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I giovani parlano sé

Poca disponibilità al sacrificio ed una vità vissuta in gran parte fuori città...

ORVIETO - "Mancano i luoghi di incontro. Èanche per questo che i giovani ad Orvieto comunicano molto poco. E tutto quello che fanno è lo "struscio" per il corso. Io non sono religioso, questo lo puntualizzo, ma credo che il vescovo abbia detto cose giuste e che faccia più che bene interessarsi alla vita della città".  Così David Tordi, 27 anni, commenta l'intervista rilasciata dal vescovo Giovanni Scanavino a "Lettera orvietana", un intervista in cui definisce la città come la "bella addormentata" e parla diffusamente dei giovani e delle loro difficoltà.

 

"Condivido pienamente le parole del vescovo - afferma Andrea Carli, 22 anni - se si vuole analizzare la situazione da ogni punto di vista, c'è da dire che in parte la colpa è anche dei giovani stessi. Quello che noto, è che i bar sono tutti pieni. Mentre pochi sono disposti a fare sacrifici, imparare un mestiere magari, all'inizio, guadagnando anche poco. Ed è molto più diffuso invece l'atteggiamento di chi aspetta sempre che ci si qualcuno che faccia qualcosa per loro. È vero io sono stato fortunato perché ho un'impresa di famiglia ma questo non vuol dire che non ho fatto sacrifici mentre ho visto tanti miei coetanei iniziare e poi lasciare subito dopo".

 

"Non vedo lavoro - afferma Pierfederico Tedeschini  - non vedo iniziative costruttive nè di richiamo per la gente della mia età. La vita dei giovani orvietani ruota tutta verso altre realtà: Roma, Viterbo, Perugia".

Pubblicato il: 03/09/2005

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