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Usura, collegamenti col Viterbese

Entrano nuovi elementi nell'inchiesta dela Guardia di Finanza che ha portato all'arresto del 35enne napoletano. E sul rogo della panetteria si indaga anche per simulazione di reato...

di Stefania Tomba

ORVIETO - Spingono sull'asse Orvieto - Viterbo gli ultimi risvolti dell'indagine antiusura della guardia di finanza concentrata, in questa fase, a ricollegare al pregiudicato napoletano, agli arresti dai primi del mese, volti e nomi da mettere in  relazione con il presunto attentato incendiario della panetteria di domenica scorsa e, naturalmente, con gli anelli più grossi della catena dello strozzo, a cui gli inquirenti tentano di risalire. In particolare sarebbero finiti nel mirino dell'indagine alcuni personaggi nella vicina cittadina di Bolsena. È una delle ipotesi al vaglio su cui, nelle ultime ore, si starebbero concentrando molti sospetti da parte degli investigatori e degli inquirenti. Intanto non c'è giorno che il titolare della panetteria non salga le scale della procura. L'ha fatto di nuovo ieri mattina quando è tornato a un nuovo faccia a faccia con il pm, Anna Lisa Giusti. Anche perché tra le ipotesi che la Procura non è, al momento, in grado di escludere, c'è anche quella che, alla base del rogo di domenica pomeriggio, possa esserci una simulazione di reato. Gli inquirenti non si sbottonano. Ma più di un particolare della vicenda lascerebbe spazio ad alcune perplessità. A partire dall'orario in cui sono divampate le fiamme all'interno del laboratorio. Il tutto è accaduto di domenica, è vero, e, dunque, in una città semideserta, ma alle 15, in pieno giorno, con buone probabilità per chiunque di essere notato. E poi - come sembra - l'utilizzo di benzina per appiccare il fuoco da dentro, senza che fuori ci fossero - a quanto pare - segni di effrazione. E il danno stesso, infine, non particolarmente ingente. Un sospetto, questo, che trapela soltanto come un'indiscrezione ma che starebbe intricando ancora di più l'intera vicenda. Un aiuto in questo senso potrà arrivare soltanto dagli esiti delle analisi del Ris sui campioni di materiale scampato alle fiamme. Esami dai quali si aspetta una risposta sia per quanto riguarda il liquido - perché pare che di liquido si tratti - utilizzato per appiccare il fuoco che per quanto concerne le impronte o qualsiasi altra traccia lasciata dal presunto autore del rogo. Per il momento tuttavia sul registro degli indagati non comparirebbe ancora alcun nome. Quelli che si sta cercando di far venir fuori prendono spunto dai collegamenti che si sono attivati sulla scorta dei sequestri di assegni e telefonini in occasione dell'arresto del trentacinquenne di Torre Annunziata, i primi di luglio. Collegamenti che hanno portato a una naturale accelerata nelle indagini consentendo di procedere a un'autentica raffica di verifiche economiche e finanziarie e di interrogatori. Un'attività questa che scandisce a ritmo serrato il concitato lavoro di questi ultimi giorni della procura e che avrebbe portato ad attivare una collaborazione tra diverse procure d'Italia. Quelle del vicino Lazio, appunto. Ma anche del meridione, a cui i personaggi della vicenda sarebbero tutti a vario titolo legati. Anche perché per alcuni di loro si profilerebbero contatti proprio con la criminalità organizzata. Una pista questa che gli inquirenti assolutamente non avrebbero intenzione di mollare. Il calcolo dei tassi di interessi che veniva applicato alle presunte vittime dello strozzinaggio - una sola al momento quella ufficialmente accertata - sarebbe un altro capitolo finito sotto la lente d'ingrandimento degli inquirenti. Un particolare questo che potrebbe aiutare a restringere il cerchio dell'indagine o quantomeno a tracciare un preciso identikit del modus operandi degli autori del presunto giro di usura. In modo almeno da poter escludere determinati soggetti o ambienti dalla mole magmatica di materiale finito nell'inchiesta.

Pubblicato il: 28/07/2005

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