Archivio Orvietosi Archivio anni 2002-2012: NOTIZIE
NOTIZIE CORSIVI

Atti di libidine sulle figlie minorenni, oggi la sentenza

Il processo, celebrato interamente a porte chiuse, termina stamani con la replica del pm, Calogero Ferrotti, cui seguirà la lunga camera di consiglio che anticiperà la sentenza.  Le tesi dell'accusa e della difesa a confronto...

di Stefania Tomba

ORVIETO - È attesa per la tarda mattinata di oggi la sentenza nel procedimento penale contro il commerciante orvietano alla sbarra dall'ottobre del 2003 per presunti atti di libidine sulle figlie minorenni. La sentenza del collegio penale - composto dal presidente Ianigro e dai giudici Vita e Bonato - mette fine, almeno in primo grado, a una delle più delicate vicende giudiziarie mai arrivate nelle aule del palazzo di giustizia orvietano. Il processo, celebrato interamente a porte chiuse, termina stamani con la replica del pm, Calogero Ferrotti, cui seguirà la lunga camera di consiglio che anticiperà la sentenza. 

Questa la vicenda. Tutto iniziò nell'estate del 2001 quando la moglie, di origini sudamericane, si recò in procura per denunciare il marito. Al 50enne vengono contestati 8 episodi nell'arco di 40 giorni, episodi in occasione dei quali avrebbe compiuto atti di libidine sulle piccole che all'epoca avevano 5 e 7 anni. Il processo iniziò soltanto nell'ottobre del 2003. Nel corso della prima udienza la donna si è costituita parte civile, affidando all'avvocato, Emilio Festa, le richieste di risarcimento del danno morale e biologico quantificato in una provvisionale di 200 mila euro. La donna si è riservata, poi, in seconda istanza, la richiesta del danno patrimoniale.

Le tesi dell'accusa. Il pm ha chiesto per il commerciante orvietano 7 anni e 6 mesi di reclusione senza il riconoscimento delle attenuanti generiche, l'esclusione dalla podestà genitoriale e dagli uffici previsti dalla legge. L'accusa fa leva in particolare sulle testimonianze rese da una delle bambine, in sede di incidente probatorio. Affermazioni piuttosto precise che, secondo Ferrotti, non potrebbero considerarsi frutto delle fantasie di un minore. Sempre la stessa bambina avrebbe anche confermato di non aver subito indicazione alcuna da parte della madre su cosa dovere o non dover dichiarare. E pienamente credibile, per l'accusa, sarebbe anche la donna che, all'epoca dei fatti, si sarebbe dichiarata innamorata e soddisfatta del rapporto con il coniuge e non avrebbe quindi avuto motivi per accusarlo ingiustamente.

Le tesi della difesa. Il commerciante - difeso in maniera congiunta dai legali Guglielmo Santarelli e Manlio Morcella  - si è sempre dichiarato innocente. Sarebbero del tutto inaffidabili, secondo i suoi avvocati, le dichiarazioni rese da una delle bambine. Alla piccola, infatti, sarebbero state rivolte domande "secche e dirette, in aperta violazione dei più elementari dettami della psicologia forense - affermano - Sotto pressione e in un contesto esasperato, la teste avrebbe risposto in maniera del tutto scontata". Altrettanto cruciale, per la difesa, il fatto che le mutandine sulle quali la madre avrebbe rinvenuto delle tracce di sporcizia sarebbero completamente avulse dai giorni relativi agli episodi contestati. E soprattutto la difesa dell'uomo fa leva sui profondi motivi di dissidio esistenti nel rapporto tra i due coniugi derivanti, in particolare, dall'estrema gelosia della donna. Su questo e nient'altro, secondo loro, poggerebbe l'intera vicenda giudiziaria.

Le perizie. Contraddittori i risultati delle visite mediche: mentre su una delle bambine non era stata riscontrata la minima traccia di violenza, sull'altra sarebbero stati rinvenuti dei segni ritenuti anche compatibili con l'ipotesi dell'accusa. Tuttavia gli esiti delle perizie psichiatriche avrebbero tracciato un profilo pressoché concorde delle piccole che sarebbero risultate prive di tratti psicologici tali da far ravvisare traumi derivanti da abusi.

Pubblicato il: 21/03/2005

Torna alle notizie...