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Botte, ricordi, messaggi. Cimicchi racconta

Pubblichiamo l' intervento in cui finalmente Cimicchi interviene nel dibattito "sulla città". Difende il "Progetto Orvieto" e promette che lui non sara "un fantasma " nella vita cittadina. Alla vigilia del verdetto che lo vedrà consigliere regionale, o no

foto di copertina

di Stefano Cimicchi

La Politica è quasi sempre come un fiume carsico, scorre cioè sotto terra e poi riemerge quando e dove non te l'aspetti. A Orvieto poi solo quando sono state poste questioni di grande rilievo si è riusciti a "gestire" una discussione e indirizzarla come fosse un "coro" altre volte come è nell'attuale fase della politica cittadina se chi deve assolvere a questa funzione non lo fa, il fiume emerge autonomamente e prende il sopravvento rispetto a chi pretendeva di orientare la discussione intorno a temi meno ostici all'establishment.

Così è avvenuto per i due o tre episodi che hanno caratterizzato l'estate orvietana. Su alcuni di essi non voglio dire nulla perchè se mi mettessi a commentare ogni fatto amministrativo entrerei in un circuito vizioso dal quale non se ne uscirebbe più visto il mio passato di amministratore. Su una questione però voglio pronunciarmi senza esitazioni e lo farò nel corso del mio ragionamento!

Innanzitutto perchè prendo la parola ora, dopo quasi un anno e mezzo da quando non sono più Sindaco di Orvieto e alla vigilia della verificazione delle schede che io e Mara Gilioni abbiamo chiesto di ricontrollare? (a proposito un bacio ed un abbraccio a Mara che sta sicuramente soffrendo al pari mio e che non è certamente colpevole della situazione incresciosa che si è venuta a creare! ma d'altra parte quando la politica non decide altri poteri si sostituiscono ad essa).

Io non sono stato e non sarò in futuro un fantasma della vita politica e culturale di Orvieto e dell'Umbria! Rivendico il mio diritto ad esprimere le mie opinioni liberamente su tutte le questioni che rivestono gli interessi generali della città e della sua gente. Lo farò con il mio stile e con il mio carattere sia se rimarrò nelle istituzioni e sia che non dovessi rientrarvi in base all'esito del ricorso che si sta dibattento in questo momento!

Orvieto come è stato dimostrato in questo periodo è una città che vuole discutere, che vuole capire e che non delega mai completamente tutto il potere alle classi dirigenti che sono state selezionate negli appuntamenti elettorali. Ciò è un bene a patto però che non si scada nell'assemblearismo, che non si pretenda di surrogare i legittimi poteri e che non si vadano a lavare i panni sporchi in piazza giocando di linciaggio piuttosto che di "Giustizia giusta"!.

 Qui, dobbiamo dirlo qualche difettuccio ce l'abbiamo e qualche morto e ferito qualcuno ce l'ha ancora sulla coscienza.

Tra una cava e un aumento delle tariffe ci voleva Padre Giovanni Scanavino ad imporre un dibattito più alto!

 A parte che io ritengo che la cosa sia del tutto casuale perchè le parole del Vescovo non sono travisabili e strumentalizzabili a fini politico-amministrativi. Il suo è un bel messaggio alle coscienze, un richiamo cristiano del tipo "svegliatevi e andiamo" che Gesù rivolse agli apostoli che dormivano in terra attorno ad esso. E Dio solo sa quanto ci sarebbe bisogno di alzarsi, schiena dritta e muoversi per affrontare la complessa vicenda che, non Orvieto, ma l'intero Mondo sta attraversando. Poi il Vescovo bada alle "sue" pecore e la società civile deve badare a pecore ed ovile!

Ma fin qui nulla di nuovo, è compito della Chiesa parlare alle coscienze!  ma il dibattito che ne è scaturito è stato finora all'altezza di chi l'ha occasionalmente stimolato? (più per merito di Della Ciana e del Giornale dell'Umbria per la verità, se Padre Giovanni se lo fosse minimamente immaginato si sarebbe di certo morso la lingua! .. credo.)

