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Non si deve chiudere la Mabro

"Mettere in campo di tutte le iniziative utili a individuare soluzioni che escludano la cessazione dell'attività della ex Mabro". Questo l'impegno che chiede la Cgil  a proprietà ed stituzioni

ORVIETO - "Mettere in campo di tutte le iniziative atte a individuare soluzioni che escludano la cessazione dell'attività della ex Mabro". E' l'impegno che si aspetta la Cgil di Orvieto tanto dalla proprietà dell'azienda quanto dalle istituzioni - in particolare dalla Regione  - che in questi anni l'hanno sostenuta. Un impegno che - secondo la Cgil - dovrà essere ribadito nell'incontro che si svolgerà lunedì prossimo con le istituzioni regionali, provinciali e comunali per tentare di individuare un percorso che possa contribuire a scongiurare l'annunciata chiusura dell'azienda tessile. "La Camera del Lavoro di Orvieto - è affermato in una nota sindacale - sottolinea il valore economico, occupazionale e sociale che l'azienda riveste per l'Orvietano; un territorio, che ha visto negli ultimi due anni un susseguirsi di chiusure di piccole e medie aziende del settore  manifatturiero provocando l'uscita  dal mercato del lavoro di almeno un centinaio di lavoratrici tutt'ora non ricollocate". Oggi l'azienda dopo varie ristrutturazioni occupa 82 dipendenti con alta professionalizzazione conseguente anche agli standard prodottivi posizionati nella fascia di alta gamma; è quindi un azienda, la più grande  azienda umbra del settore, che anche in una situazione di mercato internazionale che penalizza pesantemente il settore tessile-abbigliamento, ha le condizioni per competere e per mantenere una presenza sul mercato del tessile di alta qualità.
È su questo versante, della ricerca, dell'innovazione e della formazione che siamo collettivamente chiamati a misurarci. Il sistema industriale del nostro paese e in particolare il settore tessile è di fronte ad un bivio, a scelte di prospettiva decisive per recuperare il ritardo accumulato negli ultimi anni, è necessario che il paese si doti di politiche industriali che, pur tenendo delle contraddizioni, delle opportunità e dei rischi che pone la globalizzazione dei mercati, siano in grado di governare i processi per limitarne gli effetti negativi e direzionarne gli esiti verso modelli di sviluppo sostenibili".

Pubblicato il: 04/06/2005

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