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La verità dagli esami del Ris

Gli inquirenti credono di aver imboccato la strada giusta: attesa per i riscontri tecnici. Gli investigatori passano al setaccio le case vicine al luogo del delitto

di Stefania Tomba

ORVIETO – Omicidio Mencarelli, di nuovo sul luogo del delitto.  Gli inquirenti puntano la lente su Acqualoreto, passando al setaccio le abitazioni che gravitano, nel raggio di un paio di chilometri, attorno alla stradina interrotta dalla frana, dove l’elettrauto 44enne di Allerona scalo è stato freddato, venerdì scorso, con un colpo calibro 24 alla nuca esploso da una distanza di due - tre metri.  Le vie di fuga da quel punto sono percorribili tutte, unicamente, a piedi.  E se, come sembra, il colpo è partito dai cespugli a monte che costeggiano la strada su cui era ferma la Punto, allora qualcuno, nelle vicinanze, potrebbe aver visto o sentito qualcosa.  Una possibilità questa che gli inquirenti sono tornati a verificare con ulteriori accertamenti, con l’obiettivo di non tralasciare il minimo particolare.  La risposta, insomma, senza dover andare tanto lontano, potrebbe essere lì intorno. 

Fermo restando che, nell’inchiesta, rimangono saldamente fermi i punti chiave che sembrano avere focalizzato gli inquirenti maturando la convinzione di essere sulla buona strada: a un passo dalla verità.  Una verità che pare tutta ruotare attorno alla “lucciola”, alla natura del suo rapporto con Mencarelli – un rapporto che andava avanti da circa un anno – e la presenza di un eventuale protettore o protettori della donna.  Il mistero potrebbe svelarlo proprio lei, la prostituta bosniaca di 30 anni, nei ripetuti interrogatori a cui è costantemente sottoposta, dall’indomani dell’autopsia che ha confermato la distanza ravvicinata di un paio di metri da cui è stato esploso il colpo.  Che la donna non abbia visto né sentito nulla, infatti, sarebbe un’ipotesi che, se non è scartare, non è quanto meno del tutto compatibile con la distanza ravvicinata da cui è partito il colpo. 

Senza contare che l’assassino avrebbe commesso almeno un paio di errori.  E su questo è al lavoro una serrata attività di indagine scientifica cui sono stati chiamati anche gli specialisti del Ris.  Dagli accertamenti di natura tecnica sono attese molte risposte che potrebbero fornire riscontri determinati a confermare ipotesi già al vaglio. Insomma, la scientifica potrebbe dare l’ok definitivo ad una pista che potrebbe essere già chiara nella testa degli inquirenti.  Non solo le impronte digitali potrebbero dire l’ultima per inquadrare nei dettagli la scena del delitto, ma anche l’esame del dna sui reperti è atteso per completare la dinamica e mettersi sulle tracce di una terza persona, l’assassino. O per scoprire, magari, che su quella macchina poteva esserci anche una terza persona, non necessariamente il killer di Mencarelli.  Anche per verificare questa possibilità sarebbero in corso accertamenti di natura tecnica.

Intanto l’ipotesi che ad uccidere l’elettrauto di Allerona sia stato il contrasto di diversi interessi, economici e non, che ruotavano attorno alla ragazza, a cui lui sembrava sempre più legato negli ultimi tempi, resterebbe la soluzione in cima alla lista.  Anche per questo sarà importante avere in mano – e lo saranno presto - i riscontri dei tabulati telefonici.  Per capire i contatti che avevano i due.  E con quali altre persone Mencarelli e la donna hanno avuto contatti in questi mesi e nelle ore che hanno preceduto il delitto.  Qualche indicazione in questo senso i carabinieri della compagnia di Orvieto che indagano - sotto il coordinamento del capo della Procura Calogero Ferrotti – l’avrebbero già avuta dagli appunti e i numeri di telefono sequestrati, il pomeriggio dell’omicidi, ad Allerona scalo, nell’abitazione in cui l’elettrauto viveva con gli anziani genitori. Altre indicazioni utili potrebbero saltar fuori se si trovasse conferma della lite che mencarelli avrebbe avuto la sera prima dell'omicidio con due uomini, forse stranieri, a Fabro. 

Pubblicato il: 02/11/2005

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