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Cinque agenti di polizia penitenziaria accusati tutti di lesioni aggravate

Ieri mattina si è aperto, con la prima udienza, il procedimento penale. La ricostruzione dei fatti, secondo i teste dell’accusa, è stata al centro dell’udienza di ieri...

di Stefania Tomba

ORVIETO – “Ero in cella con un compagno che mi stava tagliando i capelli, quando mi hanno chiamato che dovevo andare all’ufficio conti correnti. Ho pensato che dovevo ritirare i soldi o la posta, invece quando sono entrato ho trovato sette agenti. Senza un motivo, hanno cominciato a prendermi a calci, schiaffi e pugni”.  

Così Mario C., di ventinove anni, napoletano, attualmente detenuto nel carcere di Perugia per rapina, ha ricordato ieri in aula, l’episodio di pestaggio di cui sarebbe rimasto vittima il 3 dicembre dello scorso anno nella casa di reclusione di Orvieto. Pestaggio per il quale, ieri mattina, si è aperto con la prima udienza, il procedimento penale contro cinque agenti di polizia penitenziaria accusati tutti di lesioni aggravate.  

La ricostruzione dei fatti, secondo i teste dell’accusa, è stata al centro dell’udienza di ieri.  A sfilare per primi davanti al giudice del tribunale di Orvieto, Silverio Tafuro, la vittima e tre detenuti che all’epoca dei fatti erano compagni di cella dell’uomo.  Tutti hanno detto di aver sentito, quel giorno, delle grida provenire dalla stanza dell’ufficio conti correnti in cui si sarebbe consumato il pestaggio – tre quattro minuti di schiaffi, calci e pugni - mentre si trovavano nel cortile per la passeggiata.  E di essere poi risaliti in sezione dove avrebbero trovato Mario nel corridoio che piangeva sanguinante “tutto malridotto – ha detto uno dei teste – sul collo, il braccio, coi lividi sul petto e la maglietta strappata”. “Era pieno di paura e non parlava – ha proseguito il teste – poi ha detto mi hanno picchiato”.  Dopo in tre lo avrebbero accompagnato in infermeria per le medicazioni. Infermeria dove il ventinovenne avrebbe chiesto di tornare anche nel pomeriggio perché non si sentiva bene.  

Nel contro interrogatorio della difesa sostenuta dall’avvocato, Giovanni Guariglia, è emersa al momento, qualche contraddizione, rispetto agli orari in cui si sarebbero verificati i fatti.  Mentre la vittima ha, in parte, negato di aver pronunciato contro gli agenti frasi provocatorie, così come citate dalla difesa in aula, pur riconoscendo il proprio carattere impulsivo e nervoso.  L’avvocato ha riprodotto frasi dal contenuto provocatorio e minaccioso con cui il detenuto avrebbe, invece, apostrofato più volte gli agenti durante la detenzione in via Roma. 

Un processo che si preannuncia lungo oltre che estremamne delicato. Non ultimo per il numero dei teste citati delle parti. Nella prossima udienza a cui il giudice ha aggiornato il procedimento – quella fissata alle 15,30 del 15 novembre – saranno ascoltati altri quattro teste del pm: tre dottori e un ispettore della polizia penitenziaria. 

Pubblicato il: 08/10/2005

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