Sembra di assistere al film: "Orvieto anno zero!".

Come se certa gente fosse stata in questi anni da un'altra parte oppure fosse scesa ora da Marte!

Dove è finita la città della "cultura come risorsa?", della legge speciale? quella della innovazione tecnologica? quella della Università?e quella della rinascita post economia dei militari?.

Che ne è stato del concetto di programmazione dello sviluppo in un area vasta oltre i confini regionali, non come sfida all'Umbria ma come bisogno vitale di infrastrutturare una modalità organizzativa e relazionale che vada oltre i recenti confini burocratici?

Abbiamo dimenticato la sfida della politica degli eventi e del sistema congressuale integrato a tutti i macro e micro sistemi turistici?

Al tempo del Piano di Zona, del Progetto Orvieto e della Città Sistema il punto di partenza era già di per sé ad un livello più alto del consentito perchè Orvieto è questo, una città piccola ma grande allo stesso tempo che se non gioca di innovazione viene schiacciata e annientata perchè non avendo massa critica, nè dal punto di vista demografico, nè da quello economico viene fatalmente compressa dalle aree più consistenti. E allora? si può rispondere a questa storica necessità con la politica del "ridimensionamento" che qualcuno va predicando? non sarà mica  costui un agente del nemico? uno di quelli pagati profumatamente con incarichi di vario tipo perchè Orvieto non continui a pretendere di essere un punto di riferimento di livello nazionale e internazionale per la sanità (emergenza e urgenza? boh!!!), perchè si pretende ancora di essere una Città universitaria, che sia in grado di parlare di Idrogeno (visto Rifkin a Terni tre anni dopo aver stilato la Carta di Orvieto per l'economia all'Idrogeno?) oppure di partecipare alla costruzione del Distretto Tecnologico Umbro, oppure, ancora, che pretenda di competere con le maggiori città dell'Umbria e d'Italia sulla creazione di grossi eventi culturali visto l'immenso patrimonio storico artistico che possiede? Domando ancora, il ridimensionamento di quello che c'è può essere un progetto politico? Se ritornano alcuni compagni della vecchia guardia a certi personaggi li rimanderebbero a fare le tessere nelle sezioni piuttosto che pretendere di determinare il futuro di una città così ricca e complessa.

Se è vero questo ci sono tre questioni che oggi sono ineludibili: "la stabilità politica, le risorse e il progetto".

Ci sarebbe una quarta questione che non voglio trattare in questa sede perchè più complessa e delicata, quella relativa alle risorse umane ed intelletuali intrecciata alla questione della formazione delle classi dirigenti e della leadership!

Sul primo punto, Stefano Mocio non può essere ancora giudicato  e chi lo fa o è ingenuo oppure è in mala fede. Infatti se non la si smette di caricare su di lui il costo di una maggioranza divisa e con un Partito di maggioranza relativa nelle condizioni in cui sono oggi i DS è praticamente impossibile parlare al livello giusto delle due questioni che vengono subito dopo! A Mocio deve essere garantita una maggioranza coesa e leale che si impegni ad attuare il Programma di Governo sottoscritto da tutti e votato da noi cittadini. All'interno della maggioranza ci sono risorse politiche ed intellettuali che in un gioco di squadra possono fornire un enorme contributo, perchè allora creare degli assi preferenziali e giocare solo di tattica delle posizioni anzichè chiamare ognuno a dare il proprio contributo sul Progetto? quando il livello si è così abbassato sono stati dolori e comunque, storicamente, quando c'è confusione di ruoli e la gestione di "pezzi" del sistema diventa "affare personale" di questo o quel dirigente "addio sol dell'avvenire".

