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La vendemmia che verrà. Colloquio con Riccardo Cotarella

"Ci sono i presupposti per una stagione di nuovo generosa in senso locale ma, aihmè, anche a livello mondiale". E la qualita...

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di Stefania Tomba

ORVIETO - Vendemmia alle porte. Come sarà la stagione 2005? Queste le previsioni dell'enologo di fama mondiale e orvietano, di Monteubiaglio di nascita, Riccardo Cotarella.  

"Quantitativamente - afferma - pur non raggiungendo i picchi del 2004, ci sono i presupposti per una stagione di nuovo generosa in senso locale ma, aihmè, anche a livello mondiale. Dal punto di vista della qualità è ancora presto per fare delle valutazioni. Fino a venti giorni fa, c'erano le condizioni ideali per un'ottima annata, poi le piogge hanno in parte abbassato il livello della stagione, anche se non c'è nulla di completamente compromesso. Se terminano le piogge e il tempo si ristabilisce - è importante l'asciutto più che il caldo -  si può tornare a sperare in una grande stagione. Se viceversa, dovesse persistere un clima umido e piovoso si potrebbero complicare le cose. Specie per i vitigni tardivi. Dunque sarà l'andamento climatico dei prossimi 20, 25 giorni ad essere decisivo per la stagione".

A che punto è, invece, la sperimentazione che sta effettuando il Consorzio sull'Orvieto?

"Tra meno di un mese saremo in grado di fornire i primi risultati. Indicativamente viene confermata quella che era in parte la nostra previsione. Ovvero, il grechetto si distingue sempre, il trebbiano è sempre il trebbiano così come anche lo chardonnay, ma anche altri vitigni più innovativi stanno dando risultati notevoli. Il territorio, insomma, si conferma potenzialmente adatto a diverse tipologie di uve. Pur restando l'Orvieto la pietra miliare in questa sperimentazione".

Il consumo di vino sta aumentando in tutto il mondo. Come può prepararsi l'Orvieto ad affrontare il mercato?

"Credo che l'interesse verso il vino sia immutato, non è cambiato nulla, quella che è cambiata è l'economia mondiale e di questo i vini ne risentono. È aumentata la produzione a livello planetario, quindi per quanto possa crescere la domanda, l'offerta è sempre elevata. E automaticamente l'aumento della quantità porta con sé una diminuzione del prezzo medio d'acquisto. Per questo andiamo incontro, nei prossimi anni, ad una selezione delle aziende che sapranno lavorare bene sia dal punto di vista della qualità che del marketing. Il marchio ormai sovrasta la qualità. Non nel senso che non si debba puntare sulla qualità. La qualità è imprescindibile, ma è altrettanto importante lavorare sul marketing e stare in linea coi tempi e col mercato. In questo senso l'Orvieto e gli orvietani sono pienamente in grado di giocare il loro ruolo.

A questo proposito, è vero che la situazione delle giacenze è preoccupante?

"Si rischia come al solito di gridare al lupo al lupo. In realtà le cantine più importanti dell'Orvietano hanno fatto tutte un'ottima politica commerciale e hanno giacenze fisilogiche".

Dopo 20 anni di collaborazione, a luglio scorso, ha rassegnato le dimissioni dalla Cardeto, come mai?

"L'ho fatto col pianto nel cuore. A causa dei miei numerosi impegni. E l'ho fatto con la Cardeto perché la ritengo per certi versi una cantina autosufficiente. Resta, naturalmente dopo 20 anni, un legame sia affettivo - sono quasi "nato" in quella cantina - che di grande stima e fiducia professionale".       

Pubblicato il: 30/08/2005

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