrale (redditi da lavoro dipendente "pubblico", pensioni per una popolazione erosa inesorabilmente dall'emigrazione e invecchiata ben oltre la media nazionale e regionale e per il resto redditi provenienti dall'artigianato, dal piccolo commercio, dall'agricoltura e dal turismo).
Si può a ben ragione parlare di una fase di decadenza di Orvieto rispetto al suo ruolo passato in un ambito territoriale vasto e a scala ridotta la zona ora detta delle caserme era essa stessa "altro", fuori dalla città, marginalizzata e addirittura riconosciuta come 1upanare" a cielo aperto.
Tale stato delle cose fu rilevato con forza dai vari protagonisti della vicenda relativa alla realizzazione della Caserma Piave.

Il 16 novembre 1929 il Conte Claudio Faina si rivolse al Commissario dei Comune dichiarando la propria disponibilità a sostenerne la realizzazione con queste parole: "ho interessato della cosa un membro dei Governo il quale è disposto, ove occorra, ad appoggiare le nostre cosi giuste richieste, giacchè la nostra Città per un complesso di cause sfavorevoli (sic!- n.d.r.-) è ridotta purtroppo in condizioni tutt'altro che favorevoli *
Il Commissario peraltro chiederà al "caro Claudio" di fare interventi in campo politico onde evitare intralci all'iter, apparentemente bene avviato, della pratica.
In un'altra lettera di ringraziamento scritta dal Commissario Prefettizio all'Onorevole Marchese Misciattelli, deputato al Parlamento, si dice: 1'attaccamento che Ella in ogni circostanza, particolarmente in questa, ha sempre dimostrato verso la città nativa che mira a tirarsi fuori con tutte le forze dalla posizione secondaria in cui si trova, mi dà la certezza di poter sempre contare sulla sua cortese benevolenza.
Il linguaggio usato non lascia nessun dubbio sullo stato delle cose in quell'epoca ad Orvieto e la delibera dei Commissario Prefettizio Brizi completa il quadro: 'Visto che la città di Orvieto, perla sua posizione geografica e felice ubicazione, è stata prescelta fra le varie località in esame, dalle Superiori Autorità Aeronautiche, ... onde imprimere alla città quello sviluppo, che le è tanto necessario.. allo scopo di dare incremento alla vita cittadina ha offerto al Ministero dell'Aereonautica di costruire, per conto e a spese proprie con il gradimento di quello. . «

Della Città "tripartita" non rimase che il Duomo ed il Comune mentre il Palazzo dei Sette ospitò una scuola non essendoci più corporazioni di una certa consistenza e al Palazzo dei Popolo si realizzò un cinema, per i ... soldati, appunto.
La dipendenza economica dalle caserme rimase piena fino agli anni ottanta, almeno fino a quando furono effettuati i "giuramenti" che portavano ogni volta migliaia di persone sopra la Rupe.
L'operazione politica nata tra gli anni venti e gli anni trenta aveva avuto comunque il successo sperato, anche se restano da valutare le motivazioni in base alle quali altre forme di sviluppo non siano nate e neppure stimolate ed infine quanto abbiano inciso le "certezze" fornite dalle presenze militari sulla proverbiale "sonnolenza" orvietana.
Negli anni settanta iniziò la svolta, innanzitutto nella classe politica, dove si verificarono "inserimenti" che lasceranno una traccia profonda anche nei decenni successivi.
In particolare la fusione tra la vecchia classe dirigente e una nuova leva, consenti di applicare un metodo di approccio globale alle questioni di fondo non più rinviabili senza dimenticare la ricerca dei consenso che è sempre necessario nelle grandi trasformazioni.
Di questo si tratta infatti, perché dal '75 in poi tutti i processi in atto subirono una forte accelerazione e l'emergenza "rupe" della fine degli anni settanta rese possibile la trasformazione dell'emergenza in una opportunità.