Qui mi permetto, per affetto personale a Benano e al Lapone, di intervenire brevemente sull'unica questione amministrativa che voglio commentare. Ma come si fa a credere che qualcuno potesse pensare di fare una cava in quelle bellissime zone? bastava chiudere immediatamente la trasmissione dicendo che trattavasi di indicazione di zona "potenzialmete" mineraria definita così dallo "strutturale" e che solo con piani di dettaglio poteva essere meglio definita, ma mai  mettere a rischio quanto abbiamo di più caro nel nostro territorio. Ma, a parte l'ipocrisia di qualcuno che richiama alla nostra memoria il Parco Rodari ( non erano gli stessi che vennero da me a protestare perchè non avrebbero voluto vicino alle loro "ville" e per le loro "strade" folle di studenti vocianti e torpedoni dai finestrini dei quali sarebbero piovute lattine di coca cola ad ogni loro passaggio?) non c'è forse una cava ad un chilometro e mezzo dei centri abitati di Benano, Castelviscardo e Castelgiorgio? E allora perchè sfidarsi a chi estremizzava di più, a chi cavalcava meglio questo o quel comitato e ...capisco fin troppo bene l'imbarazzo di chi un anno e mezzo fa aveva capito di  cosa si trattasse e che dopo scoppiato il caso si è affrettato a recuperare una posizione protestataria di pura facciata. Con l'adrenalina nel sangue non si governa e se i movimentisti che stanno dentro la maggioranza pretendono di "fregare" Mocio sulla tattica di corto respiro stanno freschi e io che lo conosco bene e lo stimo tutt'ora, lo so bene.

Bisogna ricordare  che di sola tattica si può anche morire.

La questione delle risorse; Io, detto per inciso, ho fatto il Bilancio dal 1985 al 2004 (19 edizioni?) e qualche competenza la dovrei aver maturata! Come si fa ad affermare che lo sviluppo non può essere fondato sulle cave e sulle discariche? dove vivono questi neo professori di economia?. Da noi non si vive di solo turismo (una volta si sarebbe detto di solo Duomo!), non si vive di sola agricoltura e neanche di sole pensioni! Tutte le forme di economia devono concorrere alla composizione della ricchezza e perciò del reddito secondo una logica di "sistema integrato", forse l'Arabia Saudita si vergogna di essere un Paese estrattore di petrolio nonostante che intorno al petrolio ci siano interessi tali da causare devastazioni e disastri politici e umani incredibili? Si tratta anche qui di usare una misura senza uscire dal seminato. La politica del mattone non ha futuro nel lungo periodo ma chi può disconoscerne il ruolo svolto in lunghi periodi della nostra storia? quale contributo alla diversificazione è stato dato da chi ha, nel tempo, lucrato sulla rendita patrimoniale? a queste domande dovrebbe essere data una risposta prima di dichiarare defunti interi settori economici altrimenti viene il sospetto che si tratti (credo per dabbenaggine!) di quello che per fare dispetto alla moglie si tagliava i famosi...

Ci sono attività in questo campo che se continua la tensione intorno ad esse finiranno per perdere le commesse perchè oggi tutto va su internet e sui giornali e perciò non è difficile per la concorrenza battere chi vive in uno stato di incertezza e perciò mandare sulla strada decine e decine di famiglie!!! Attenzione quindi.

Sulla discarica non ho voglia di parlarne in questa sede e con le "attenzioni" in corso! dico solo  che se con l'inchiesta qualcuno ha pensato di risolvere la questione"Cimicchi" si è sbagliato di grosso perchè togliere di botto due milioni di euro da un "motore" come quello di Orvieto (ma la cosa investe drammaticamente anche i comuni del Comprensorio) significa nè più nè meno segare il ramo dell'albero sul quale si sta seduti! e non si azzera una fonte di reddito senza che ve ne sia una alternativa. Ah! quando si dice la tattica!!!.

Non aver aumentato le tasse dal ' 91 se ancora qualcuno non l'avesse capito significava lasciare alle famiglie margini per fare investimenti e se saranno costretti a tagliare servizi e ad aumentare le tariffe chi farà più il mutuo per la casa, oppure, chi comprerà un'auto o un computer nuovi?. Siamo il Paese degli acquisti a rate ce ne siamo dimenticati? e oramai la crisi nazionale sta investendo sempre di più settori portanti del ceto medio, quelli che fanno girare la "macchina", perchè quelli sopra e quelli sotto non hanno, nel tempo, modificato di un centimetro le loro abitudini.

