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Castel Rubello si apre a nuova vita

Uno dei luoghi più belli d'Italia si apre agli ospiti. Residenza, matrimoni, meeting. Le foto dello straordinario castello...

foto di copertina

Brilla di nuovo splendore uno dei luoghi più belli del nostro territorio, pervaso di storia, di straordinario fascino, emblema del positivo rapporto che si può costruire con il passato.
Castel Rubello, il borgo adiacente a Porano, ferve di nuova vita e si apre agli ospiti, si fa godere, coccolato su quel pendio.
Si realizza il sogno dei Serafini Trinci, che hanno voluto mantenere quel frammento di storia e consegnarlo al futuro in piena vita, forse meno fragorosa, senza suoni di trombe e rumori di armi, ma in vita, in attività, godibile.

Il castello ha 4 suntuosi appartamenti destinati agli ospiti, piscina e parco.
È fruibile per matrimoni e meeting, con spazi addirittura fino a 600 posti.
Non è ancora conosciuta questa suo nuova veste e ci piace comunicarlo, perché possono nascere idee a chi vuole sposarsi, a chi ci legge da lontano e vuole trascorrere giorni tranquilli in un luogo affascinante, a 6 chilometri da Orvieto, al centro dell'Italia. E c'è anche il fantasma del castello.
Per raccontare la sua storia utilizziamo il racconto di Magda Serafini Trinci, che volle fortemente questo Castel Ribello

CASTEL RUBELLO
MODERNO BORGO MEDIEVALE 
di Magda Serafini Trinci 

CASTEL RUBELLO,
rocca guerriera contesa dai Trinci in epoca medievale
e tenuta agricola ereditata dai diretti discendenti
nel XIX secolo, a testimonianza dei "corsi e ricorsi storici" nel 2000 ritorna di proprietà di un'unica coppia: Fabrizio Serafini Degli Abbati Trinci e
Maria Carolina Matranga di Manticaceme

"e come già accadde nel '500 con
Federico Valenti e Lucrezia Ottieri"

Consci d'essere tutori d'un bene patrimonio dell'umanità, i proprietari si prefiggono di restaurare l'intero complesso e restituire ad esso l'antico ruolo attraverso attuali concetti d'utilizzo e moderna funzionalità, riproponendo,
così, CASTEL RUBELLO non solo come struttura decorativa ma soprattutto come punto di riferimento per il territorio:
fonte di lavoro, di cultura, di bellezza, di mantenimento di valori millenari e di sacre memorie della più antica storia puramente italica. 

La storia di CASTEL RUBELLO  
Millenario come le aspre rupi d'Orvieto (da cui dista solo sei chilometri), morbidamente poggiato su un colle, stanco ed eterno (come già lo ritrassero il Turner, quadro alla Tate Gallery di Londra, ed il Teerlink, acquerello al Rijksmuseum di Amsterdam) nel ridente Comune di Porano, sorge CASTEL RUBELLO.
Oggetto di miti e teatro d'antiche leggende, fu luogo sacro agli Etruschi, le cui pazienti mani, ferendo la rupe ne scavarono la parte più arcaica: le cantine, a vari livelli di profondità, da sempre chiamate: "l'inferno, il purgatorio ed il paradiso".
In età consolare i Romani vi sovrapposero un accampamento militare fortificato (castrum bellum), da cui ereditò il nome, ancora oggi pronunciato dai nativi: Castrubbello. Le sue mura di tufo furono erette, intorno all'anno 1000, dai Monaldeschi della Vipera, un ramo della famiglia Trinci, medioevali Signori dell'Umbria, con la funzione tattica di presidiare una delle vie d'acqua che rifornivano la città di Orvieto. 


Nato, quindi, come guarnigione militare a pianta quadra, in origine era sormontato da quattro torri guelfe, delle quali, oggi, sopravvive solo il Maschio.
Circondato da un profondo fossato, l'accesso alla corte interna ed al piccolo borgo era controllato da un ponte levatoio.
Con l'escavazione del celebre "pozzo di San Patrizio", esempio di fonte inesauribile, poiché attinge alla falda freatica del Tevere, la città di Orvieto divenne imprendibile e quindi la funzione di presidio tattico venne meno e, Castel Rubello, assecondando la moda dell'epoca, fu trasformata in sontuosa residenza rinascimentale. 
Conteso fra le famiglie nobili della zona, per tutto il medioevo fu teatro d'aspre lotte tra i Della Rovere, gli Avveduti ed i Valenti, che nel 1500 se ne aggiudicarono il dominio. Da allora il castello godette di serenità e prosperità, cominciando ad arricchirsi di quell'eclettismo stilistico che gli è peculiare.
Giacomo Valenti, infatti, ampliò la Chiesa arricchendola di affreschi, ristrutturò il piano nobile del palazzo ed affidò allo Scalza (padre del celebre Ippolito Scalza, scultore del Duomo di Orvieto) la posa in opera di un imponente camino, datato 1541 e fitto di iscrizioni, che ancora troneggia nella monumentale cucina.
Il figlio Federico proseguirà l'opera, ristrutturando, in occasione delle sue nozze con Lucrezia Ottieri, un'ala al pian terreno, commissionandone gli affreschi al celebre Cesare Nebbia.
Nel XVIII secolo, leggiadro ed antiaustero, il ponte levatoio viene sostituito da uno in pietra, il fossato muta in giardino e le sale del piano nobile si colorano di tempere policrome e paesaggistiche. Ma è nel 1800, epoca romantica per eccellenza, che la storia del castello si tinge di rosa il ricchissimo Marino Marini (gentiluomo di Ravenna, antenato degli attuali proprietari marchesi Serafini Degli Abbati Trinci) mecenate e finanziatore di Garibaldi, all'Unità d'Italia venne nominato Senatore del Regno e si trasferì a Roma con la famiglia.
Il suo ardente e fascinoso primogenito, Giuseppe, fu presto al centro dei pettegolezzi capitolini per le sue turbolente relazioni con le signore dell'alta società. Il padre, preoccupato per i suoi cruenti, continui duelli con gli infuriati consorti, lo confinò a CASTEL RUBELLO.
Con l'arrivo del bel Giuseppe si ha notizia della prima apparizione di uno spettro nella Corte del Castello. E' da allora, infatti, che si vocifera di una solitaria "Dama Bianca", che in un'impalpabile, candido negligé, pare appaia nelle notti di plenilunio, etereo e perenne ricordo dei bollenti amori del bel Giuseppe

 

Pubblicato il: 29/07/2005

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