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Caserma Piave. La proposta di Pier Luigi Leoni, di Alleanza nazionale

Una opportunità epocale che deve avere progetti all'altezza. Il rapporto con il Ministero dell'agricoltura. Ma ci si può fare anche altro, senza dimenticare gli anziani

Politica

Abbiamo iniziato con l’intervista ad Evasio Gialletti, segretario della Sdi, il giro di interventi sul futuro della ex caserma Piave. L’opinione di Pier Luigi Leoni, di Alleanza nazionale, esprime il punto di vista di un partito che è stato ed è attivo su questo tema.

Cosa fare alla “Piave”? Albergo, università, centro per anziani, più cose di queste, altro?

Partiamo dalla considerazione che la scelta da operare deve essere di svolta, di quelle che incidono profondamente nel tessuto di una città, come fu di svolta quella compiuta dagli orvietani negli anni Trenta, i cui riflessi economici si sono esauriti soltanto qualche anno fa.

E quindi?

E quindi cominciamo da una questione di metodo. Una svolta radicale può fondarsi soltanto su idee e capitali. Di idee e capitali è pieno il mondo, ma non è facile convogliarli ad Orvieto.

Dovrebbe indirsi un concorso di idee internazionale, come quello per il Lingotto di Torino o la Bicocca di Milano, a meno che la ex caserma Piave non rientri nuovamente nel “mirino” dei grandi interessi nazionali. Il sindaco di Orvieto è già stato informato che il Ministero dell’agricoltura ha allo studio un’ipotesi per realizzare ad Orvieto un centro per ospitare le attività non burocratiche, come formazione, convegni, documentazione etc. Nelle prossime settimane dovrebbe concludersi un incontro tra Ministero e Amministrazione comunale. Allo stato delle cose non si può immaginare qualcosa senza tenere nel debito conto questa prospettiva, seppure la dimensione dell’immobile può servire anche per la soluzione di problemi locali.

Quale altra indicazione d’uso, eventualmente complementare a quella del Ministero dell’agricoltura e la di là del concorso di ideee?

Sono ancora addolorato per l’infausta decisione dell’Amministrazione di non approfittare del trasferimento dell’ospedale per risolvere il grande problema dell’assistenza residenziale e semiresidenziale alla popolazione anziana. Potrebbe essere questa l’occasione per dare una risposta giusta al problema, in un quadro ancora più avveniristico e moderno. Un quartiere attrezzato per la convivenza di anziani assistiti e altri cittadini di diversa età, progettato per costituire un modello di città del futuro.

Ma ad Orvieto serve anche un albergo, se si vuole che finalmente il Palazzo dei congressi funzioni.

Sì, ma non è certo questa la soluzione epocale. L’albergo si può costruire ex novo da altra parte, in un luogo ameno fuori città, collegato con bus navetta. Orvieto è bella anche da fuori, tanto che i nobili etruschi, che erano ben attenti alla qualità del vivere, abitavano sulle colline, fuori della rupe.

Quindi non offriamo soluzioni di ripiego, ma la soluzione migliore possibile.

Pubblicato il: 08/02/2003

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