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Furti a puntate nei caselli stradali

Denunciati a piede libero due dipendenti della ditta privata incaricata di raccogliere gli incassi.

ORVIETO - Avevano escogitato un sistema da "autentici addetti ai lavori" per rubare "a puntate" gli incassi dei caselli autostradali. Unico inconveniente non poter conoscere l'esatto contenuto del bottino di ogni singolo colpo: la "pesca miracolosa" alla fine è comunque costata alla società Autostrade una cifra che sfiora i nove mila euro. A ingegnare il sistema due dipendenti della ditta privata incaricata del prelievo degli incassi dalla società Autostrade. Che sono finiti adesso sul registro degli indagati della Procura di Orvieto per furto aggravato e continuato. Le indagini - condotte dalla polizia stradale di Orvieto, sotto la giuda del comandante provinciale, Francesco Falciola - erano scattate nell'agosto dello scorso anno. Quando dal casello di Fabro sparì il primo incasso. Da allora seguirono con una certa regolarità altri colpi messi a segno agli svincoli di Orte e Roma, per cui la stradale orvietana chiese la collaborazione dei colleghi di Roma nord.  I due uomini - di cui non sono state rese note le generalità, in quanto le indagini restano tuttora in corso - avrebbero colpito il tallone d'Achille delle sofisticate casseforti in cui la società Autostrade custodisce l'incasso giornaliero dei pedaggi. Secondo "il protocollo", giornalmente, l'incaricato della ditta privata apre la cassaforte, con una combinazione che cambia giornalmente, e preleva il raccoglitore, assolutamente sigillato, contenente svariate buste nelle quali è custodito singolarmente, in diverse tranche, l'incasso. Buste alle quali gli incaricati non alcun accesso, né tanto meno ne conoscono il contenuto. I due dipendenti si "accontentavano" tuttavia -  non potendo fare diversamente - di una busta a caso che come per magia spariva senza lasciare traccia, né alcun segno di infrazione sul contenitore che arrivava al deposito rigorosamente sigillato e inviolato. Una magia che gli inquirenti non svelano ma che, sembra, potrebbe essere tutto sommato relativamente semplice per degli addetti ai lavori. Le indagini (gli agenti si sono anche spacciati da dipendenti della società Autostrade) si sono avvalse di appostamenti e pedinamenti che hanno consentito di chiudere il cerchio attorno a un paio di dipendenti sospetti denunciati adesso a piede libero. La fase investigativa ha visto, tra l'altro, la fattiva collaborazione della ditta privata in questione.

Pubblicato il: 21/05/2005

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