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Umbria Jazz Winter#11 si farà. Ma urge fare subito alcune riflessioni

Alcune ipotesi per il consolidamento dell'evento

Cronaca


di Stefano Corradino


Partiamo da un dato ineluttabile. Il 27 dicembre 2003 inizierà l’undicesima edizione di Umbria Jazz, per concludersi il 1° gennaio 2004. Spazziamo il campo quindi alle voci che, immancabilmente, ogni anno riecheggiano circa la chiusura della rassegna musicale. Umbria Jazz Winter#11 ci sarà; tuttavia, fin da oggi, vale la pena avviare, costruttivamente, una serie di riflessioni sul futuro della manifestazione, sul ruolo delle istituzioni, dei promotori e di una città che dovrebbe farsi diversamente carico dell’evento. Una riflessione, su Umbria Jazz, sulla politica (e sulla gestione) degli eventi (e degli spazi) alla quale ci auguriamo partecipino in molti con opinioni e proposte.


Dalla cultura una risorsa economica importante, non solo per albergatori e ristoratori
Dieci anni sono bastati per comprendere che Umbria Jazz Winter è una manifestazione vincente e che anche la cultura, così come l’industria o l’agricoltura possono essere un volano di tutto rispetto per la crescita economica di una città. L’indotto di Umbria Jazz non riguarda solo ristoranti e alberghi ma, è bene ribadirlo, coinvolge tutto il tessuto economico.. I “jazzofili” che partecipano alle giornate di musica e gastronomia non invaderanno immediatamente i negozi del centro storico ma una città che sa essere accogliente e solidale è un luogo nel quale i turisti tornano… e comprano.

Il centro storico risponde adeguatamente alla manifestazione?
Sono le 22. È un venerdì. All’uscita dai principali concerti sfilano gli appassionati del jazz con un passo irregolare che sembra ricalcare le variazioni ritmiche del concerto appena terminato. Ma fuori c’è il “coprifuoco”. Tutto è spento. Bar chiusi. Negozi chiusi. Comprendo che al proprietario di un negozio aprire di sera costerebbe non poco per gli straordinari dei dipendenti (ma una volta forse varrebbe la pena provarci). Ma almeno, perché non tenere accese le luci degli esercizi commerciali? Lo so, costa anche questo, ma potrebbe risultare un investimento. Pensiamoci.


Chi paga? Chi potrebbe contribuire?
Il Winter costa circa 1 miliardo e trecento milioni di vecchie lire. Gli sponsor nazionali reggono parte delle spese. Poi intervengono: il Comune, in primis, la Provincia, la Regione. l’Unione delle Camere di Commercio… Ma le spese ogni anno aumentano. Crescono i cachet degli artisti, le spese di trasporto, i costi complessivi di organizzazione. Fino a qualche anno fa anche le aziende locali contribuivano alla riuscita della manifestazione. Adesso sponsor locali non ce ne sono. Perché? Hanno avuto problemi di “intendimento” con l’Associazione Umbria Jazz? Si sono orientati sulla sponsorizzazione di altre manifestazioni? O è semplicemente un problema di risorse insufficienti? Sarebbe interessante saperlo.

Così come occorrerebbe costituire un coordinamento, un gruppo “interistituzionalimprenditoriale”, un consorzio di soggetti pubblici e privati, che, per Umbria Jazz e non solo, si preoccupi di mettere intorno ad un tavolino enti e aziende, per ragionare sulle iniziative esistenti e su quelle realizzabili e legare in modo mirato gli sponsor agli eventi principali. Creare in sostanza una rete tra mondo politico ed economico che, una volta definite le priorità e le strategie, contribuisca concretamente per la migliore attuazione delle iniziative.


E in questo quadro, perché non potenziare l'evento?


Una volta accertate le condizioni di piena collaborazione, perché non amplificare Umbria Jazz Winter? Senza pensare ad allungarne la durata o a creare altre edizioni. Ma facendo rientrare Umbria Jazz Winter all’interno di un circuito più ampio che potrebbe prevedere un allestimento “trimestrale” di una manifestazione legata al jazz, a l blues, alla musica d’autore. Se Umbria Jazz funziona così bene, una volta individuate le risorse, perché non pensare che ogni tre mesi Orvieto diventi una piccola “capitale della musica di qualità”?


Non solo nel centro storico


La maggior parte dei concerti hanno luogo sempre negli stessi locali. Per ragioni ovvie di collocazione, spazio, di organizzazione (non sempre di agibilità…). Tuttavia ci sono delle zone di Orvieto che rimangono purtroppo estranee alla manifestazione. S. Giovanni, il quartiere medioevale, il percorso che va da San Domenico a Piazza Cahen. Tutti luoghi che sono distanti dal centro ma che meriterebbero di essere valorizzati (come si è fatto nell’ultima edizione di Slow Food, estendendo intelligentemente la passeggiata gastronomica alla Caserma Piave). Il dibattito è aperto. Lunga vita ad Umbria Jazz Winter e alle altre manifestazioni che ci sono e che (ci auguriamo) verranno.

Pubblicato il: 06/02/2003

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