La caserma Piave nel Modello di Sviluppo Orvietano (M.S.O.)
Il contesto in cui si colloca l'avvio dei processo di "riconversione produttiva" è molto diverso dall'epoca in cui la Caserma Piave fu realizzata.
Oggi la possibilità di "allargare" il sistema cittadino all'area dell'ex Vigna Grande avviene dentro un processo avanzato che rende Orvieto un esempio della quality way of fife .
Non sembri frutto di nostalgia il tentativo di ricostruire la storia della città richiamando le tappe della sua costruzione, ma non si tratta di simboli, seppure importanti e significativi, siamo di fronte a delle vere e proprie "funzioni" che dilatano nel tempo e nello spazio il ruolo di Orvieto, ora come allora.
La differenza sta nel fatto che oggi le gerarchie, nella società globalizzata, sono radicalmente differenti e la stessa §§città storica" viene percepita in maniera diversa che in passato tanto che il Censis, nell'ultimo rapporto, individua nella rete delle piccola e medie città il modello da seguire. Infatti, e non a caso, in esse si registra un incremento demografico pari al 3,9% a fronte di un decremento complessivo di residenti pari allo 0,8% mentre in quelle città con oltre 50.000 abitanti il decremento è dei 2,5% e dei 7,8% nelle città con oltre 100.000 abitanti.
La crescita demografica dei centri medio piccoli si accompagna ad una progressiva riscoperta della dimensione locale e alla valorizzazione delle sue specificità.
Eppure negli ultimi venti anni la città "multipolare" ha saputo riaprirsi spazi importanti che hanno prima bloccato e poi invertito la tendenza al declino, (università, innovazione tecnologica, nuova agricoltura, servizi avanzati) e si è posta all'attenzione degli osservatori internazionali per la capacità progettuale e per l'avanzata cultura espressa nei modelli di gestione dei "sottosistemi organizzati'.
Pochi dati sono sufficienti a dimostrare che il processo citato ha interessato anche la città di Orvieto. La riduzione della popolazione residente si è ormai arrestata. Si è infatti manifestata, già da alcuni anni, una evidente tendenza alla stabilità demografica. Nel 2001 i residenti nel comune di Orvieto ammontavano a 20.692 unità. L'anno precedente erano 20.684. Gli immigrati da altre località, italiane e non, tendono ad aumentare e a raggiungere un valore consistente (nel 2001 sono stati 478 a fronte dei 389 dei 2000). Ciò dimostra che Orvieto, per vari motivi attrae popolazione (si deve aggiungere che gli emigrati sono ormai costantemente in un numero inferiore a quello degli immigrati - nel 2001 sono stati 262 e nel 2000 292). Indicazioni positive possono essere derivate dal valore assunto ad Orvieto dal reddito dichiarato per contribuente. Tale variabile nel 1999 ha assunto nella nostra città un valore pari a 13.500 euro, superiore al valore medio regionale (13.466 euro). Sia i depositi bancari per abitante che i crediti hanno assunto ad Orvieto un valore considerevolmente superiore al valore medio regionale. I primi, nel 2001, furono pari a 11.698 euro (valore medio regionale pari a 8.114 euro) e i secondi, sempre nel 2001, furono pari a 16.335 euro (valore medio regionale pari a 12.590 euro).

Successivamente saranno esaminati quali aspetti dei "Sistema Orvieto" potranno garantire quel protagonismo locale che in passato è mancato.
Un fatto è certo; se è vero come sostengono i tedeschi che la migliore globalizzazione è quella italiana, ad Orvieto esistono tutte le condizioni affinché pochi "innesti" calibrati sulla attuale struttura possono determinare le basi per quel triangolo magico rappresentato dall'IVISO , dove al vertice dell'angolo acuto c'è la qualità della vita, mentre alla base vi è il lavoro (lo sviluppo) e l'individuo.
E Orvieto intende la propria collocazione, anche nell'ambito dell'innovativo ed interessante "Patto per l'innovazione lo sviluppo e la coesione sociale", proposto dalla Regione dell'Umbria e sottoposto alla firma di tutte le componenti sociali ed economiche, come rappresentante delle città dei buon vivere, senza sentirsi marginale e senza complessi di inferiorità nei confronti di nessuno.
Lavorare in una "squadra" presuppone una sufficiente autostima dei partecipanti e un adeguato riconoscimento dei rispettivo ruolo.
Ciò anche per il rispetto che tutti dobbiamo al patto costituzionale e statutario che tiene uniti la nostra Regione ed il Paese.
Orvieto partecipa al "Tavolo' di area ed a quello regionale come uno dei "poli" che nel crescere fa sviluppare il sistema regione.

