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Quell'ATO non s'ha da fare

"Non perseverare su questa rotta di svuotamento del sociale che punirà la gente comune". Appello di Giulio Montanucci ai sindaci dell'Orvietano, a quello di Terni ed al Presidente della Provincia

foto di copertina

Giulio Montanucci, responsabile del collettivo "Il Manifesto", ha scritto a tutti i sindaci dell'Orvietano, al sindaco di Terni ed al presidente della Provincia per denunciare la grave situazione di "svuotamento delle  istituzioni" di cui l'ATO è emblematica.
"Molti lo hanno capito, molti lo hanno detto: le ATO sono sbagliate e pericolose. Ma si devono sostenere perché la legge lo richiede". 
Non è vero, sostiene Montanucci.
"Ad Alessandria, Savona, Ancona, Ascoli, Torino, Milano, Lecco, Lodi, Pescara e ultimamente a Viterbo- continua nella sua nota- viene adottato un sistema a gestione pubblica".
"Il decreto 269\03 e la legge 326\03 con il reimpostato articolo 35 che legittima le "in house", la sentenza della Corte costituzionale e la legge finanziaria 2004 rafforzano giuridicamente la gestione diretta dei servizi idrici. E da noi si continua a mentire dicendo che tra i tre possibili tipi di
gestione, privata, mista (pubblica e privata) e pubblica, è possibile solo applicare la gestione mista.
Nella storia il controllo dell'acqua è andato di pari passo con il controllo del potere: dai Romani, ai Maia, a Venezia, alla Mafia. Oggi, invece, sempre più si deviano, verso il privato, i controlli
diretti sui beni primari della vita per far dirigere, anche nel piccolo, il potere dall'economia: le istituzioni dovranno così attenersi sempre più alle sue regole.
Egregi sindaci e presidente vi invitiamo ad avere il coraggio di non perseverare su questa rotta di svuotamento del sociale che punirà la gente comune".
E per concludere, il Collettivo ci "regala" in allegato un pensiero in proposito di Alex Zanotelli titolato "State con l'acqua o con i ladri d'acqua?".

"Mi domandano- dice Zanotelli- e ci domandiamo: perché si privatizza anche l'acqua? E che cosa accadrà poi, il pre-zioso liquido continuerà ad uscire dal rubinetto? Di sicuro accadrà poco a chi ha a disposizione denaro in abbondanza per comprarsi le bollicine in bottiglia. Sarà un dramma per gli altri. Ma è il principio che rivela il suo marcio fin dalla radice. Se tra l'indifferenza generale dovesse passare l'idea che un bene comune può essere privatizzato, allora sì che saremmo alla catastrofe del pianeta. Alla degenerazione morale. Da noi e altrove si privatizza l'acqua e il sistema idrico generale, fogne incluse, per un semplice motivo: perché agli enti locali fanno gola i finanziamenti messi a disposizione dall'Unione europea. E le multinazionali sono lì in agguato. Ai partiti chiedo più chiarezza, più coraggio, più voglia di scendere in campo vicino alla gente punto. Chiedo che dicano in maniera chiara con chi stanno: se con l'acqua bene pubblico o con l'acqua da privatizzare e ridurre a merce. Noi poi sapremo organizzare la nostra Resistenza dal basso. Certo, non possiamo rassegnarci all'idea che la politica oggi abbia solo un ruolo decorativo".

Pubblicato il: 20/12/2004

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