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Orvieto esprime eccellenza ma non riesce a 'fare sistema'

Con l'intervista di oggi all'assessore alla Cultura e al Turismo del Comune di Orvieto iniziamo un'indagine sulla 'politica degli eventi', sulle manifestazioni, la destinazione d'uso dei contenitori storici, la politica turistica

Politica

di Stefano Corradino

Umbria Jazz, Orvieto con Gusto, la Stagione teatrale del "Mancinelli", Canzone d'autore, Zip festival, Venti ascensionali, Incontri con l'arte contemporanea, il premio Barzini, Spazio Musica, il libro parlante, La filosofia non vive tra le nuvole... Qual è la mission, la filosofia che lega gli eventi del Comune di Orvieto?

L'elenco di eventi che ha ricordato, pur nella sua essenzialità (sarebbe interessante ricostruire tutto il panorama eventi di Orvieto) evidenzia almeno tre elementi. È distribuito durante tutto l'anno, riguarda un po' tutti i generi artistici, si riferisce a "target" di pubblico diversi e complementari. Poi, in parte è rivolto a soddisfare e a incentivare i "consumi culturali" della comunità e in parte fa da supporto all'economia turistica. Ancora, in parte è proposto da strutture comunali, in parte viene da organizzazioni professionali. Tutto ciò esprime una idea di cultura di carattere antropologico e sociale che forse è la vera spiegazione della ricchezza di eventi che oggi Orvieto è in grado di vantare.

Molti contenitori storici si sono svuotati. I militari sono andati via, l'ospedale è stato trasferito Quale filosofia economico-culturale ispira l'amministrazione nell'individuazione della destinazione d'uso dei suddetti (e degli altri) spazi?

Quali sono i contenitori storici svuotati? Il teatro, il Palazzo dei Sette, il Palazzo del Popolo? Io direi piuttosto che si sono riempiti. Il complesso di Santa Maria della Stella (l'ex ospedale) è sede del Centro Studi Città di Orvieto che ha già un ricco programma di iniziative e che genera su Orvieto una notevole affluenza di studenti italiani e stranieri. Soltanto qualche attardato polemista ad oltranza può ancora dire che si sente la mancanza dell'ospedale a Piazza del duomo. Riguardo alla ex Caserma Piave, la vastità dell'edificio pone problemi così complessi che non possono essere bruciati da un riferimento in margine nella risposta della sua domanda. Qual è la filosofia dunque? Quella di un sano pragmatismo che recupera i valori monumentali e li funzionalizza alle esigenze di qualità della vita che si sono sviluppate attualmente.

"La cultura come risorsa" (anche economica) è ancora uno slogan vincente?

Non c'è dubbio che la matrice di ogni sviluppo sia da rintracciare nelle consapevolezze di tipo culturale. Nella valorizzazione dei Beni Culturali e nella induzione di turismo culturale ciò è evidente, ma anche nei fenomeni di insediamento industriale o di raffinamento della proposta commerciale o di specializzazione della tradizione artigianale la cultura, intesa come accrescimento delle consapevolezze intorno al proprio lavoro, è imprescindibile. Più che le differenze io noto le somiglianze di comportamento tra uno studioso che entra in un archivio per condurre una ricerca e un imprenditore che fa intrapresa economica.

Si contesta il fatto che Orvieto è una città dal turismo "mordi e fuggi", e che una volta completata la visita di un giorno ai principali monumenti il turista si allontana. Se ciò è vero, come ovviare?

Non parlerei di turismo "mordi e fuggi", ma è senz'altro vero che la permanenza media del turista ad Orvieto debba essere aumentata. Orvieto sa esprimere eccellenza ma questa non riesce ancora a "fare sistema" come dicono i tecnici. Occorre che gli operatori del settore turistico si organizzino e in forma associata trovino le risorse finanziare, impensabili per le dimensioni troppo piccole delle singole aziende, necessarie a fare investimenti soprattutto nella comunicazione e nello sviluppo di una cultura dell'accoglienza. Ci sono buoni progetti e qualche iniziativa interessante.

Pubblicato il: 03/03/2003

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