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Depuratori. Scarsa sensibilità ed attenzione

Gianni Cardinali racconta il caso risolto del depuratore di Madonna del Piano. "Ma gli altri 250'?"

foto di copertina

Pubblichiamo una "bacheca" affissa all'ingresso dell'Oasi di Alviano.
È testimonianza di un aspetto su cui non esiste molta sensibilità popolare.
In tutta la Provincia di Terni dovrebbero esserci circa 250 depuratori, prima gestiti dai Comuni con modalità tra le più difformi, oggi tutti gestiti dal Sii con modalità di cui, sostiene Gianni Cardinali, direttore dell'Oasi, " sappiamo molto poco.

Il piccolo depuratore di Madonna del Porto è sotto sorveglianza: gli altri?" .

 

 

Spett. Servizio Idrico Integrato

                        TERNI

E,p.c.

Sig. Presidente Provincia

                        TERNI

Sig. Sindaco

                        Guardea

Società ENDESA

                        Papigno(TR)

 

 

Oggetto: depuratore di Madonna del Porto

 

Già lo scorso anno, dopo che la gestione del  depuratore in oggetto fu trasferita al S.I.I., facemmo notare un suo malfunzionamento rispetto alla gestione precedente piuttosto attenta.

Siamo costretti a ritornare sull'argomento alla luce di evidenze piuttosto gravi e che vogliamo documentare anche con immagini.

Il depuratore, pur funzionando, cede al lago di Alviano acqua in pessime condizioni: la diagnosi si ricava dall' odore di acido solfidrico e dalla totale assenza di piante nella fanghiglia maleodorante e nera accanto al rigagnolo che accede nel lago (seconda foto allegata).

Tutta la zona di fronte al depuratore ed interessata dalle strutture di osservazione dell'Oasi, ha subito un danno biologico così grave da avere impedito la riproduzione delle piante acquatiche (idrofite).

Si tratta di una superficie di circa 150 ettari interessata da un eccessivo stato di eutrofizzazione che ha reso anossici i fanghi a tal punto da impedire la riproduzione delle piante superiori menzionate.

Anche questo fenomeno è descritto nelle foto allegate con la documentazione di un indicatore come Euglena s.p.

Il fenomeno è tutt'altro che anomalo e non da sottovalutare nelle sue dimensioni: è testimonianza del fatto che un corpo idrico con scarso o nullo ricambio, interessato da un continuo ed eccessivo apporto di nutrienti, pur in un piccolo quantitativo di acqua, è soggetto con facilità ad una "catastrofe" biologica.

Attualmente il potenziale biotico di quei 150 ettari è quasi nullo, con conseguenze disastrose per la presenza degli uccelli acquatici così significativi in queste zone umide.

Per alleviare le conseguenze ed anche per sperimentare una soluzione permanente, anche se riferita al singolo fenomeno rilevabile nella località in questione, proponiamo quanto segue:

visto che dal depuratore all'acqua del lago, il percorso del rigagnolo è breve non più di trenta metri,  tutto incassato con sponde piuttosto alte e senza problemi nei dintorni, perché non fermare quella piccola quantità di acqua con uno sbarramento di terra,  in modo che si verifichi una sorta di lagunaggio senza immisione diretta nel lago se non dopo elevato filtraggio e autodepurazione naturale?

Lo sbarramento dovrebbe essere realizzato nel punto corrispondente alla foto 3 allegata.

Se venisse autorizzato si tratterebbe di un lavoro molto semplice e di pochi minuti, realizzabile con una macchina per movimento di terra in posto facilmente accessibile.

Con l'autorizzazione,  potremmo realizzarlo anche con le nostre disponibilità economiche e con soluzioni tecniche orientate dalla nostra esperienza.

In attesa di un cortese riscontro porgiamo i nostri migliori saluti.

                                                                                             

Oasi di Alviano

                                                                                                          Il Direttore

                                                                                                          Prof. Gianni Cardinali

 

La risposta SII alla lkettera di Cardinali

 

 

Pubblicato il: 03/11/2005

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