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Bomba, potrebbe esser stata spostata

Trapelano i primi risultati degli esami della scientifica. Si sarebbe trattato di una bomba di fattura completamente diversa da quelle di Genova e Milano. Resta in piedi tanto la matrice eversiva quanto quella intimidatoria...

di Stefania Tomba

ORVIETO - Non è escluso che la bomba possa esser stata spostata da altri dopo che il "postino" attentatore l'aveva lasciata a destinazione. Un'altra destinazione, dunque. E non il civico 5 di via Angelo da Orvieto. Una voce, questa, che si era sparsa già nei primi minuti successivi al ritrovamento tra le persone presenti sul luogo e che adesso sarebbe presa in considerazione dagli inquirenti. In questa fase, tuttavia, resta in piedi ogni ipotesi. L'assenza della rivendicazione, infatti, non escluderebbe necessariamente la matrice eversiva dell'attentato dal momento che l'azione criminale non è stata portata a compimento e una rivendicazione, proprio per questo, risulterebbe, al contrario, del tutto anomala. È quanto sosterrebbe anche il capo della procura, Calogero Ferrotti, che coordina le indagini del commissariato e che sulla vicenda ha aperto un fascicolo per tentata strage. Contemporaneamente nessuno degli investigatori, tuttavia, starebbe scartando la seconda ipotesi. Quella cioè che all'ordigno appartenga una matrice intimidatoria: un avvertimento, insomma, dal sapore "mafioso". E in questo caso allora il pacco doveva effettivamente, nelle intenzioni degli attentatori, esplodere in mano a qualcuno che abita o lavora nella zona. Magari qualcuno invischiato in una brutta storia, o con un trascorso difficile alle spalle. Un'ipotesi, anche questa, sulla quale gli inquirenti starebbero lavorando. Intanto i primi risultati degli esami condotti dalla scientifica sull'ordigno confermerebbero appieno la natura della bomba. Non un gioco, ma una bomba confezionata per esplodere con un chilo e cento grammi di polvere pirica di diverse specie, una pila da nove volt, un sistema - probabilmente - a doppio innesco e un timer che non ha funzionato. Questa l'unica ragione, a quanto emerso finora, che avrebbe impedito alla scatola di latta del cointreau di uccidere. Una bomba professionale, come hanno confermato da subito gli artificieri, la cui fattura però, e questa è una novità trapelata solo nelle ultime ore, risulterebbe completamente diversa da quelle esplose negli attentati di Genova e Milano. La polizia scientifica inoltre non avrebbe rilevato la presenza né di un'antenna né di un microchip, particolari questi che escludono a priori la possibilità che l'ordigno potesse essere azionabile da un sistema di innesco a distanza. Né sarebbe emerso qualcosa di utile alle indagini dall'esame del filmato registrato, quella notte tra martedì e mercoledì scorso, dalle telecamere esterne della vicina filiale della Cassa di Risparmio. Il posizionamento della bomba, infatti, stando alle indiscrezioni, per gli agenti del commissariato, coordinati dal dirigente Marinelli, sarebbe da far risalire a un orario compreso tra le 4,45 e le 7,30 del mattino. Questa, al momento, una delle poche certezze su cui poggia l'intera vicenda.

Pubblicato il: 05/03/2005

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