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Un poeta tra di noi, la voce e il canto di un uomo semplice

Francesco Adelio Tittocchi nel suo libro ci insegna la bellezza delle piccole cose. 'Le mie puisie' sono quadri di un pittore «che rilegge la realtà attraverso le proprie sensazioni»

Cultura

di Valeria Cioccolo

Ci sono poeti nascosti tra le spighe di grano … questa è la prima sensazione che ho avuto leggendo “Le mie puisie” di Francesco Adelio Tittocchi, realizzato con la partecipazione dell’Amministrazione comunale di Castel Viscardo e curato dalla proessoressa Alba Stella Paioletti. Quest’uomo ha sofferto, ce lo dicono le sue parole, le sue ballate, le sue liriche. Ha sofferto soprattutto perché ha subito la guerra, che gli ha rubato la giovinezza e il sogno di studiare. Ma non si è arreso, questo no, e ci lascia con le sue poesie la testimonianza di un grande amore per la vita e per tutte le piccole gioie quotidiane. Ha una grande capacità di rendere visibili le sue descrizioni, è un pittore che rilegge la realtà attraverso le proprie sensazioni. Ed ecco che intorno a noi si apre il suo mondo, in cui egli si muove da regista, ci presenta il suo paese, la sua vita, i suoi compaesani, le feste popolari, la sua campagna (ma non è anche la nostra?) si popola di padroni e spose, di giovani, di partite di calcio, di pezzi di vita. La ruota che muove il mondo è nascere e morire e anche il cimitero, anche il pensiero della fine segna i nostri giorni, ma nelle sue poesie Francesco Adelio Tittocchi ci rincuora, persino la morte diventa più leggera nelle sue rime, perché è qualcosa di naturale che ci ricongiunge con Dio. La storia, l’attualità, i cambiamenti fatti dal progresso passano sotto la sua penna, tutto con lui assume spontaneità unica, ci appassiona, ci fa sorridere e ci fa sentire il sapore di una saggezza vera, guadagnata con l’esperienza di ogni giorno. C’è una grande passione in quest’uomo, che coraggiosamente ha vissuto affrontando ogni difficoltà. Ma in un certo senso egli riesce a sdrammatizzare gli episodi anche più duri attraverso il sorriso bonario di queste poesie. Ogni minimo particolare può trasformarsi nel protagonista di un suo canto, una notte stellata, una ragazza, un temporale, la mietitura del grano … anche il linguaggio spontaneo, personalissimo, contribuisce alla bellezza dei testi, che sono veri, naturali, concreti e onirici nello stesso tempo.

Ascoltate, non vi sembra di essere lì, non sembra di vedere i colori di quest’alba, non si sente la fatica e la gioia di questo mietitore?

Oh come era bella l’alba alla mattina!…

Nel tempo estivo, nel mese di giugno.

Il cinguettio dell’uccelletti inchina

il mietitore, con la falce in pugno

stanco anelante, a lavoro cosa meschina

con faccia altera e sorridente il grugno

salutando le messe ed il lavoro

mietendo il frutto di ogni spiga d’oro.

(Francesco Adelio Tittocchi, Quando si mieteva il grano, in Francesco Adelio Tittocchi, Le mie puisie, 2002)

Pubblicato il: 26/02/2003

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