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La rivoluzione, da Giulio Cesare al subcomandante Marcos

Sabato 27 novembre alle ore alla Sala del Carmine il regista-attore Paolo Mazzarelli va in scena con uno spettacolo originale in cui propone ed integra un testo di William Shakespeare con inserti tratti dai comunicati stampa dell'esercito Zapatista del Subcomandante Marcos, sottolineando l'urgenza di un'analisi profonda dei temi della guerra e della rivoluzione.

Cultura

Sabato 27 novembre alle ore 21 andrà in scena alla Sala del Carmine "Giulio Cesare" con la regia di Paolo Mazzarelli, produzione Css, in collaborazione con  Armonia Festival Costa degli Etruschi.
Paolo Mazzarelli propone ed integra un testo di William Shakespeare con inserti tratti dai comunicati stampa dell'esercito Zapatista del Subcomandante Marcos, sottolineando l'urgenza di un'analisi profonda dei temi della guerra e della rivoluzione. Gli uomini in crisi, lottatori, difensori di un ideale, si contrappongono ad eserciti infallibili che detengono il potere effettivo.

Il valore di un'utopia e di un sogno acquistano una forza tale da contrastare anche un invincibile nemico. Marcos viene avvicinato curiosamente (ma non inspiegabilmente) a Bruto e Cassio che congiurarono contro l'imminente dittatura e quindi contro Giulio Cesare. Lo stesso subcomandante da anni lotta per il riconoscimento dei diritti degli Indios messicani in quanto etnia con le proprie tradizioni che vengono calpestate dal governo e dalle multinazionali. Gli appelli di Marcos ad una volontà in primis dell'esercito dell'EZNL di costruire una pace "senza passamontagna" ci permettono di comprendere quanto a volte non è scontato ottenere ciò che spetta di diritto e la lotta diventa l'ultima ma necessaria forma di disperata ribellione.

"I testi di Marcos - commenta Mazzarelli -  per chi li conosce, arricchivano le domande del Giulio Cesare di Shakespeare, dandole un aggancio all'oggi, un aggancio all'attualità, per chi non li conosce  hanno semplicemente un valore in sé, per le domande che pongono all'interno dello spettacolo".
Giulio Cesare nell'opera presentata, è l'emblema dell'oppressione o comunque dell'imposizione a cui bisogna porre rimedio.

"Perché spesso bisogna usare la violenza per lavare la storia? Si è giustificati a farlo? Esiste o è esistita una guerra giusta? Chi paga? Chi vince? Sono solo alcune delle domande che mi hanno spinto a lavorare al testo di Giulio Cesare - spiega Mazzarelli - un testo senza risposte per antonomasia, senza eroi, senza vincitori e senza vinti, dove uomini in crisi prendono il posto di eroi infallibili e domande senza risposte si sostituiscono a tesi assolute". Il testo che Bruto pronuncia nella sua opera è in realtà un testo di Marcos, mimetizzato all'interno dello spettacolo.

"Il fatto che questi testi non siano in realtà indistinguibili da materiali Shakespeariani  mi pare indice di come le domande che ogni rivolta pone siano in fondo sempre le stesse" sostiene l'autore.

Pubblicato il: 26/11/2004

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