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Orvieto: i disegni di progetto per la facciata del Duomo

La conferenza organizzata dall'ISAO e tenuta dall'architetto Damiani ci mostra una 'facciata' insolita della nostra cattedrale

Cultura

di Valeria Cioccolo

Il Duomo è un’opera complessa e grandiosa divenuto meritatamente il simbolo della nostra città. Gioiello del gotico italiano, è stato e continua ad essere studiato sotto molteplici aspetti. Ma se potessimo tornare indietro nel tempo ci accorgeremmo che, dietro ai mosaici e ai marmi policromi, dietro alle statue e alle guglie, c’è la storia degli uomini e di tutta una città che ha convogliato per più di due secoli quasi tutte le proprie energie (finanziarie, fisiche e intellettuali) nella realizzazione della sua cattedrale. É chiaro che un’opera così non nasce da un giorno ad un altro, richiede studi accurati di artisti ma anche capacità maestranze e scalpellini che ogni giorno si ritrovavano a risolvere problemi concreti della costruzione. Come facevano? Ieri come oggi per queste costruzioni si realizzavano disegni preparatori. Per la facciata del Duomo di Orvieto se ne conservano 3, realizzati su pergamena (2 si trovano all’Opera del Duomo e 1 al Museo dell’Opera del Duomo, oggi restaurate), che, tra l’altro, rappresentano gli unici progetti di facciata del gotico italiano che siano giunti fino a noi. Questi disegni sono stati oggetto di studio e di diverse interpretazioni nel corso del tempo, riguardanti la datazione (sembra comunque che l’arco cronologico della loro realizzazione sia compreso tra inizi ‘300 e primi 30 anni del ‘400), la paternità, il significato (più o meno simbolico), la loro rispondenza all’opera finale. Una di queste è quella presentata ieri (20 febbraio) a Palazzo dei Sette dall’architetto Maurizio Damiani, che ha illustrato i risultati di un suo studio molto accurato effettuato sulle pergamene in questione. La chiave di lettura proposta è di carattere tecnico-oggettivo. Questo significa che più che indagare sui significati simbolici o esoterici delle proporzioni, che sicuramente ci sono, egli si è concentrato su aspetti più concreti: come questi progetti siano stati utilizzati per definire nel tempo il disegno di facciata (il primo, più antico, ci mostra una realizzazione monocuspidale), come siano stati usati per stabilire le proporzioni, o con quali tecniche gli artisti e le maestranze del tempo riuscivano a realizzare disegni complessi partendo da elementi semplici, come il quadrato e il triangolo. I disegni sono stati studiati molto attentamente anche attraverso riproduzioni fotografiche realizzate con luce ultravioletta e filtri particolari. Si riesce così a vedere i fori del compasso che è stato usato sulle pergamene per proporzionare l’opera attraverso rapporti proporzionali ben noti all’epoca (che oggi invece ne loro significato totale ci sfuggono). Il confronto tra rilievo attuale della facciata e i disegni dimostra che nessuno dei tre è perfettamente rispondente al risultato finale. La spiegazione va cercata nel fatto che la cattedrale ha posto difficoltà di realizzazione che si sono palesate nel corso dei lavori. Questo ha fatto sì che nella pratica si è dovuto via via modificare il progetto originale per ovviare a problemi che potevano essere di estetica come di stabilità. I tre progetti hanno evidentemente contribuito al raggiungimento di ciò che abbiamo oggi: un’opera che non corrisponde a nessuno schema geometrico preordinato, ma che è sicuramente proporzionata maestosa e ardita.

Pubblicato il: 23/02/2003

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