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Donne e lavoro che cambia. Prospettive e opportunità?

Nell’incontro organizzato dalle donne diesse si è parlato di donne e mercato del lavoro. L’8 marzo è una data che ci può far riflettere sulle difficoltà che le donne ancora oggi hanno nel mondo del lavoro

Società

di Valeria Cioccolo

Mercoledì 5 marzo si è svolto l’incontro dibattito “Il lavoro che cambia. Prospettive e opportunità per le donne” organizzato dal coordinamento delle donne DS dell’Orvietano. Il tema è di grande interesse e attualità, ma chiaramente di non semplice soluzione. Il lavoro è infatti un valore e un diritto fondamentale per ogni individuo, ma, per le donne in particolare, ancora troppo difficile da conquistare. Quindi oggi più che mai, la trasformazione che coinvolge il mercato del lavoro e più in generale lo stato sociale che rischia di vedere proprio nelle donne le principali “vittime”, portare sul tavolo le esigenze, le domande, le difficoltà di queste appare come una necessità imprescindibile. L’8 marzo, “festa delle donne”, ha ancora una forte valenza, non solo simbolica. Nonostante infatti le conquiste realizzate dal Dopoguerra (e dopo il ’68 in particolare) dalle donne in campo anche lavorativo siano numerose, i diritti da raggiungere sono ancora molti, e i già conquistati non possono essere dati per scontati. Basti pensare (come ricordava Germana Monni – coordinatrice provinciale fasce deboli presso il Centro per l’Impiego di Orvieto) che gli uomini continuano ad avere molta meno difficoltà a trovare un lavoro e soprattutto continuano a occupare posti dirigenziale con retribuzioni più elevate. Se, tra l’altro – come ha sottolineato Lucia Rossi della CGIL di Terni - il livello di occupazione sta crescendo, è anche da considerare quanto esso sia incrementato dal lavoro precario, flessibile, insomma da tutte le varie forme cosiddette “atipiche” (contratti di collaborazione coordinata e continuativa, lavoro interinale, ecc.). E la flessibilità è ancora mal tutelata. Essa può essere considerata una ricchezza solo se è il lavoratore a sceglierla, ma quanti possono realmente farlo? È verosimile pensare che non sia più del 5%. È per questo che l’8 marzo deve poter oggi essere un momento in cui le varie associazioni femminili, unendosi sotto il valore “etico” della pace, valore che, se guardiamo alla storia, è stato da sempre fortemente portato dalle donne, possono far sentire la propria voce per rivendicare quei diritti ancora da conquistare. D’altra parte, cosa si sta facendo in Umbria? Gaia Grossi (Assessore Regionale Alle Politiche Formative, Del Lavoro e Sociali) sottolinea come i governi regionali possono e devono fare molto. Anzi, sono fondamentali nell’attuazione di politiche vicine ai cittadini. Con la firma del Patto per lo Sviluppo in Umbria si è cercato di dar raggiungere un obiettivo di qualità, grazie alla concertazione attiva tra Parti sociali, Università, Credito, qualità nella formazione, nel lavoro, nei servizi, nella gestione ambientale. Le forme di finanziamento da utilizzare ci sono (si pensi ai fondi europei destinati alle regioni dell’obiettivo 3 di cui l’Umbria fa parte), la difficoltà è far capire che la generalizzazione di persone in categorie è dannosa. Ogni individuo deve avere la possibilità di seguire un proprio percorso nella società , nel lavoro e nella vita in genere, a seconda delle proprie esigenze. Le “donne” (in questo caso, ma gli esempi potrebbero essere altri, “immigrati”, “disabili”, ecc.) quindi devono essere pensate come persone singole e le scelte politiche devono poter garantire tutto ciò. Questo si sta facendo in Umbria, analizzate le criticità si realizzano politiche rivolte alle persone e si studiano progetti “integrati”; ad esempio nel mondo del lavoro si cerca di creare percorsi di formazione che possano permettere di entrare veramente a far parte del mercato del lavoro e di avere adeguate tutele. Qualcosa si può fare, non restiamo a guardare. Che l’8 marzo sia veramente di riflessione per tutte le donne. E per gli uomini.

Pubblicato il: 06/03/2003

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