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Il ricordo di una nave fantasma

Il tema della memoria e del ricordo erano centrali nello spettacolo proposto, ieri sera, alla Sala del Carmine, per il ciclo Migrazioni nello spazio, in collaborazione con Associazione TE.MA. e Comune di Orvieto e inserito nella rassegna di Venti ascensionali...

La memoria non ha confini, né spaziali né temporali, la memoria appartiene all'uomo, e chi non la possiede è morto e per sempre.

Il tema della memoria e del ricordo erano centrali nello spettacolo proposto, ieri sera, alla Sala del Carmine, per il ciclo Migrazioni nello spazio, in collaborazione con Associazione TE.MA. e Comune di Orvieto e inserito nella rassegna di Venti ascensionali.

Lo spettacolo è "La nave fantasma", di Giovanni Maria Bellu, Renato Sarti e Bebo Storti  con Renato Sarti e Bebo Storti disegni Emanuele Luzzati, musiche Carlo Boccadoro produzione Teatro della cooperativa regia Renato Sarti

È un mix calibrato tra l'esilarante e il tragico per raccontare una triste vicenda che appartiene anche alla nostra storia: quella del 25 dicembre 1996, quando nel mare tra la Sicilia e Malta affondò un piccolo battello carico di immigrati provenienti dall'India, dal Pakistan e dallo Sri Lanka. Le vittime furono 283 e fu la più grande tragedia navale avvenuta nel Mediterraneo dalla fine della Seconda Guerra Mondiale

Sullo sfondo di una scarna scenografia si muovono i due narratori, che rievocano le testimonianze di quei tragici momenti: dai pescatori di Porto Palo, che, nei mesi successivi la tragedia continuarono a ripescare dal mare i corpi di quelle sventurate vittime, ai diversi personaggi, politici e non, che hanno avuto un ruolo più o meno colpevole nella sequenza degli eventi; una vicenda, che, tutt'ora è senza colpevoli.

Emerge, per tutto il tempo, il desiderio di giustizia da parte dei pochi sopravvissuti a quella tragedia, e, naturalmente, da parte dei parenti delle vittime, straziate ancora da un dolore che non ha la possibilità di venire placato neanche dalla preghiera: perchè non si può celebrare una cerimonia funebre in assenza dei corpi, corpi che non sono mai stati ritrovati, perché nessuno ha mai cercato.

283 persone, che avevano speranze, sogni, che avrebbero voluto raggiungere l'Italia, o una qualsiasi altra meta, magari per lavorare, o per continuare a studiare, 283 persone risucchiate dal mare, chiuse in una stiva, come animali, in condizioni igienico sanitarie terribili, private di acqua a sufficienza e di cibo.

Interrogazioni parlamentari, lettere che chiedono giustizia e un'unica reliquia: una carta di identità plastificata appartenente ad un giovane pakistano, finita tra le mani di un pescatore, forse un po' più sensibile, e un pochino più coraggioso degli altri Grazie a lui, e grazie all'impegno di alcuni giornalisti, il relitto di quella nave "fantasma" è venuto alla luce. Poco o nulla si è fatto; il governo italiano è stato accusato di inerzia da parte delle autorità greche, sordo alle richieste di giustizia, che, puntualmente, ogni anno, da quel tragico momento, continuavano ad arrivare.

Virtualmente, l'intera sala del Carmine gremita di gente, ieri sera ha commemorato quelle vittime, ed ha rivissuto, momento per momento, gli ultimi istanti di vita di ogni singola persona tra il riso e il pianto sommesso, un briciolo di verità è stato restituito alla storia, perché, ora, c'è qualcuno in più in grado di ricordare e di raccontare

Pubblicato il: 26/10/2005

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