Archivio Orvietosi Archivio anni 2002-2012: NOTIZIE
NOTIZIE CORSIVI

Enea abbandona Anchise

Non c'è un progetto anziani. È aperto un dibattito prioritario per la vita civile dell'Orvietano

foto di copertina

di Dante Freddi

Un progetto per la terza età non fa ancora parte del bagaglio culturale e programmatico delle forze politiche locali.
Nei mesi scorsi abbiamo tenuto vivo il tema e sollecitato un dibattito.
Anche la politica, al di là di noi, se n'è dovuta occupare, ma per affrontare e tentare di risolvere delle emergenze, non per costruire un piano. L'emergenza del Piccolomini Febei e quella dell'Istituto San Domenica Savio sono soltanto alcuni aspetti di una visione che  deve essere più vasta e volgere lo sguardo più lontano.
Unico partito locale che in questi giorni si è preoccupato di sviluppare un "disegno" è stato Rifondazione comunista. Di grande valore al dibattito anche il contributo offerto dal sindaco di Ficulle, Bernardino Ciuchi, che ha ricordato a tutti che non c'è soltanto Orvieto, ma un territorio ben più vasto, e non soltanto per quanto riguarda gli anziani.

Da un'indagine svolta nelle Marche, attraverso l'analisi di circa cinquemila interviste, emerge che la regione presenta un tessuto relazionale molto vivo e ricco di socialità spontanea e un elevato grado di coesione sociale tra i cittadini. Una condizione che determina una bassa presenza di ultrasessantacinquenni che vivono da soli, oltre ad una elevata prevalenza di anziani che vivono in famiglia o supportati da una rete parentale e di vicinato che offre adeguate forme di assistenza e solidarietà. Gli anziani percepisco questa condizione come elemento fondamentale che caratterizza la qualità della loro vita.

Gli anziani vogliono vivere dove hanno vissuto, continuare a coltivare i rapporti, dare continuità alla vita. Questo dovrebbe costituire l'obiettivo da perseguire, con la consapevolezza che sarà difficile raggiungerlo, che è necessario creare nuovi modelli di assistenza, che "San Giorgio" o simili case di riposo possono supplire a carenze di strutture e di idee e di risorse, ma non sono né possono divenire un modello per il futuro.

Ci siamo accorti di essere un popolo vecchio soltanto da poco, stupefatti, felici e preoccupati. Abbiamo cercato di far funzionare i modelli di assistenza esistenti, gli ospizi, perché quello soltanto conoscevamo, e abbiamo ritenuto che con qualche variazione nel nome ed una maggiore articolazione delle funzioni tutto fosse risolto. Ma non è così.

Se, per quanto ci riguarda più da vicino, immagineremo che le soluzioni siano soltanto un nuovo e più efficiente "San Giorgio" un po' più a valle, a Ciconia, e la casa di riposo di Ficulle, le case di Castel Giorgio ed altre simili che verranno, magari anche con un "diurno" ad Orvieto, sbaglieremmo.
Prima di scegliere bisogna studiare, conoscere, capire. Poi interpretare le esigenze ed elaborare rimedi.
Dietro a noi sono assenti esperienze radicate e felici a cui riferirci, per cui è vitale non scopiazzare quanto c'è, ma immaginare quello che potrebbe esserci.

 

Un progetto per la terza età non fa ancora parte del bagaglio culturale e programmatico delle forze politiche locali.
Nei mesi scorsi abbiamo tenuto vivo il tema e sollecitato un dibattito.
Anche la politica, al di là di noi, se n'è dovuta occupare, ma per affrontare e tentare di risolvere delle emergenze, non per costruire un piano. L'emergenza del Piccolomini Febei e quella dell'Istituto San Domenica Savio sono soltanto alcuni aspetti di una visione che  deve essere più vasta e volgere lo sguardo più lontano.
Unico partito locale che in questi giorni si è preoccupato di sviluppare un "disegno" è stato Rifondazione comunista. Di grande valore al dibattito anche il contributo offerto dal sindaco di Ficulle, Bernardino Ciuchi, che ha ricordato a tutti che non c'è soltanto Orvieto, ma un territorio ben più vasto, e non soltanto per quanto riguarda gli anziani.

Da un'indagine svolta nelle Marche, attraverso l'analisi di circa cinquemila interviste, emerge che la regione presenta un tessuto relazionale molto vivo e ricco di socialità spontanea e un elevato grado di coesione sociale tra i cittadini. Una condizione che determina una bassa presenza di ultrasessantacinquenni che vivono da soli, oltre ad una elevata prevalenza di anziani che vivono in famiglia o supportati da una rete parentale e di vicinato che offre adeguate forme di assistenza e solidarietà. Gli anziani percepisco questa condizione come elemento fondamentale che caratterizza la qualità della loro vita.

Gli anziani vogliono vivere dove hanno vissuto, continuare a coltivare i rapporti, dare continuità alla vita. Questo dovrebbe costituire l'obiettivo da perseguire, con la consapevolezza che sarà difficile raggiungerlo, che è necessario creare nuovi modelli di assistenza, che "San Giorgio" o simili case di riposo possono supplire a carenze di strutture e di idee e di risorse, ma non sono né possono divenire un modello per il futuro.

Ci siamo accorti di essere un popolo vecchio soltanto da poco, stupefatti, felici e preoccupati. Abbiamo cercato di far funzionare i modelli di assistenza esistenti, gli ospizi, perché quello soltanto conoscevamo, e abbiamo ritenuto che con qualche variazione nel nome ed una maggiore articolazione delle funzioni tutto fosse risolto. Ma non è così.

Se, per quanto ci riguarda più da vicino, immagineremo che le soluzioni siano soltanto un nuovo e più efficiente "San Giorgio" un po' più a valle, a Ciconia, e la casa di riposo di Ficulle, le case di Castel Giorgio ed altre simili che verranno, magari anche con un "diurno" ad Orvieto, sbaglieremmo.
Prima di scegliere bisogna studiare, conoscere, capire. Poi interpretare le esigenze ed elaborare rimedi.
Dietro a noi sono assenti esperienze radicate e felici a cui riferirci, per cui è vitale non scopiazzare quanto c'è, ma immaginare quello che potrebbe esserci.

 

 

Pubblicato il: 31/01/2005

Torna alle notizie...