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"Citazioni archeologiche. Luciano Bonaparte archeologo" fino ad aprile

Eccezionale successo di pubblico alla mostra  "Citazioni archeologiche. Luciano Bonaparte archeologo", allestita all'interno del Museo "Claudio Faina" di Orvieto che verrà prorogata fino al 10 aprile

Doveva chiudere i battenti il 9 gennaio prossimo, ma al di là delle più rosee aspettative, la mostra "Citazioni archeologiche. Luciano Bonaparte archeologo", allestita all'interno del Museo "Claudio Faina" di Orvieto sta riscuotendo un eccezionale successo di pubblico e allora, gli organizzatori ne hanno deciso la prosecuzione fino al 10 aprile 2005.
Ci saranno, dunque tre mesi, in più per visitare un'esposizione di grande interesse per la ricostruzione della storia dell'archeologia.

Luciano Bonaparte (1775-1840), fratello di Napoleone, fu un uomo dagli interessi molteplici: coltivò la ricerca storica, l'astronomia e l'archeologia. Nell'arco della sua vita non abbandonò mai nemmeno l'attività politica che lo aveva visto protagonista negli anni caratterizzati dell'ascesa dell'illustre fratello che contribuì a rendere possibile.
La mostra "Citazioni archeologiche. Luciano Bonaparte archeologo" si propone d'illustrare le fortunate campagne di scavo di Luciano, che riportarono alla luce le necropoli di Vulci, ovvero di una delle maggiori città-stato dell'Etruria, e costituirono la maggiore avventura dell'archeologia italiana dell'Ottocento. L'impresa ebbe un risalto internazionale sia per gli eccezionali risultati ottenuti sia per la figura del protagonista: ogni grande museo archeologico al mondo conserva antichità riportate alla luce a Vulci da Luciano Bonaparte, il quale, nel 1814, era stato nominato Principe di Canino da papa Pio VII.

Lungo il percorso espositivo sono presentati al pubblico per la prima volta due taccuini scritti da Luciano: uno da riferire agli anni 1829-30, l'altro di dieci anni più recente. Il primo quaderno risulta di particolare rilievo in quanto consente di conoscere le letture del Principe in vista della stesura della sua opera Museum Etrusque (Viterbo 1830): vi figurano brani di autori classici, greci e latini, e di numerosi studiosi del Settecento, quali, ad esempio, Thomas Dempster e Mario Guarnacci, che si erano occupati del mondo etrusco. In tali letture egli cercava sostegno per le sue teorie filoitaliche - propense a riconoscere agli Etruschi ogni primato - in corso di superamento nel dibattito scientifico a lui contemporaneo.
Il secondo taccuino è di contenuto ben diverso, in esso Luciano ha trascritto meticolosamente le entrate e le uscite della tenuta di Canino, le spese personali e i guadagni ottenuti dalla vendita di reperti archeologici tra il maggio del 1839 e l'aprile del 1840. L'elenco dettagliato delle spese sostenute consente di ricostruire anche le tappe di un viaggio che toccò Monaco di Baviera, Rotterdam e l'Aia.
L'aspetto spettacolare dell'esposizione è affidato soprattutto alla presentazione di una serie di rarissime litografie realizzate negli anni 1828-1830 da Luigi Maria Valadier per conto del Principe e raffiguranti scene tratte dai vasi che andava riscoprendo. Esse costituiscono anche una testimonianza preziosa del gusto per l'Antico nell'età della Restaurazione.
 
La mostra è organizzata dalla Fondazione per il Museo "Claudio Faina" con il contributo del Comune e della Fondazione Cassa di Risparmio di Orvieto.

 

Pubblicato il: 06/01/2005

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