Il "Sistema Orvieto" per una economia integrata ed uno sviluppo sostenibile
Promozione economica e sviluppo sostenibile

La qualità della vita e l'associazione "Cittàslow"
La qualità della vita, i beni ambientali e artistici, un contesto istituzionale particolarmente favorevole agli investimenti, rappresentano caratteri fondamentali e forti attrattive dei territorio.
Che la città di Orvieto sia particolarmente attenta alle tematiche della qualità della vita, curando la tutela in campo ambientale, storico, culturale e rendendo consapevoli di ciò sia i cittadini che la abitano che gli ospiti che la visitano, è testimoniato anche dal fatto che la nostra città fa parte dell'associazione "Cittaslow" - rete internazionale delle città dei buon vivere -. Attualmente il Sindaco di Orvieto è il Presidente di tale associazione.

Attività produttive e procedure amministrative
Il Comune di Orvieto ha realizzato lo Sportello Unico per le Attività Produttive recependo la nuova legislazione che conferisce ai Comuni le funzioni amministrative relative alla localizzazione, realizzazione ed ampliamento di impianti produttivi, prevedendo che tali competenze siano svolte mediante un'unica struttura amministrativa responsabile dell'intero procedimento, in grado di garantire l'accesso degli interessati a tutte le procedure autorizzatorie e alle attività di servizio e di assistenza alle imprese.
Lo Sportello verrà gestito in forma associata con tutti i Comuni dei comprensorio, attribuendo al Comune di Orvieto le funzioni di Comune capofila.

Risorse umane
La città di Orvieto, da tempo, ha puntato sulla formazione come risorsa strategica per il proprio sviluppo e quello di un'intera area che travalica i confini amministrativi per proiettarsi verso i bacini dell'Umbria Centromeridionale, dell'alto Lazio e della bassa Toscana.
Ad Orvieto sono presenti tutti gli Istituti di Scuola Superiore di secondo grado e al fine di promuovere ed organizzare qualificate attività di formazione superiore, di livello universitario, il Consiglio Comunale ha istituito il "Centro Studi Città di Orvieto", approvandone lo statuto improntato ai principi ed allo schema giuridico delle "Fondazioni di partecipazione".
L'attività didattica dei Centro Studi, è iniziata nel 1998

Aree industriali, artigianali e commerciali
Un altro vantaggio competitivo dei territorio è la possibilità di usufruire di aree attrezzate a costi medio-bassi. La scelta, l'acquisto e l'organizzazione di tali aree è supportata e gestita dal consorzio Crescendo, recentemente costituitosi tra la maggior parte dei Comuni dei comprensorio (Allerona, Baschi, Castelgiorgio, Caste] Viscardo, Fabro, Orvieto) Provincia di Terni, Comunità Montana e la società Sviluppumbria, finanziaria della Regione.
Il Consorzio assicura ai potenziali investitori gli strumenti necessari ad avviare un nuovo processo produttivo, cercando di favorire investimenti nelle aree industriali messe a disposizione, promuovendole e coordinandole in modo integrato attraverso un'azione di marketing territoriale.
Nell'area,dove ha sede il Consorzio, in località Fontanelle di Bardano, è stato realizzato un incubatore di imprese nell'immobile della ex Mabro, all'interno dei quale potranno essere ospitate per un periodo limitato (3-5 anni) imprese di nuova costituzione, che avranno cosi il vantaggio di godere di una riduzione delle spese di investimento iniziali.

