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L'Orvietano ha diritto ad un deputato e ad un senatore del territorio

Tutti lamentano la marginalizzazione dell nostro territorio, ma  deputato e senatore sono di "importazione". È necessario un atto di orgoglio, al di là delle logiche di spartizione partitiche

foto di copertina

di Dante Freddi

Durante la settimana scorsa, attenuato il clamore sui risultati delle regionali, il sindaco di Orvieto Stefano Mocio ha rilasciato interviste e convocato una conferenza stampa.
La sua relazione sullo stato del programma amministrativo con cui ha ottenuto la fiducia dei cittadini, pure importante, è rimasta fagocitata dalle considerazioni espresse sulla condizione di sempre maggiore  isolamento dell’Orvietano rispetto all’Umbria. “Dobbiamo tutti evitare la  marginalizzazione dell’Orvietano e iniziare a ragionare per il rilancio del nostro territorio rispetto alla Provincia e alla Regione”. E ancora  Mocio. “Non si può negare il rischio di marginalizzazione che sta correndo da almeno un decennio il nostro territorio. Non sto facendo delle critiche negative all’operato dei singoli amministratori – non è colpa né di Pacioni, né della Stella, né di Cimicchi”.

Insomma, stiamo divenendo un paesello, ma la colpa non è di nessuno, è invece imputabile a nuovi “equilibri geopolitici”, quasi questi si realizzassero per forza endogena e incontrollabile.

L’analisi cauta di Mocio è comprensibile dato il ruolo istituzionale che ricopre.

Il nostro territorio corre il rischio di divenire ancor più periferia, ma se questo è, come tutti paventano, è necessario che la classe dirigente se ne faccia carico come una propria responsabilità. Se abbiamo perduto l’Asl, se l’ospedale non ha ancora una propria “personalità” nei confronti della sistema sanitario regionale e soffre per mancanza di personale e di mezzi, se è ancora in discussione il ruolo di una Università orvietana, se dobbiamo raccomandarci per avere infrastrutture che sono prioritarie, come la complanare, la responsabilità è di chi governa, persone e partiti. Per insipienza di alcuni o per eccessiva capacità di sopraffarre di altri. E gran parte del “gioco” si è svolto sempre all’interno dei diesse e i risultati ottenuti giustificano ora la reazione dei suoi vertici orvietani per evitare l’ennesimo evento che ci porterebbe ancora più indietro, quale è la perdita di una presenza orvietana in Regione.

Ma ci sono anche altri piani su cui operare per concretizzare questo bisogno di esserci, che è divenuto vitale per non trasformare una città ed un territorio internazionali in un paese  della periferia di Terni e Perugia.

Abbiamo di fronte le elezioni politiche, forse ad aprile 2006, forse domani.

Nel nostro collegio sono eletti un deputato sconosciuto ai più, tale Katia Bellillo, dei comunisti italiani, e un senatore diessino, presente nei momenti più “gravi”, certamente personaggio di livello, ma mandato nel collegio sicuro da Roma e imposto ai diesse orvietani sulla “pelle” del senatore nostrano Carpinelli. Questa non è stata forse una sconfitta per la politica orvietana?non è stato un  passo ulteriore verso la “marginalizzazione”? non è stata responsabilità di un partito orvietano che non ha saputo garantire neppure il proprio senatore in carica?

Nessun candidato di centro destra può essere eletto. La scelta è quindi in mano soltanto all’Unione. La responsabilità  della gestione del collegio si allarga quindi a tutti i partiti che la compongono e se saranno imposti candidati da Roma, di qualsiasi provenienza politica, sappiamo che DS e Margherita, Rifondazione e Comunistai italiani e SDI e Udeur e repubblicani hanno ceduto le nostre rappresentanze per altri interessi, per logiche esterne e di parte.

La rivendicazione che i candidati al Parlamento dell’Unione siano orvietani è atto decisivo per offrire concretezza alle parole ad alle affermazioni di principio. È nello spirito del sistema uninominale che le realtà locali siano rappresentate da uomini politici che provengono dal territorio e non è quindi una questione di campanilismo.
Siamo noi a scegliere e dopo decenni di colonizzazione un sussulto di orgoglio sarebbe apprezzato.

 

 

Pubblicato il: 18/04/2005

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