Nella nostra città ci sono due motori economici principali e sono il bilancio del Comune e quello della Fondazione Cassa di Risparmio. Se queste due entità non vengono tarate per guidare lo sviluppo integrato e di qualità non si andrà da nessuna parte! Chi può pensare di sopravvivere senza che 3,5-4 milioni di Euro in una città dove la ricchezza complessiva (molto rigida purtroppo è di circa 150 milioni di Euro?) Su questo si deve dibattere e non su analisi ragionieristiche intorno questo o quell'altro pezzo del sistema!

 Il Parco Progetti presentato su Patto per l'Innovazione e lo Sviluppo è stato considerato il più avanzato dell'Umbria; è da lì che bisogna partire altro che sforzarsi di affermare che è finita l'epoca del Progetto Orvieto. Ogni progetto ha il suo tempo ma l'idea forza che era contenuta in esso, il metodo, non potranno essere mai esorcizzati. Anzi più se ne determina la fine e più esso riemerge con tutta la sua forza!

Mentre si gestiscono i passaggi d'epoca, come dicevo prima, bisogna lavorare di innovazione. Perchè non viene attribuita nessuna importanza al collegamento tra industria, Università e ricerca? L'allora direttivo della Confcommercio propose l'istituzione del Polo Tecnologico e noi  ne costituimmo un primo nucleo il quale, con una attenta politica di incentivi e di infrastrutture può agganciarsi al treno umbro senza andare in sovrapposizione con nessuno!.

Vorrei concludere con un ricordo personale verso due persone per le quali nutro, da sempre, un grande affetto ed infinita gratitudine! Franco Raimondo Barbabella e Adriano Casasole. Quando Adriano diventò Sindaco fu sospinto dai soliti consigliori (più o meno gli stessi di adesso, sic!) a modificare slogans e linguaggio per cui dalla Città del "Progetto" diventammo: " Orvieto Città unita, Orvieto Città dei parchi, Orvieto Città solidale, Orvieto .......tutto quello che facevamo".

Eppure Adriano era stato uno dei promotori del Progetto Orvieto, addirittura dal ' 75, anno in cui lui e Franco entrarono nell'amministrazione Giulietti anche se uno da assessore e uno da consigliere. Nel volgere di qualche tempo, incalzando il problema del rifinanziamento della legge speciale riaffiorò per esigenza di coerenza con il passato filosofia e terminologia e mentre quella originale sopravvisse alle intemperie del tempo e della politica l'altra non lasciò tracce significative se non nei progetti settoriali che ancora oggi rimangono pietre miliari tra gli atti delle amministrazioni pubbliche italiane!

La storia serve quindi e non va esorcizzata, ci si deve misurare con serenità e senza rincorrere i fantasmi, tanto la sfida è sempre quella come nel tempo degli etruschi (Capitale oppure semplice comprimaria?, come nel Medio Evo (ci sarà stata pure una ragione politica se Orvieto fu scelta per essere sede di un miracolo tanto importante!), come nel risveglio signorelliano del cinquecento e come dopo il "tisicuccio" settecento il risveglio risorgimentale ottocentesco che ci ha visto prima importanti e poi decadere a vantaggio di Viterbo e Perugia. Dopo di allora solo una grande operazione politica e culturale come quella del Progetto Orvieto ha riproposto quella che è e rimane la sfida centrale per tutti noi e cioè, quale deve essere il ruolo di Orvieto in Umbria, in Italia e nel Mondo?

Firmato, Stefano Cimicchi, stavo per scrivere, con la qualifica che amava molto il compianto Stopponi che quando lo appellavo col titolo di Maresciallo mi rispondeva perentoriamente: "cittadino! prego"

 

Pubblicato il: 12/09/2005

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