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Dovrà restituire i soldi sottratti all'Ospedale

Aveva sottratto dalle casse dell'ospedale di Orvieto 46 mila euro, frutto dei pagamenti del ticket, una cinquantunenne orvietana responsabile della cassa ticket

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ORVIETO - Aveva sottratto dalle casse dell'ospedale di Orvieto 46 mila euro frutto dei pagamenti del ticket, una cinquantunenne orvietana responsabile della cassa ticket dello stesso ospedale: dovrà risarcire la Asl numero 4 di Terni di 56 mila 539 euro (dei quali 46mila539 a titolo di danno patrimoniale ed 10 mila a titolo di danno non patrimoniale). Lo ha stabilito la sentenza della corte dei Conti di Perugia che ha riconosciuto la donna colpevole di peculato. Lo scandalo era scoppiato a giugno del 2003 quando la dipendente dell'ospedale, incensurata, era stata arrestata dalla polizia giudiziaria in esecuzione di un ordine di custodia cautelare emesso dalla procura della Repubblica di Orvieto. Il consistente ammanco dalle casse era stato appurato dalla direzione sanitaria dell' ospedale di Orvieto alla fine del 2002 quando i dirigenti avevano verificato il mancato versamento mensile di alcune consistenti quote provenienti dal pagamento dei ticket sanitari. L' impiegata non aveva saputo spiegare i motivi del "buco" alla commissione disciplinare del nosocomio che aveva quindi deciso di sospenderla dal servizio per un mese. Gli accertamenti della magistratura, che sul caso aprì un fascicolo giudiziario, seguito dal procuratore capo Calogero Ferrotti, successivamente portarono all' arresto della donna che in quattro mesi aveva tenuto per sé circa 46 mila euro. Da accertamenti effettuati a cura della Guardia di finanza e dall'indagine interna eseguita dalla stessa amministrazione danneggiata è emerso che somme riscosse per conto dell'Asl dal personale addetto allo sportello del posto di prenotazione di Orvieto non sono state depositate alla Cassa di risparmio di Orvieto mediante relativo versamento presso lo sportello interno al Presidio. Il meccanismo di riscossione ed il versamento dei ticket era regolato da una prassi secondo la quale la dipendente, operatore responsabile dei versamenti, si recava presso lo sportello, interno al presidio, della Cassa di risparmio di Orvieto per far emettere, a fronte del versamento dei contanti ricevuti dai cassieri a pagamento dei tickets, assegno circolare, poi versato alla tesoreria tramite lo sportello della Cassa di risparmio di Terni e Narni, sede di Orvieto scalo. Secondo quanto emerso dalle indagini poi la donna in qualità di unica dipendente di ruolo a tempo pieno, era la "referente di fatto" per gli incassi e l'unità operativa economico finanziario contattava esclusivamente lei a questi fini. Tanto è bastato ai giudici per condannarla al maxi risarcimento.

Pubblicato il: 01/10/2005

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