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La formazione porta al lavoro

Uno studio commissionato dalla Regione rileva che oltre il 50 per cento delle persone che hanno partecipato ai corsi di formazione nel triennio 2000-2003 hanno trovato un posto di lavoro

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Oltre il 50 per cento delle persone che in Umbria hanno partecipato ai corsi di formazione promossi dalla Regione e dalle Province nel triennio 2000-2003 hanno trovato un posto di lavoro. Sono infatti 7 mila 650, su 15 mila, i soggetti che a 12 mesi dalla fine dell'esperienza di formazione risultano occupate, con un sostanziale equilibrio tra uomini e donne. È quanto emerge da uno studio curato dal Centro ricerche sociali ("Ce.Ri.S"), per conto della Regione Umbria (Assessorato alla formazione e politiche attive del lavoro), e dell'Agenzia Umbria Lavoro, che ha analizzato lo stato occupazionale di un campione rappresentativo delle circa 15 mila persone che hanno partecipato ai corsi di formazione professionale del Programma operativo regionale "Por Ob.3", finanziato con il Fondo sociale europeo.
"I risultati di questa prima indagine - ha detto l'assessore alla formazione Gaia Grossi - ci indicano che siamo sulla strada giusta nell'attuazione di interventi di formazione efficienti ed efficaci. Ai riconoscimenti della Commissione europea che, proprio in virtù della efficienza dimostrata, hanno assegnato all'Umbria risorse aggiuntive per oltre 5 milioni di euro, si aggiungono questi dati sugli esiti occupazionali, che attestano come la nostra regione faccia registrare risultati in linea con le migliori performance delle grandi regioni del Centro Nord".
Nel dettaglio della ricerca si evidenzia che la percentuale di occupati, che a un anno dalla fine dell'intervento di formazione è del 51 per cento, prima del corso era dell'8 per cento circa. La percentuale di disoccupati scende poi al 14,25, dal 25 per cento, e gli inoccupati dal 39,7 passano al 7 per cento. Per quanto riguarda il "tipo" di rapporto di lavoro risulta che il 28,4 per cento ha un contratto di lavoro a tempo indeterminato, stessa percentuale (28,4) per coloro che fruiscono di un contratto a tempo determinato. Sono poi il 22,5 per cento quelli che hanno un contratto di "collaborazione  coordinata e continuativa" ("Co.co.co"), mentre solo il 4,4 per cento ha "rischiato" nel lavoro autonomo. 

I settori di attività che hanno accolto in maggior misura i nuovi occupati sono il commercio e le riparazioni (22,5 per cento), l'industria (17,6); i servizi, pubblici e privati (12,2) ed il turismo con l'8,8 per cento. Le qualifiche prevalenti sono quelle di impiegato comune o quadro intermedio, per il 32 per cento dei casi; operaio comune (32 per cento) e operaio qualificato (13,2 per cento).
Per quanto riguarda il titolo di studio, la ricerca indica che il 71 per cento degli occupati ha il diploma di suola media superiore (51,5 per cento) o la laurea (19,6 per cento), mentre il 28,9 ha il diploma di scuola dell'obbligo o nessun titolo. E rispetto al titolo di studio, nell'analisi per categorie "omogenee" (esempio laureati, diplomati, scuola dell'obbligo o nessun titolo), risulta che le migliori "performance" sono state ottenute dai laureati, il 58,8 per cento dei quali risulta occupato a 12 mesi dalla fine dell'intervento di formazione, e da quelli in possesso di un diploma di scuola media superiore (57,69). La percentuale di "successo" occupazionale delle persone con il titolo di scuola dell'obbligo o senza titolo è stata invece del 39,3 per cento.
La motivazione più comune che ha spinto quanti hanno partecipato ai corsi è stata quella di "iniziare a cercare lavoro dopo l'intervento di formazione", una motivazione che è stata rafforzata dalla utilità delle competenze specialistiche acquisite durante l'intervento di formazione che sono state valutate "molto utili" e "abbastanza utili" da oltre l'80 per cento dei partecipanti. Ed è proprio la "speranza" di trovare lavoro che ha spinto l'88 per cento dei quindicimila partecipanti ai corsi che ha un'età compresa tra i 15 e i 35 anni.

Pubblicato il: 18/01/2005

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