Programmazione concertata su area vasta
Uno degli strumenti della programmazione negoziata tra Stato ed Enti Locali è rappresentato dai Patti Territoriali che hanno come obiettivo la definizione di una piattaforma programmatica di interventi economici comuni per un'area con caratteristiche di omogeneità.
Il Comune di Orvieto fa parte dei Patto Territoriale Valffichiana-AmiataTrasimeno-Orvietano. li risultato concreto di questa piattaforma programmatica ha permesso la presentazione al Governo nel 1998 di 39 progetti riguardanti l'area orvietana.
Oltre allo sviluppo dei Patto Territoriale VA.T.O. e alla realizzazione dei Patto monotematico in agricoltura denominato V.A.T.O. VERDE è stato realizzato il progetto di formazione VA.T.O. DONNA, finanziato dal Ministero per le Pari Opportunità.
Altro strumento progettuale di raccordo di un'area vasta, questa volta interno alla Regione Umbria, è la gestione dei Programma di Iniziativa Comunitaria '1eader +" da parte dei Gruppo di Azione Locale Trasimeno-Orvietano.
L'iniziativa comunitaria Leader + si occupa di attuare strategie integrate per lo sviluppo delle zone rurali della comunità, promuovendo lo sviluppo e la cooperazione tra i territori rurali.

Promozione turistica integrata
Contesto generale

Orvieto, negli ultimi anni, ha puntato a diversificare la propria offerta turistica in modo da attrarre una domanda di qualità e cercando di coprire tutto l'arco dell'anno. Oggi, infatti, risulta più corretto parlare di "turismi" (religioso, verde, enogastronomico, sportivo, congressuale ecc.)
In questo contesto, oltre alle offerte turistiche legate alle bellezze storico-artistiche della città, alle manifestazioni, al turismo congressuale, vanno inseriti progetti quali il "Palazzo dei Gusto", '1a strada dei vini etrusco-romana , gli eventi enogastronomici che rappresentano una via di comunicazione e un canale di marketing in grado di promuovere il territorio in tutte le sue valenze e quindi anche attraverso i prodotti tipici e di tradizione.
Notevole è stato anche lo sforzo di promozione turistica ed economica integrata dei nostro territorio e dei nostri prodotti effettuata all'estero (si possono citare, tra gli altri paesi, il Giappone, gli Stati Uniti, il Lussemburgo e la Svizzera).

Le manifestazioni
Il calendario delle manifestazioni della città è stato realizzato in modo tale da coprire tutto l'arco dell'anno affinchè in qualunque periodo ci si trovi ad Orvieto ci sia sempre la possibilità di partecipare a rappresentazioni teatrali, incontri musicali, manifestazioni tradizionali, degustazioni enogastronomiche, convegni;
Pertanto tali manifestazioni rappresentano anch'esse occasioni di sviluppo turistico, di notevole rilievo.

La città dei congressi
La posizione geografica strategica, le sue bellezze artistiche e le sue dimensioni a misura d'uomo fanno di Orvieto un luogo ideale per appuntamenti di lavoro e di studio. Orvieto si propone come "unica sede congressuale", dove il Centro congressi, che ha sede nello splendido Palazzo dei Popolo al centro della città è dotato di sale plenarie e sale di supporto. A pochi passi l'uno dall'altro, tutti raggiungibili a piedi, sono poi dislocati gli altri spazi congressuali collaterali, totalmente ristrutturati come il ridotto dei Teatro Mancinelli, il complesso dei San Giovanni, il Palazzo dei Sette.

La città del gusto
E' stata da poco approvata la bozza di convenzione tra Comune di Orvieto, Provincia di Terni e Comunità Montana Monte Peglia e Selva di Meana, che individua il complesso dei San Giovanni quale sede del "Palazzo dei Gusto', riconoscendo in questo modo un ruolo fondamentale alla valorizzazione dei prodotti tipici e di qualità legati alle caratteristiche dei territorio. Questo accordo costituisce il completamento di un percorso che da oltre dieci anni, per scelta della Provincia di Terni proprietaria dello stabile e con il contributo finanziario della Regione dell'Umbria, ha visto crescere presso i locali dei piano seminterrato dei San Giovanni l'enoteca regionale. Presso il San Giovanni potranno svolgersi attività inerenti la "missione" vera e propria dei Palazzo dei Gusto da parte di soggetti istituzionali (Enoteca Regionale, Isstituto dei Diritto dei Vino, Associazione Cittaslow, Associazione Strada dei vini etrusco romana in Provincia di Terni), associativi (Condotta Slow Food di Orvieto, sezione orvietana dell'Accademia italiana di cucina, Associazioni di Sommelier), formativi (Corso di Laurea in Enologia dell'Università di Perugina, Corso di "Diploma turistico-alberghiero dell'N.P.S.I.A. di Orvieto, Accademia dei Gusto, Corsi master Slow Food, Fondazione Angelo Celli', Corso di Antropologia Medica e Storia dei l'alimentazione).

