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Chi sono gli anziani dell'Orvietano?

L'intervento del sindaco di Ficulle Bernardino Ciuchi pone un tema di straordinario interesse, che riguarda gli anziani, ma coinvolge anche il rapporto tra Orvieto e gli altri comuni del comprensorio

foto di copertina

di Bernardino Ciuchi, sindaco di Ficulle

In questi giorni ho molto letto sugli anziani e sull'Orvietano e mi sono chiesto dove si trova il mio paese.

Se, come è stato scritto, nell'Orvietano non ci sono strutture protette per anziani e disabili, pubbliche o di carattere pubblicistico, funzionali ed efficienti, allora non mi sono accorto di essere transitato nel Pievese o nella bassa Toscana.

A Ficulle da oltre 80 anni esiste una casa di riposo per anziani che funziona, e che dopo essere stata prima Istituto morale e poi un'I.P.A.B., è oggi un'Associazione Onlus, senza scopo di lucro, in cui il ricavato dell'attività viene rinvestito nell'Istituto e nessuno si porta a casa un euro, compresi gli amministratori che prestano la loro opera gratuitamente, senza gettoni di presenza.

La Casa di riposo di Ficulle, oggi residenza protetta, ospita più di quaranta anziani e occupa più di trenta persone.

Accanto alla casa è stato costruito da circa 5 anni con fondi della Regione, del Comune e della locale Banca di Credito Cooperativo, un centro per disabili adulti, dove viene svolta attività residenziale e diurna ed è gestito dalla ASL con personale della cooperativa il Quadrifoglio.

Tra le due strutture è stato realizzato un Centro di fisioterapia, che oltre a fornire prestazione all'esterno, si occupa della riabilitazione e del mantenimento degli ospiti della Casa di Riposo e del Centro per Disabili.

Un moderno esempio di collaborazione istituzionale che fornisce prestazioni di elevata qualità e che merita il suo giusto spazio e considerazione.

Chiarito questo, dobbiamo iniziare a dire che, se Ficulle è comprensorio orvietano, nell'Orvietano ci sono strutture di grande qualità per gli anziani e per i disabili e questo grazie all'interessamento di tutti.

Subito dopo ci dobbiamo accordare su quello che veramente serve in questo territorio ai nostri concittadini:

1)        Assistenza domiciliare diffusa che consenta agli anziani e ai disabili di poter continuare a vivere il più possibile nel proprio ambiente;

2)        Centri diurni in tutti i Comuni per rispondere ad alcuni bisogni, soprattutto di carattere sociale ed in questo un ruolo importante di partecipazione potrebbe essere svolto dalle associazioni e dai centri gestiti dagli anziani stessi, dai disabili e dalle loro famiglie;

3)        Case famiglia per dare una risposta agli autosufficienti che per vari motivi non possono più contare sul supporto della propria famiglia;

4)        Infine Residenze protette dove le persone non più autosufficienti e non più supportate dalla famiglia possano godere di un livello di qualità della vita il migliore possibile in contesti di questo tipo.Quindi strutture attrezzate ed in grado di fornire servizi adeguati ai bisogni degli ospiti.

Tutto questo credo che sia possibile ed in parte si sta già facendo a condizione che non si voglia continuare a sprecare risorse pubbliche facendo nuove strutture cloni di altre già esistenti e funzionanti, meglio sarebbe concentrare le nostre risorse ed energie su quello che già esiste e che già da una risposta importante ai bisogni delle fasce più bisognose della nostra società.

Non considero strano o penalizzante che un cittadino di Ficulle debba andare ad Orvieto per usufruire di un Ospedale pubblico di qualità o a Fabro per una visita specialistica al Centro di salute, credo che sia altrettanto normale che un cittadino di Orvieto o di Fabro in caso di necessità possa usufruire di una residenza protetta  o di un centro di riabilitazione di qualità a Ficulle.

O ci sono cittadini di serie A e di serie B?

Sono convinto che in questi anni non aver pensato il comprensorio come un'area di interessi comuni e condivisi che andasse da Monteleone d'Orvieto a Montecchio, sia stato un grave errore.
Se continueremo a  pensare che l'Orvietano finisca alla Svolta persevereremmo nell'errore ed incoraggeremmo spinte centrifughe ed istinti "irredentisti", continuando a procurarci danni a non finire.
Questo vale per molte cose  e non solo per la sanità e l'assistenza.

Pensare che i piccoli Comuni dell'Orvietano, che rappresentano più della metà della popolazione e del territorio del comprensorio non debbano contare o essere partecipi delle scelte di carattere generale che ci riguardano tutti  è un fatto non più tollerabile.

C'è bisogno di un nuovo protagonismo e di una maggiore capacità di coordinamento da parte di questo territorio se non si vuole partecipare da gregari alle scelte importanti che riguardano il nostro futuro prossimo, visto che la dimensione provinciale e regionale diventa sempre di più il luogo delle decisioni.

 

Pubblicato il: 24/01/2005

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