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Una residenza per anziani nel centro storico, senza se e senza ma

Continua un dibattito appassionante e vitale per la nostra città e per il comprensorio. Con il contributo di un intervento prezioso del collettivo "il manifesto"

foto di copertina

Continua un dibattito appassionante e vitale per la nostra città e per il comprensorio.
Gli anziani sono oltre il 25% della popolazione e la qualità della loro vita che sapremo costruire misura il nostro grado di "civiltà". Non possiamo essere città del buon vivere, città slow, dell'idrogeno, della cultura e non occuparci dei nostri anziani con la sensibilità e l'attenzione che meritano.  

Pubblichiamo integralmente l' intervento del collettivo "il Manifesto" che affronta con puntualità, passione e conoscenza il tema.

«”Nel caso di una residenza protetta per anziani non autosufficienti non credo sia fondamentale tanto la dislocazione quanto l’efficienza della struttura- ¬ afferma ‘assessore ai Servizi Sociali Cecilia Stopponi-. È diverso se parliamo di un diurno per anziani autosufficienti. In questo caso è importante che sia nel centro storico per non estraniare l’anziano dal contesto sociale e culturale in cui ha sempre vissuto. E questo è un aspetto che la Giunta sta prendendo in considerazione nell’ambito della riflessione sulla destinazione degli spazi del centro storico, dalle caserme all’università” (www.orvietosi.it).

Tutte le distinzioni sulla residenza per gli anziani ad Orvieto che gli amministratori stanno facendo sono capziose e tendono a spostare l’attenzione dal problema principale, cioè che la città non dispone di una dignitosa residenza per gli anziani né è stata fatta alcuna programmazione di investimento in questa direzione: siamo all’anno zero.

Ad Orvieto non ci sono residenze per gli anziani se si fa eccezione per l’edificio del Piccolomini Febei, che è comunque strutturalmente inadeguato oltre ad avere un’ubicazione infelice: lontano dal centro abitato, in un posto ameno, in mezzo al verde, proprio come un cimitero.

Chi ritiene che la dislocazione non abbia rilevanza si sbaglia di grosso e dimostra, anche quando ha grande sensibilità verso il problema, che in un centro anziani non c¹è mai stato.

Per questo non siamo d’accordo con l’assessore ai Servizi Sociali Cecilia Stopponi, la quale ha sostenuto proprio in questi giorni che “non è tanto fondamentale la dislocazione (della residenza per anziani) quanto l’efficienza”, come a dire ³l’importante è che funzioni, poi dove sta è irrilevante.

Innanzitutto l’efficienza dovrebbe essere scontata per ogni servizio, specialmente se pubblico, e comunque prescinde dall’ubicazione; in ogni caso si tratta di due elementi che non sono paragonabili né tanto meno sono fungibili.

In secondo luogo in una residenza per anziani l’ubicazione è parte integrante dell’efficienza e se si vuole parlare in termini di qualità anche questa è qualità della vita, insieme allo Slow Food, al Palazzo del Gusto, alla musica Jazz. Se poi la qualità della vita non riguarda gli anziani allora va bene anche un rimessaggio qualsiasi. Efficienza, infatti, vuol dire raggiungere un risultato: mettiamoci d’accordo subito sul risultato che si vuole raggiungere, evitiamo gli equivoci.

Per noi la residenza per anziani deve raggiungere il risultato di garantire assistenza e qualità della vita. Ora, ditemi, cosa fa un anziano in mezzo al bosco? Smettiamola con la storia dell’aria buona, che agli anziani non interessa e poi Orvieto non è Milano. Un anziano come passa il tempo lontano da tutti i centri della vita attiva, i negozi, il parrucchiere, il mercato, il Corso, i luoghi dove si svolgono le manifestazioni, la chiesa, e perché no il teatro, il cinema, il Centro congressi?

Il male maggiore dell’anziano è la noia da inattività. Anche coloro che durante la vita sono stati intellettualmente impegnati, e non sono certo la maggior parte, da anziani si annoiano. Basta frequentare un qualsiasi centro anziani per accorgersene: quando va bene sono inebetiti davanti alla televisione.

La distinzione poi tra anziani autosufficienti e non, cui l’assessore Stopponi assegna una funzione discriminante, ci sembra ancora più grave perché l’anziano entra spesso nella residenza autosufficiente e con l’andare degli anni perde le capacità motorie: che facciamo allora lo trasferiamo? L’assessore dimentica che l’anziano con una carrozzina può comunque vivere la vita della città e con i più moderni ausili anche autonomamente, sempre che la residenza sia in centro storico, dal bosco è tutto più difficile. E se poi non può uscire può sempre affacciarsi dalla finestra: se sta in centro percepisce la vita attiva ed è già un modo per non sentirsi isolato. Allontanare gli anziani dal centro della città è il primo passo per emarginarli.

La residenza nel centro storico poi non serve per “non estraniare l’anziano dal contesto sociale e culturale in cui ha sempre vissuto”, come afferma l’assessore Stopponi, perché se così fosse ci vorrebbe una residenza in ogni Comune e in ogni frazione, non tutti, infatti, durante la propria vita hanno vissuto in centro storico. Il fatto è che il centro storico offre le opportunità per continuare a vivere interessandosi a qualcosa.

Per quanto riguarda poi il fatto che “la Giunta sta prendendo in considerazione nell’ambito della riflessione” basta, basta, basta con questo linguaggio mellifluo, con queste espressioni curiali che dicono e non dicono, con queste sinecure dove si può temporeggiare all’infinito, basta con i programmi elettorali non attuati, basta con i programmi senza i progetti!»

 

Pubblicato il: 10/01/2005

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