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Fondazione CRO. Una giornata burrascosa

Il giudice in mattinata rigetta il provvedimento urgente per la riammissione dei soci esclusi. E il Consigilo, nel pomeriggio, si appresta a dichiare la decadenza di altri soci. Ma si alzano le proteste e in sei se ne vanno...

di Stefania Tomba

ORVIETO - Al mattino il tribunale rigetta il provvedimento urgente per la riammissione dei soci esclusi, al pomeriggio scoppia il terremoto in Fondazione. In sintesi è questa la cronaca di una giornata, quella di ieri, che sarà ricordata come una delle pagine più burrascose dell'onorata vita dell'Ente cittadino.  

All'assemblea della Fondazione fissata per le 15,30 i soci dichiarati decaduti ad aprile scorso non c'erano: un'ora prima il giudice Baglioni, infatti, aveva rigettato l'impugnativa d'urgenza presentata da quattro dei ventuno esclusi: l'avvocato Manlio Morcella, l'architetto Glauco Provani, l'antiquario, Ernesto Petrella e Renato Piazzai. Che ora dovranno aspettare gli esiti del procedimento ordinario, il cui inizio è fissato con l'udienza del 10 gennaio prossimo. Tutto come da copione, insomma. Se non fosse che sul primo punto all'ordine del giorno - la dichiarazione di decadenza di altri quattro soci, sempre per le ripetute assenze - è scoppiato il finimondo. Tutto davanti agli occhi del vescovo e del sindaco della città presenti nell'assemblea.  

Ad essere contestata è stata la procedura con cui si andava alla votazione: una procedura che non avrebbe consentito ai soci di conoscere preventivamente i nomi sui quali si andava al voto. Né tanto meno, di conseguenza, riconosceva loro la possibilità di vagliare il provvedimento alla luce delle possibili giustificazioni sulle assenze.  Una questione di metodo, ma sostanziale, insomma, di fronte alla quale sarebbe andato a testa bassa il segretario della Fondazione, l'avvocato Ciardiello.

A quel punto in sei (sette se si considera che uno di loro era depositario di una delega) si sono alzati e hanno abbandonato l'assemblea facendo mancare il numero legale.  Si tratta di Bruno Cavallo, Pierluigi Leoni, Pierluigi Neri, Fausto Bianchi, don marcello Pettinelli e Gino Pedetti.  È stato così che in una seduta dell'assemblea già decimata - tra l'altro anche per le recenti dimissioni di due soci presentate in questi giorni - è mancato il numero legale.  E l'organismo, che non solo doveva provvedere all'estromissione di altri quattro soci ma doveva anche fare due nuovi nomi per il rinnovo del consiglio di indirizzo, si è sciolto.  

La bagarre adesso è completa: il dissenso interno alla Fondazione si è esteso. E le ragioni sembrano partire da lontano. Probabilmente, non ultimo, proprio da una gestione dell'Ente che in molti ritengono eccessivamente verticistica e accentrata. Al punto che c'è chi interpreta l'esclusione progressiva dei soci come un'estromissione attraverso la quale far "pagare" niente altro che l'opposizione al presidente della Fondazione, l'architetto, Torquato Terracina. Rimproverato, più volte, tra le altre cose, di aver agito in diverse occasioni senza il parere dei soci.

Pubblicato il: 22/10/2005

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