Archivio Orvietosi Archivio anni 2002-2012: NOTIZIE
NOTIZIE CORSIVI

Nostalgia di acque passate

Approfondimento

di Dante Freddi

Parliamo di una quarantina d’anni fa, o giù di lì. Avevo dodici o tredici anni quando andai a pesca per la prima volta da solo. Da Orvieto, abitavo a due passi dal Duomo, prendevo la Funicolare e arrivavo al ponte di Paglia, uno dei ‘posti’ migliori. C’erano cavedani, barbi e rovelle, i pesci più grossi erano quelli che non ero riuscito a prendere, come nella cultura narrativa di ogni buon pescatore. Cerignolo di canne intrecciate, canna di bambù, in tasca filo, un paio di sugherini, ami e piombini.

I pesci erano poco maliziosi, proprio come noi, ed erano tanti, l’acqua pulita, l’erba verde come soltanto la memoria sa colorare, gli odori delle ‘vetriche’ intensi, la vita aveva gli anni di fronte e la luce di tutto era ‘diversa’ da quella che gli occhi sanno cògliere ora.

Poi, qualche anno più in là, la prima apertura alle trote, pesce mitico, quasi inesistente nel Chiani, seminato dalla Provincia di Terni, che doveva far contenti i pescatori ternani. Dal ponte sul Chiani, a Cicoria, si vedevano, e si vedevano saltare. Di notte prendemmo il posto, proprio lì dove stavano il giorno prima. Poco distante altri avevano fatto la stesa cosa. Freddo intenso, ansia per quella pesca nuova e straordinaria, da pescatori veri, non più cavedani barbi e rovelle. Ne presi due, incredibile. Divennero sei il giorno dopo. Dopo un paio di giorni di trote non ce n’erano più e si ritornò a cavedani, barbi e rovelle, i pesci del nostro fiume, abbondanti, disponibili a ‘mangiare’. Ne ho presi sempre tanti, ‘cerignolate’. Forse.

Pubblicato il: 23/02/2003

Torna alle notizie...