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L'ultimo contrappello

"Sapevo - ha esordito il vescovo - che la nostra Cattedrale non sarebbe stata in grado di contenere quanti avrebbero voluto salutare Padre Chiti. Preghiamo perché nascano ancora uomini santi come lui. Ne abbiamo tanto bisogno". E ha effettivamente riempito le navate del Duomo la folla che ha voluto portare commossa l'ultimo abbraccio al padre, al generale, al confratello, all'amico Gianfranco Chiti...

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di Stefania Tomba

ORVIETO - "Certo che il treno un dì s'arresterà Saremo pronti all'ultimo raduno del Corso "Fede", amici, sarà bello fare ancora una volta il contrappello. Quel giorno, sì, non mancherà nessuno. Passeremo in riga nuovamente, e fra tutte le stelle di lassù una soltanto brillerà di più".

Nei versi di gioventù dell'"Ultimo contrappello", così Padre Chiti immaginava il giorno in cui avrebbe chiuso i conti con la vita. A recitare i suoi versi ieri pomeriggio in Duomo, in occasione dei funerali solenni officiati dal vescovo monsignor Giovanni Scanavino, c'era Mario Buscemi, presidente nazionale dell'associazione Granatieri, che ha voluto salutare così il suo padre-capitano.

"Sapevo - ha esordito il vescovo - che la nostra Cattedrale non sarebbe stata in grado di contenere quanti avrebbero voluto salutare Padre Chiti. Preghiamo perché nascano ancora uomini santi come lui. Ne abbiamo tanto bisogno".

E ha effettivamente riempito le navate del Duomo la folla che ha voluto portare commossa l'ultimo abbraccio al padre, al generale, al confratello, all'amico Gianfranco Chiti. Tra le autorità il Capo di stato Maggiore dell'esercito, Tenente Generale Fraticelli, il Sottocapo di Stato Maggiore, Generale Marzo, il Generale di Corpo d'Armata Corrado, il Presidente nazionale dell'associazione Granatieri, Tenente generale Buscemi. Per l'Arma dei carabinieri  il Comandante Provinciale Amoroso, il Generale di Corpo d'Armata Mencagli e il Generale Antonini.

E c'erano frati minori con i sandali e il suo stesso saio. "Ho soltanto messo il saio sopra la mimetica". Diceva della sua vocazione, lui che i cappuccini li aveva scelti perché tra tutti gli sembravano "le truppe d'assalto della Chiesa". E c'era poi quell'esercito di gente comune che con la sua scomparsa ha perso un punto di riferimento sicuro, un consigliere severo e saggio, un amico scorbutico e premuroso. C'erano le tante giovani coppie che Padre Chiti in questi anni aveva sposato.

Dal sagrato della cattedrale bagnato da una pioggia gelata se ne è andato avvolto nel Tricolore accompagnato dal picchetto d'onore. La sua salma è stata accompagnata a Pesaro dove sarà tumulato nella tomba di famiglia. Eppure è difficile per gli orvietani pensare che Padre Chiti se ne sia andato da loro. Resta il suo convento che negli anni ha caparbiamente restituito all'originaria bellezza e il suo esempio, quello di un uomo severo, giusto e infinitamente buono.    

Pubblicato il: 22/11/2004

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