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Mazzarelli: uno spettacolo fuori dal tempo

di Valeria della Valle

Lei porta in scena "Giulio Cesare" in cui integra il testo di Shakespeare con dichiarazioni del subcomandante Marcos; accostamento senz'altro originale, cosa l'ha spinta a mettere a confronto situazioni e periodi storici così distanti tra loro? In che modo hai lavorato sul testo? Sulla base di sue esigenze narrative, di semplice resa, o per modificare in qualche modo il modo di trasmettere un significato, magari un modo più incisivo?
Il periodo storico non è affrontato in quanto tale nel testo, non si è né al tempo di Cesare, nè specificatamente al tempo nostro; è una storia abbastanza fuori dal tempo, fuori da una collocazione storica precisa, i temi sociali che porta in scena sono un po'assestanti, un po'staccati da una possibile connotazione storica. I testi di Marcos,  per chi li conosce, arricchivano le domande del "Giulio Cesare" di Shakespeare, dandole un aggancio all'oggi, un aggancio all'attualità, per chi non li conosce  hanno semplicemente un valore in sé, per le domande che pongono all'interno dello spettacolo.

Ha trovato una risposta, anche personale ad alcune delle domande che la hanno spinto, secondo una sua affermazione a lavorare  al "Giulio Cesare"? Come ad esempio se esiste una rivoluzione pacifica o se esiste o è esistita una guerra giusta?
Come in tutte le domande, alla fine, non ci sono risposte valide in assoluto. Credo che a seconda del contesto, della situazione, del momento storico, del contesto politico culturale ecc, in questo mondo le risposte siano diverse. Lo spettacolo infatti non dà risposte a queste domande proprio perché si pone al di fuori del tempo.

Qual è la differenza nell'essere in scena da solo come in "Pasolini, Pasolini" ed invece lavorare con altri attori? E' più stimolante o difficile?
Entrambe. Più stimolante, più difficile, richiede sicuramente  più responsabilità. Quando uno è da solo si può prendere le pause che vuole, può accettare le proprie fragilità, le proprie mancanze in una maniera diversa. Dovendo dirigere le altre persone si è nella condizione di dover essere presenti, di non poter mancare, quindi è sicuramente più difficile perché è una responsabilità maggiore, prendersi cura, in questo caso, di 5 esseri umani, ognuno con la propria complessità Poi gli attori sono più complessi della media degli uomini, però è bello; è anche bello.

Secondo lei è importante sensibilizzare e diffondere nel pubblico che va a teatro tematiche sociali (come ha fatto lei con "Giulio Cesare")  oppure utilizza questi spunti come puri e semplici "spunti narrativi"?
No, gli spunti tra virgolette sociali, che poi più che sociali sono questioni politiche, sento la necessità di affrontarli e li affronto perché io stesso sento la necessità; poi se a qualcun altro interessano e se a qualcun altro arrivano sono ben contento e credo che sia così perché comunque è un momento in cui mi risulta che tanta gente vada a teatro cercando qualcosa che parli in qualche modo di una realtà di questo tipo.

Perché si è avvicinato al teatro? Ha mai pensato di prendere in considerazione in futuro magari, altre forme espressive, anche lo stesso cinema?
Il perché mi sia avvicinato al teatro non lo so bene, facevo l'università e un po' per caso ho fatto un provino con Paolo Grassi ed è andata bene, ma credo siano un paio d'anni che ho scelto di farlo, è stato tutto abbastanza casuale, sicuramente non è un lavoro che penso di fare per tutta la vita. Forse un giorno, più che il cinema potrebbe interessarmi un impegno più concreto, più pratico, all'interno di qualche realtà sociale.

Che rapporto esiste oggi tra spettatore e teatro? Quanto e come la televisione ne ha condizionato il rapporto? Insomma la tv danneggia o no il teatro?
Non credo lo danneggi in realtà perché è talmente basso il prodotto medio che la televisione offre che quando poi la gente viene a teatro e gli si offre un prodotto valido, ne avverte immediatamente il valore. E' chiaro che il danno che può aver provocato è che ora si cerca di fare in tutti i teatri quelle schifezze che ci sono in televisione. Però laddove non è così non credo che esista un danno

Può darci qualche anticipazione di qualche suo prossimo lavoro o su qualcosa o qualche tema su cui vorrebbe lavorare?
Mi piacerebbe lavorare sui flussi migratori, sul tema dell'immigrazione, degli spostamenti, ho un'idea ancora molto vaga, credo che farò un viaggio prossimamente per approfondire un po' il tema qua e la..

Pubblicato il: 27/11/2004

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