La città dei vino
Il turismo enogastronomico può essere un efficace volano per muovere flussi, grazie al suo mix di cultura, paesaggio, vino, cucina, arte, prodotti agroalimentari, artigianato artistico, solo in presenza di valide strategie di territorio e elevati standard di qualità.
In questo contesto, l'imminente costituzione della "Strada dell'olio extravergine di oliva DOP Umbria" e la creazione nella Regione di quattro "strade dei vino' rappresentano la risposta alla crescente domanda di turismo enogastronomíco.
Nella seduta dei 15 maggio 2002 il Consiglio Comunale di Orvieto ha approvato l'adesione all'Associazione "Strada dei vini etrusco romana in Provincia di Terni'.

La Caserma Piave nel Sistema Orvieto (la Città nella Caserma)
Il Censis, nel suo "Rapporto sulla situazione sociale dei Paese 2002" ha dedicato un intero capitolo (pag. 373 - Aree dimesse: la grande riconversione -) al problema della rifunzionalizzazione delle aree e dei contenitori (sic!) urbani liberati dalla cessazione o dal trasferimento di attività produttive e di servizio. Nelle tabelle che seguono troviamo un efficace spaccato della situazione italiana dove emerge una insperata capacità di decidere e di non fare ammuffire il problema; una capacità superiore che nel passato, quindi, nell'approntare politiche di marketing urbano che, in genere, partono da un'analisi realistica dei patrimonio e delle attività locali.
Esistono, dunque, delle modalità di approccio sufficientemente consolidate che individuano nelle ipotesi, cosiddette "di rango", il rilancio produttivo e le destinazioni universitarie, mentre nella maggioranza dei casi la riconversione è basata su di un mix di destinazioni urbane.
Anche la qualità architettonica è ritornata ad essere una cosa degna di attenzione da parte dei legislatore, prova ne è il progetto di legge presentato per conto dei Ministro Urbani dal Direttore dei DARC (Direzione generale per l'architettura e l'arte contemporanea dei Ministero per i beni e le attività culturali) che si propone, sul modello francese, di farne una '1questione generale, una
questione di interesse pubblico'. Risulterà chiaro da queste premesse che il "caso Orvieto" non può essere affrontato secondo un'ottica localistica (in senso deteriore naturalmente!) mediante dispute su questo oppure quell'altro utilizzo!
La "cosa" va affrontata con metodo e utilizzando un approccio che, contemporaneamente, risponda alle scelte di fondo (il triangolo magico) e alla necessità/possibilità che Orvieto rafforzi la propria posizione di "polo di attrazione" in ambito nazionale e internazionale.
In fondo le domande alle quali occorre dare una risposta sono semplici e conseguenti al ragionamento fin qui sviluppato.
Noi dobbiamo far "funzionare" il Sistema Orvieto e per far ciò occorre aggredire i punti deboli con un occhio puntato allo sviluppo e con l'altro all'individuo, di chi nella città vive e di chi la città vuole usarla!
Perciò sentiamo la necessità di una ridentificazione demografica dei Centro Storico, una adeguata risposta alle esigenze sociali con una attenzione particolare a quei servizi (sportivi e culturali) che qualificano una città dei buon vivere.
Questi obiettivi devono e possono essere raggiunti senza introdurre frammentazioni nel territorio e tra le istituzioni.
Oggi in Europa circa 500 regioni (aree omogenee da un punto di vista economico) competono per investimenti, talentí e turisti e per le aziende già presenti sul territorio.
Nel mondo si possono contare almeno 300 città-regioni interessate allo stesso obiettivo. Nella sola Europa è pari a circa 150.000 il numero di comunità locali che possono candidarsi a centri di attrazione economica (Fonte: Forum delle città e delle regioni, Parigi)
Per questo la creazione dei Consorzio Crescendo risponde al riconoscimento della opportunità che tutta la realtà locale adotti un approccio a111nternazionalizzazione e alla promozione della propria offerta territoriale in un ottica di "sistema Paese" evitando azioni disorganiche e conflittuali e cercando invece quei coordinamento che solo assicura la realizzazione di politiche di promozione credibili e coerenti.
