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Itelco. Il tribunale fa i conti

Un centinaio le domande di richiesta di ammissione allo stato passivo esaminate ieri mattina dal giudice. Ma i tempi saranno lunghi. Per la "Nuova Meccanica" conclusa la verifica dello stato passivo

foto di copertina

di Stefania Tomba

ORVIETO - Un centinaio le domande di richiesta di ammissione allo stato passivo esaminate ieri mattina dal giudice Claudio Baglioni, nel corso della prima udienza del procedimento fallimentare Itelco. Si è trattato soprattutto di istituti, fornitori e qualche dipendente. Si procederà, infatti, rispettando rigorosamente l'ordine cronologico con cui sono state depositate le domande. Ne restano da vagliare, al momento, ancora 250 circa. Al momento, perché all'appello mancherebbero ancora molti creditori esteri e molte banche che non avrebbero ancora depositato la propria domanda di ammissione. I creditori possono ancora insinuarsi per tutto il tempo che servirà al giudice per rendere esecutivo lo stato passivo.

 

E sarà solo con la completa verifica dei creditori ammessi che il tribunale sarà in grado di dire a quanto effettivamente ammonta nel complesso il buco dell'Itelco. Un lavoro che è appena iniziato e che potrebbe richiedere mesi e mesi di udienze. Un anno e mezzo è già durata l'agonia della richiesta di ammissione al concordato preventivo. Un anno e mezzo in cui è stato fatto il tutto e per tutto per salvare l'azienda dal fallimento, arrivato invece lo scorso 20 dicembre con il no del giudice a un altro mese e mezzo di tempo, che era stato richiesto dall'azienda per trattare con le banche. A questo punto si prospettano ancora mesi di attesa. Tuttavia il giudice pare intenzionato a procedere velocemente ed ha già fissato una nuova udienza per il 28 febbraio prossimo. Con scadenze quindicinali il lavoro potrebbe subire un'accelerazione. Sono un'ottantina i dipendenti in attesa di essere liquidati tra quelli estranei al sindacato (la maggior parte) e quelli che si sono affidati a Cgil, Cisl e Uil.

 

E intanto, nello stesso giorno in cui è iniziata la vicenda fallimentare Itelco, si è chiusa quella della Nuova Meccanica, la seconda azienda di Fumi. La vicenda degli operai della Nuova Meccanica era estremamente complicata. I dipendenti non avevano avuto accesso alla cassa integrazione e, al momento della chiusura dell'azienda, avevano 5 mesi di stipendio arretrato. Nello stesso tempo i macchinari su cui lavoravano erano stati ceduti da Fumi in visione gratuita all'imprenditore locale Cavalloro. I sindacati avevano chiesto così di procedere alla vendita dei macchinari o alla loro alienazione. Unico modo per dare la possibilità agli ex-dipendenti di rientrare delle mensilità. Eravamo nel novembre del 2003. Ieri il giudice ha definitivamente portato a termine la verifica dello stato passivo che ora verrà compilato e presto pubblicato. A quel punto i trenta dipendenti (molti di loro sono ancora disoccupati) potranno avere accesso alla domanda per il trattamento di fine rapporto e le mensilità non percepite attraverso l'Inps e il fondo di garanzia.

Pubblicato il: 16/02/2005

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