Lettera al sindaco del collettivo Il manifesto
La Politica per gli anziani di Orvieto è diventata negli ultimi 10 anni una specie di problema insolubile. Come mai?
Anziani in città o in campagna?
"il manifesto
Collettivo di Orvieto
Signor Sindaco del Comune di Orvieto
p.c. Signor Presidente Istituto Piccolomini Febei di Orvieto
Caro Sindaco
La Politica per gli anziani di Orvieto è diventata negli ultimi 10 anni una specie di problema insolubile. Come mai? E dire che essi rappresentano, in una Regione ad alto tasso di invecchiamento della popolazione, la fascia più rappresentativa della comunità, anche elettorale. I nostri anziani sono in gran parte autosufficienti e dotati di autonomia economica. Alcuni di loro, con il passare del tempo, si troveranno, prima o poi, ad aver bisogno delle cure e delle attenzioni della loro comunità e quindi di Servizi pubblici, sanitari e sociali, che devono dimostrarsi all'altezza delle diverse esigenze che inevitabilmente emergono. E parlare di Servizi significa pensare anche agli spazi e alla loro collocazione e accessibilità..
A questo proposito, le varie promesse degli amministratori durante il recente passato della città suonano quasi come una ripetuta presa in giro: prima l'ex-ospedale, poi un ipotetico spazio nel centro di Orvieto, poi in giro per la campagna. Inoltre, la crisi del Piccolomini e di altre simili strutture, i tentativi di privati a commercializzare l'assistenza agli anziani, un pensiero diffuso che suddivide gli anziani in gruppi: autonomi, seminautonomi, disabili, cronici, soli ecc. "Questi li mettiamo qui, questi là, ecc."
Stiamo parlando di persone, esseri umani che nella loro vita hanno vissuto la città, sia la Rupe, sia le frazioni o la campagna fecendo comunque sempre riferimento a Orvieto, al suo mercato e agli uffici, servizi, negozi e altro del suo Comune, persone che hanno dato alla città e ai suoi abitanti.
Lo stesso individuo può passare, nella cosiddetta terza o quarta età, attraverso tutti questi stadi, dall'autonomia alla dipendenza, diventando sempre più fragile e bisognoso proprio della comunità che lo circonda. Per questo è assurda l'idea di negare all'anziano la possibilità di stare vicino alla gente, alla città con i suoi eventi, avendo la possibilità di uscire e goderne la bellezza oppure di essere visitato anche brevemente da un amico, sentendosi 'a casa'.
Sappiamo che gli anziani saranno sempre più numerosi. E noi saremo sicuramente tra loro, se continueremo a vivere.
Presentare loro l'immagine di una lontana 'Casa di Riposo', o altro termine che sta per 'ospizio', cioè un luogo di degenza-reclusione forzata, che abbiamo visto altrove degenerare spesso in lager, è assai poco tranquillizzante.
Mentre invece la sua collocazione in città permetterebbe quel controllo costante dei cittadini sulla qualità con cui vengono trattati i loro anziani.
Lei stesso, caro sindaco, ha recentemente affermato che sarebbero stati i cittadini a decidere del loro futuro. Almeno Lei sia conseguente con le sue parole:
indica un Referendum dal quale comprendere quale è la vera volontà degli orvietani, non sempre interpretata dai rappresentanti eletti, soprattutto quando hanno promesso senza mantenere;
sostenga l'idea di mantenere gli anziani sulla Rupe, nel cuore della vita della città, anche quelli bisognosi di cure mediche e di assistenza;
scelga coraggiosamente di adibire la Palazzina Comando dell'ex-Caserma Piave a questo scopo, invece di cavalcare fantasie economicamente irrealizzabili di una cultura esibizionista e di un turismo di facciata, i quali non possono nascondere i veri problemi dei cittadini, inclusa la vecchiaia e la morte. Sarebbe scandaloso buttar fuori i nostri anziani per far posto ai turisti, a studentelli di altre città, ai giochi di piccoli e grandi poteri così fuori dalla realtà di una crisi che è ormai mondiale. Città della salute, Città del sorriso, Città slow per chi?
La Palazzina ha tutti i requisiti per chiudere il problema degli anziani che ci portiamo dietro da anni. Dovrete dimostrarci perché non è possibile!
Cordialmente
Per il collettivo de il manifesto Giulio Montanucci"
Pubblicato il: 10/03/2005