E poi, bisogna avere la capacità di attirare aziende dell'economia della conoscenza, basate sui "cervelli" e sui servizi più che sui processi industriali.
A questo proposito appare sproporzionata verso il basso la polemica preventiva sulla questione della ricettività alberghiera.
E' evidente infatti che se si intende puntare sull'alta formazione, tra le altre cose, sarà indispensabile realizzare strutture in grado di ospitare studenti e docenti.
Mentre è evidente che l'uso dei termine attività produttive e relativi servizi vuole dire che i "servizi" ci devono essere realmente, calibrati e dimensionati alla domanda che si intende stimolare.
Ma su questi aspetti ci torneremo con una analisi più approfondita della "psicologia di comunità" che influenza i processi decisori, sia dei pubblico che dei privato.
Ora quello che tutti gli "attori" devono capire è che nella realtà la "Knowledge economy" (economia della conoscenza) non è un'economia convergente ma è fatta di tantissime nicchie.
L'obiettivo di attirare imprese ad alta intensità di conoscenza significa che bisogna andare alla ricerca di quei tratti distintivi dei nostro territorio collegabili all'economia della conoscenza, tutto ciò che ci rende diversi da ogni altra città.
Per attuare strategie di questo tipo è indispensabile adottare un approccio di management verso la città e il territorio perché si tratta non solo di attrarre nuove attività, ma soprattutto di gestire al meglio le "performance" economiche dei nostro territorio.
L'ingrediente più importante per un caso come quello che stiamo affrontando è la condivisione di obiettivi e di una prospettiva da parte della molteplicità degli attori che hanno un qualche tipo di responsabilità nella crescita dei territorio.
Il Consiglio Comunale innanzitutto deve agire tenendo sempre ben presente il grado di consenso che l'agenda di crescita della città riscuote tra gli attori dei sistema.
Si ritiene, quindi, che dopo la prima discussione nel Consiglio Comunale debba essere convocato il Forum Civico, ovvero l'Assemblea di tutti i Consigli di Zona; successivamente si riuniranno rispettivamente il Tavolo della Concertazione ed il Tavolo delle Istituzioni per poi tornare al Consiglio Comunale che stabilirà gli orientamenti definitivi.
L'Amministrazione Comunale, da mesi, sta affrontando il problema dell'opportunità secondo una metodologia che prevede un Team di marketing territoriale che sta gestendo le seguenti attività:
Audit. Ricognizione dei territorio (caratteristiche socio-economiche, infrastrutture, università, centri di ricerca, distretti, ecc...) condotte con ricerche di mercato e analisi (Osservatorio Economico) e con strumenti più complessi per stimare l'impatto di variazione macro sulla città l'ambito vasto. L'Audit è il lavoro che abbiamo compiuto con l'alta progettualità espressa in questi anni e con le strutture realizzate per gestire il Sistema Orvieto, tutto ciò offre le basi per costruire l'identità dei territorio e ne fa emergere gli elementi distintivi condivisi dai principali attori locali.
Promozione. Realizzazione e coordinamento delle iniziative di promozione dei territorio: marchio, messaggi chiave, campagna pubblicitaria, partecipazione a fiere, mostre ed eventi, produzione di materiale, ecc...
Accoglienza. Accoglienza degli operatori economici interessati a prendere in esame il territorio e valutare opportunità di investimento. Produzione e consegna di dati sul territorio a operatori che ne fanno richiesta.
Intelligence e Marketing. Sulla base degli obiettivi strategici relativi ai settori-imprese da fidelizzare o attirare nel territorio:
a) monitoraggio delle esigenze dei settori e delle imprese chiave dei territorio (molti settori già presenti sul territorio saranno anche tradizionali, ma hanno bisogno di servizi innovativi spesso offerti da imprese dell'economia della conoscenza).

b) costruzione di database di potenziali investitori da contattare e monitoraggio dei settori target.

c) azioni di scouting e marketing diretto per attirare investimenti. Nel processo di attrazione delle imprese occorre cercare di stabilire delle nicchie in modo da rivolgere le azioni di scouting e marketing a target precisi.

Pubblicato il: 17/03/2003

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