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Economia umbra: un trimestre così così

Situazione economica complessiva stazionaria, occupazione in tenuta, agroalimentare che si consolida, più in difficoltà meccanica e tessile. Così si presenta il secondo trimestre dell'anno

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Situazione economica complessiva stazionaria, occupazione in tenuta, agroalimentare che si consolida, più in difficoltà meccanica e tessile: è quanto evidenzia l' indagine congiunturale di Confindustria tra le imprese dell' Umbria nel secondo trimestre di quest' anno.

Le dinamiche dell'industria manifatturiera complessiva, mostrano, nell' insieme, una situazione meno scoraggiante del previsto: le principali imprese umbre sono posizionate più nell' area del recupero che in quella del cedimento.

L' analisi del secondo trimestre tiene conto della condizione particolarmente pesante del primo trimestre e quindi «la stazionarietà deve intendersi alla lettera e cioè non come peggioramento, ma neanche miglioramento», mentre «il recupero è tale rispetto ad una precedente fase particolarmente negativa». Ciò premesso, il secondo trimestre 2005 «non sarà di certo ricordato per un ulteriore peggioramento della congiuntura». Dai dati dell' indagine emerge che: - solo il 14,6 per cento delle imprese dichiara riduzioni di produzione rispetto al precedente trimestre e meno di un terzo (il 29,1 per cento) sono quelle che ancora non hanno recuperato i livelli produttivi dell' anno precedente; - il 47,5 per cento delle imprese ha dichiarato di aver recuperato i livelli di produzione rispetto al precedente primo trimestre 2005 (e il 34,6 per cento conferma che il recupero è anche sul livello di produzione del secondo trimestre dello scorso anno); - almeno un quinto delle imprese (ovvero il 40 per cento di quelle in recupero) ha segnalato aumenti di produzione del 5 per cento e più. Nel complesso, per di più, l'occupazione sembra aver tenuto meglio del previsto: le imprese segnalano, pur nella diversità delle situazioni rappresentate, una variazione modesta ma pur sempre positiva del numero di addetti. Tuttavia «le dinamiche generali si differenziano sia con riferimento a specifici comparti sia considerando le diverse dimensioni aziendali».

 

Sullo sfondo dell' uscita dalla recessione emergono in primo piano le difficoltà di mercato e tutta l' intensità della concorrenza su scala globale resa più acuta dall' ingresso del colosso cinese nell' arena della competizione internazionale. Per questo, «a persistere nella stabilità sono in larga misura le imprese del comparto alimentare, che hanno risentito meno della recente contrazione, tengono le loro quote e riescono addirittura a consolidarsi (il 38,5 per cento di esse dichiara di aver accresciuto i volumi produttivi e il 15,4 per cento di averlo fatto addirittura nella misura del 5 per cento ed oltre). Solo il 7,7 per cento dichiara di aver contratto i volumi produttivi, ma in misura non particolarmente accentuata (meno del 2,5 per cento). Più in difficoltà sono invece le imprese della meccanica, il 28,6 per cento delle quali ha comunque aumentato la produzione mentre il 25,8 per cento l' ha diminuita e il 45,7 per cento l' ha mantenuta costante sui livelli di un anno fa. Ancora più scosse dalle difficoltà della congiuntura, infine, sembrano essere le imprese del comparto più esposto alla minaccia concorrenziale dei Paesi asiatici e in particolare della Cina, cioè del tessile-abbigliamento: per questo comparto, infatti, nonostante lo scorso trimestre gli operatori si mostrassero decisi nel cercare di tenere le posizioni acquisite, la divaricazione tra la componente di successo e quella dei produttori di capi di vestiario di minor forza commerciale appare ora notevole. Infatti, convivono le une vicine alle altre sia aziende che rispetto ad un anno fa sono comunque riuscite ad espandere la produzione (e sono il 37,5 per cento) sia, con equivalente peso (37,5 per cento), aziende che soffrono la concorrenza e dichiarano contrazioni di produzione (ed il 25 per cento si trova a dover denunciare le flessioni più consistenti).
Per quanto riguarda i livelli di occupazione, l' alimentare è l'unico dei tre comparti che comunica di aver assorbito ulteriore forza lavoro.
A loro volta, tra le imprese industriali intervistate, quelle del tessile avrebbero mantenuto il numero degli addetti, mentre le imprese della meccanica confermano di averlo ridotto. Dal report di Confindustria Umbria emerge una confermata differenza tra le imprese con meno e quelle con più di 20 addetti. Sul versante degli incrementi di produzione, infatti, si ritrovano il 39,5 per cento delle imprese più grandi ma solo il 22,2 per cento di quelle più piccole; al contrario, sul versante della riduzione dell'attività produttiva si hanno il 44,4 per cento delle imprese con meno di 20 addetti e solo il 21 per cento di quelle con più di venti addetti.

Pubblicato il: 07/08/2005

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