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Alla Piave devono concretizzarsi scelte coerenti con la politica amministrativa degli ultimi vent'anni

Giuseppe Ricci, segretario dei diesse, dice la sua e indica dei paletti dentro cui ragionare. Decidere in continuità con le grandi scelte amministrative compiute dal 'Progetto Orvieto' fino ad oggi. Le coordinate sono 'sapere', 'turismo', 'agricoltura'

Cronaca

Sul tema della destinazione della ex caserma Piave Giuseppe Ricci, segretario dei diesse dell’Orvietano, ritiene che dire cosa si potrebbe “fare” lì non sarebbe troppo corretto, soprattutto in questa fase del dibattito, in cui si stanno raccogliendo idee. « So però che cosa non va costruito in quell’immobile: no centri commerciali e no abitazioni, perché non costituiscono elementi di quell’impulso virtuoso che dovrebbe venire alla città anche dalla corretta destinazione di quella struttura, 250.000 metri cubi, 54.000 metri quadrati di calpestio esistenti, un giardino straordinario, un’architettura preziosa».

Questo però è per Ricci il momento giusto per contribuire a definire le linee guida delle scelte successive. E su questo ha idee che racconta con chiarezza. «Credo che le coordinate per orientarsi nella scelta sulla destinazione dell’ex Piave siano indicate dalla politica del Comune di Orvieto degli ultimi vent’anni, dal Progetto Orvieto ad oggi.

Sapere, turismo, agricoltura sono le direttrici, aggettivate da innovazione e qualità. Quanto è pensato all’interno di queste linee credo debba essere valutato come coerente allo sviluppo della città impresso dagli Orvietani. Dobbiamo saper ascoltare la città, ed oltre, data l’importanza dell’immobile e la centralità di Orvieto».

La enormità della ex caserma offre la possibilità di individuare più soluzioni contemporanee e su questo Ricci è d’accordo.

«C’è un’azione da intraprendere subito- continua Ricci- a cui sono stato sensibilizzato da dibattiti che si sono svolti nel partito negli ultimi giorni e che mi trova entusiasta: aprire il giardino alla gente. Molti non sono mai entrati dentro la caserma e non conoscono quella parte della loro città. Lì potrebbe esserci l’unica vera piazza di Orvieto, totalmente esclusa al traffico e straordinariamente godibile».

Anche Ricci, insieme a Gialletti e Leoni, ovviamente, lascia aperte diverse possibilità, ma fissa dei paletti chiari: la coerenza con le scelte di fondo che vogliono Orvieto città turistica, di cultura e studio, legata all’ambiente ed all’agricoltura. Tutto teso verso l’ottenimento dell’eccellenza e con una sensibilità estrema ai processi di innovazione che alimentano la società ed i caratteri di riferimento della “personalità” di Orvieto

Pubblicato il: 13/02/2003

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