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Chiusa a tempo di record la verifica dello stato passivo dell'Itelco

Si apre ora una nuova fase nel procedimento fallimentare. Ora un perito dovrà effettuare la stima del valore dei fabbricati e dei beni Itelco e poi si procederà alla vendita

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ORVIETO - Chiusa a tempo di record la verifica dello stato passivo dell'Itelco. In appena due mesi e mezzo il tribunale di Orvieto, lo scorso 28 aprile, ha reso esecutivo lo stato passivo completando la verifica delle domande dei creditori: 271 - tra lavoratori, fornitori e istituti di credito - quelli che si sono insinuati nel procedimento fino a questo momento. Nella giornata di ieri il curatore fallimentare, Luca Frosinini, avrebbe terminato di comunicare a tutti i creditori le relative posizioni stabilite dal giudice Claudio Baglioni. Si apre ora una nuova fase nel procedimento fallimentare, fermo restando la possibilità da parte di eventuali nuovi creditori di effettuare ancora insinuazioni tardive. Secondo quanto stabilito dalla procedura, spetterà ora al perito, incaricato dal tribunale,  effettuare la stima dell'attivo fallimentare ovvero il valore dei fabbricati e dei beni Itelco. A quel punto il curatore procederà all'alienazione dell'intero patrimonio dell'azienda tramite vendita all'incanto. I tempi della liquidazione dei creditori sono dunque strettamente legati a quelli della vendita. Assolutamente imprevedibili in una fase come questa in cui non si conoscono ancora la tipologia dei possibili acquirenti e dunque neanche i tempi che serviranno per l'alienazione del patrimonio. La verifica dello stato passivo era iniziata con la prima udienza dello scorso 15 febbraio, dopo che il giudice aveva dichiarato il fallimento dell'azienda del professor Fumi il 20 dicembre. Al termine di un anno e mezzo in cui si era tentato il tutto per tutto per arrivare al concordato preventivo. A dicembre poi l'azienda aveva chiesto un altro mese e mezzo per trattare con le banche, nel tentativo di rientrare di qualche creditore e arrivare ai presupposti di legge per ottenere il concordato. Ma il giudice si riservò qualche giorno di tempo per decidere e poi il 20 dicembre scelse di non concedere altre proroghe  e, dal momento che non sussistevano i presupposti di legge per coprire il 40% di quanto spettante ai creditori, ha decretato il fallimento dell'azienda. Ora si scrive un altro capitolo sulla tragedia imprenditoriale di un'azienda, nata sul territorio, e che si era imposta all'epoca fra quelle leader mondiali nel broadcasting. Ai tempi d'oro dava lavoro ad oltre 240 dipendenti e ad un indotto importante. E sulla presenza dell'Itelco ad Orvieto era nata addirittura l'università con ingegneria delle telecomunicazioni.

Pubblicato il: 11/05/2005

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