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Viva la Palombella viva

È lo slogan del comitato che si è costituito per difendere la tradizionale palombella viva. Ha già raccolto quattrocento firme e conta su un plebiscito...

ORVIETO - "Viva la Palombella viva". È con questo slogan che, passato da quindici giorni appena l'idillio tra animalisti e tradizionalisti che ha caratterizzato l'edizione 2005 della festa, si riaccende la polemica con la nascita di un comitato spontaneo che nella giornata di domenica ha iniziato a raccogliere firme per ripristinare la tradizione della palombella viva e non "intubata". Quattrocento quelle messe insieme soltanto nel pomeriggio del Corpus Domini, cinque mila l'obiettivo prefissato, ma secondo i promotori sarà un autentico plebiscito. A spingere l'iniziativa venticinque orvietani convinti di essere dalla parte della stragrande maggioranza della popolazione della Rupe. Tra loro professionisti, medici, insegnanti, gente comune della società civile. "Siamo un comitato trasversale - afferma, tra i membri del comitato lo storico locale, Mauro Sborra - senza scopi politici né di lucro, ma fermamente intenzionati a difendere una tradizione. Si sta cercando di imporre rivisitazioni o, come in altre feste cittadine, addirittura si inventano tradizioni di sana pianta. Mettere un simulacro significa, secondo noi, annullare il significato della festa. La palombella al contrario deve restare viva: non ha mai riportato alcun danno, tanto meno diventa sorda come si voleva far credere. Unica cosa da fare, questo sì, togliere il plexiglass perché lì veramente l'animale è costretto in una posizione innaturale e rischia di soffrire. Per il resto non è concepibile l'atteggiamento di chi è favorevole all'aborto e contemporaneamente dà battaglia per la palombella finta". Riecheggiano nelle parole di Sborra quelle del predecessore del vescovo Scanavino, Decio Lucio Grandoni, che agli animalisti, che gli chiedevano aiuto per salvare la colomba dal trauma degli scoppi, propose di aiutarlo a salvare tanti feti dal trauma della morte. Quanto al tavolo di dialogo tra animalisti e "tradizionalisti", aperto quest'anno dall'Opera del Duomo per avviare una trasformazione della festa e dei costumi, il giudizio è quanto mai duro. "Dovranno assumersi la responsabilità - dice seccamente Sborra - di aver offeso un'intera città poiché nell'aprire quel tavolo hanno riconosciuto agli animalisti una "capacità giuridica" sull'argomento che assolutamente non hanno. E questo ci spinge ancor più a continuare la nostra battaglia, democratica, ma ferma, per la palombella viva e non intubata". Insomma se l'edizione 2005 della festa era passata sotto la sigla ottimistica della pace fatta, la strada verso un adeguamento dei costumi, auspicata da molti, e per primo dal vescovo Scanavino, pare ancora tutta in salita.

Pubblicato il: 31/05/2005

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