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Orsini, più di otto ore sotto torchio

Ci sono volute più di otto ore a Igino Federici Orsini per aprire al capo della Procura della Repubblica di Orvieto le pieghe nascoste degli ultimi vent'anni della sua vita, quelle che nessuno aveva mai potuto lontanamente immaginare...

di Stefania Tomba

ORVIETO - Le luci sono rimaste accese fino a tardi ieri pomeriggio all'ultimo piano del palazzo di giustizia di Orvieto. Ci sono volute più di otto ore a Igino Federici Orsini per aprire al capo della Procura della Repubblica di Orvieto le pieghe nascoste degli ultimi vent'anni della sua vita, quelle che nessuno, neanche gli amici più intimi e addirittura, a quanto pare, neanche i familiari, avevano mai potuto lontanamente immaginare. 

 Orsini(nella foto con l'avvocato Guariglia) era arrivato in Procura alle nove e trenta. Puntuale, accompagnato dal proprio legale difensore, l'avvocato orvietano Giovanni Guariglia. Il volto impietrito e lo sguardo nascosto dietro un paio di grandi occhiali neri. È entrato così nell'atrio del tribunale, senza una parola. Un secco "no comment" sull'intera vicenda lo ha pronunciato solo il suo avvocato.

Ad attenderlo, nel giorno in cui è spontaneamente uscito dall'isolamento, a dieci giorni dallo scandalo che ha travolto la sua vita, foto e telecamere dalle quali è sembrato, per una attimo, esser colto alla sprovvista. Quasi ignaro del clamore che la vicenda, senza precedenti in Italia, ha suscitato in città e non solo. In fondo quella era solo la sua normalissima vita. Eppure, ora che le carte si sono scoperte, per spiegare tutto ci è voluta una giornata intera nelle stanze della Procura. Un'intera giornata per rilasciare al magistrato inquirente la propria deposizione spontanea, così come richiesto dal legale dell'uomo,  ma anche per rispondere alla raffica di interrogativi che il magistrato necessariamente gli ha rivolto, per dare voce e vita alle pagine di quel fascicolo che si alzava di giorno in giorno sotto le sue mani.

Trecento, ad oggi, le pagine che conterrebbero le opere fin qui inventariate, sulla scorta dei sequestri della polizia giudiziaria, sulle quali Igino Orsini avrebbe impresso il proprio falso sigillo. Sul contenuto del colloquio, tuttavia, non trapela alcun particolare. Ma Orsini potrebbe aver deciso di parlare fino in fondo ieri per la prima volta, in un palazzo di giustizia completamente deserto. Mentre la città fuori continua a parlare di lui. Della sua corona d'alloro da 110 e lode con pubblicazione della tesi, della sua festa con tanto di confetti rossi e del suo unico esame sostenuto di fronte ai professori della facoltà di ingegneria della "Sapienza". 

Pubblicato il: 16/01/2005

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