I politici nascondono il portafogli

di Stefania Tomba

ORVIETO - E' di scarso "gradimento" tra gli amministratori locali l'anagrafe patrimoniale degli eletti. E pensare che a settembre scorso quando a proporne l'istituzione fu il consigliere azzurro Massimo Morcella venne votata all'unanimità. Bene, a distanza di quasi un anno solo cinque consiglieri (due di maggioranza e tre di minoranza), due assessori (compreso il sindaco) e un solo presidente di un ente partecipato del Comune hanno consegnato la documentazione relativa. Che consiste nella copia dell'ultima dichiarazione dei redditi e una dichiarazione contenente notizie circa diritti reali su beni immobili posseduti e su beni mobili iscritti nei pubblici registri (azioni di società, quote di partecipazione, svolgimento di funzioni o di amministratore o di sindaco di società). L'anagrafe interessa sindaco, membri della giunta, presidenti e membri di cda, di Enti, associazioni, fondazioni, istituzioni, consorzi, aziende e società a partecipazione comunale, ed è da estendere anche alle cariche apicali delle medesime. Ambiva ad essere un segnale di rinnovamento e di trasparenza nei confronti dei cittadini anche perché l'istituzione dell'anagrafe patrimoniale degli eletti per i Comuni con popolazione al di sotto dei cinquanta mila abitanti non è effettivamente obbligatoria per legge. Ma una volta approvata all'unanimità dal consiglio il minimo che ci si potesse aspettare è che avesse avuto un certo seguito. Invece più nulla o quasi. Sui nomi dei più "diligenti" poi, vige, al momento, il più stretto riserbo. Anche se la nota comunale che ne annunciava l'istituzione dice testualmente "la documentazione sarà visionabile su richiesta motivata e dietro espresso consenso dell'interessato". Qualcosa allora non torna: se i nomi non si sanno, a chi chiederlo il consenso?