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Ds di Orvieto: dalla conferenza programmatica la svolta 'provinciale' per contare di più in Umbria. E riparte lo spirito unitario interno

Il 15 di marzo i Ds orvietani vanno alla Conferenza programmatica. Molte le novità per il partito più forte di Orvieto. Giuseppe Ricci: 'Resteranno le differenze di posizioni ma agiremo con uno spirito unitario'

Politica

di Giorgio Santelli
Una conferenza programmatica, quella del 15 marzo prossimo, che dovrebbe riportare tranquillità all'interno dei Ds orvietani. Sembra essere non solo un auspicio di una parte del partito, ma del suo insieme, fatto di maggioranza e minoranza. Una maggioranza che, ad Orvieto, si esprime nell'attuale segretario dell'Unione Intercomunale: Giuseppe Ricci. Ma sarà anche una conferenza programmatica che sceglie un percorso organizzativo innovativo e organizzativo su base provinciale. «Dopo la nostra conferenza programmatica, si darà vita ad un coordinamento provinciale, legittimato dagli organi statutari del partito. È l'organizzazione su base provinciale del partito, delle unioni intercomunali di Orvieto, Terni, Amelia e Narni. Una scelta che a nostro avviso dà impulso al partito in Umbria».


Una scelta importante, per una Regione che soffre di 'precari' equilibri territoriali. I Ds della Provincia di Terni intendono avere un organismo per 'pesare' maggiormente. Di questioni aperte, in tema di riequilibrio territoriale, ce ne sono molte e vanno dalla legge elettorale, al riequilibrio delle aree di conferimento dei rifiuti, agli Ato (ambito territoriale ottimale).


Dopo le forti polemiche estive che hanno coinvolto i Ds, il partito riuscirà a trovare serenità il partito con questa conferenza programmatica?

«Sono convinto di sì. E non perché si pensa ad un unitarismo forzato. Rimangono le differenze tra linee politiche ma c'è il riconoscimento complessivo che un partito, qualunque partito, non può essere gestito con il maggioritario. La necessità di una ricomposizione unitaria è una necessità che si respira sia nel quadro nazionale che in quello regionale e locale ed è chiara a tutti. C'è un percorso post-Pesaro che doveva essere fatto, per evitare il rischio di scissioni. E le scissioni, per l'appunto, avvengono nel momento in cui in un partito si sceglie di decidere a maggioranza e senza alcun tipo di confronto. In un momento in cui la necessità, anche quella della coalizione a livello nazionale, è quella di trovare spirito unitario, sarebbe azzardato proseguire con scontri interni ai singoli partiti.»

Il ragionamento di Ricci parte dal quadro nazionale. Le diatribe tra maggioranza e minoranza interna successive al Congresso di Pesaro hanno messo a dura prova l'unità dei Ds. E, come un domino, questa complessità si è trasmessa a livello territoriale con attacchi sopra le righe tra maggioranze e minoranze. Così, in Umbria, l'anomalia orvietana (dove la maggioranza è in mano alla minoranza regionale) aveva acuito le distanze ed i malesseri tra fassiniani e berlingueriani.


Ma perché dalla conferenza programmatica lei si aspetta un ritrovato spirito unitario?

«Perché, come a livello nazionale, si è capita la necessità di un modus vivendi interno al partito. È stato capito in Umbria, l'ha capito il partito nel suo insieme ad Orvieto. E unitariamente abbiamo lavorato alla stesura dei documenti programmatici. Tra le proposte che farò ci sarà anche quella di dare ruoli più forti nella conduzione del partito a chi, ad Orvieto, fa parte della minoranza interna».


L'accusa più ricorrente nei confronti dei Ds è quella di un partito appiattito sulle scelte dell'amministrazione comunale.

«Non sono assolutamente d'accordo. Il partito, nell'Orvietano, vive di luce propria. In questo periodo i Ds propongono almeno due iniziative di confronto a settimana. Poi è ovvio. C'è una legislazione particolare e alcuni ruoli istituzionali sovraespongono naturalmente il lavoro svolto da quei compagni che questi ruoli ricoprono. Ma l'autonomia del partito è reale. E la si vedrà anche al momento dell'indicazione di un nuovo candidato a sindaco».


Veniamo proprio a questo punto. Si fa un gran tourbillon di nomi per il futuro sindaco di Orvieto. Lei che ne pensa?

«Personalmente dico che è impossibile fare nomi in questo momento. Mi risulta anche difficile smentire quanto sostenuto da alcuni giornali che, a loro volta, si smentiscono quotidianamente sostituendo candidati ad altri candidati. Ogni indicazione è destituita di qualsiasi fondamento, sia dal punto di vista formale che informale. Questo perché in Umbria non si sono avviate discussioni sugli equilibri politici».


Che ne pensa di elezioni primarie per la scelta dei candidati di coalizione? In alcuni territori l'Ulivo agirà così. Addirittura c'è chi propone primarie tra candidati proposti dai partiti è tra quelli provenienti dalla società civile (girotondi, associazioni, social forum ecc.). È azzardato.

«Divido in due la sua domanda. Sulle primarie va fatto un ragionamento. Se si immaginanassero primarie su base regionale, dopo aver immaginato degli equilibri di coalizione, queste avrebbero senso. Ma se ogni territorio dovesse decidere di proporre primarie di coalizione mi chiedo quale senso potrebbero avere. Immaginiamo primarie di coalizione ad Orvieto. Il candidato proposto dai Ds per le primarie sarebbe automaticamente il candidato che poi la coalizione esprimerebbe come sindaco. È questione matematica e non politica. Per quanto riguarda il mondo dei girotondi, delle associazioni, dei social forum io sono convinto che si debba permettere loro di partecipare direttamente alle elezioni. Penso a liste autonome collegate alla coalizione o anche a spazi di autonomia nelle nostre liste».


Veniamo alle altre forze politiche del centro sinistra. Un giudizio. Cominciamo dalla Margherita.

«Non mi permetterei mai di esprimere un giudizio o un commento su quanto sta accadendo. Personalmente auspico che si risolva prima possibile la loro discussione interna».


Rifondazione Comunista?

«C'è un rapporto positivo in tutti i comuni del comprensorio. C'è un rapporto organico sia a livello di programma che di supporto all'attività amministrativa».


Non è così con il Pdci

«Non si riesce a trovare la strada di una ricomposizione. Io ritengo che i dirigenti locali e gli eletti utilizzino il peggior modo possibile per ottenere visibilità. Io comprendo che quella del Pdci è una posizione di sopravvivenza scomoda. Stanno tra Rifondazione e la corrente di sinistra dei Ds. Non è semplice trovare strategie politiche e obbiettivi per differenziarsi. Attaccare i Ds ad Orvieto affermando che ci si trova di fronte ad un comitato d'affari è assurdo. Poi mi piace ricordare che il programma di governo di Orvieto è stato sottoscritto anche da loro. Sono convinto che nel corso della consiliatura si possa arrivare a delle modifiche. Ma da qui a dire che è tutto sbagliato, ce ne passa molto»

I partiti si interrogano sul proprio futuro

Pubblicato il: 03/03/2003

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