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Otto mesi intorno al mondo

Avete mai sognato di fare un giro del pianeta? Sicuramente almeno una volta nella vita questo pensiero vi è balzato in testa, magari solo come sogno proibito oppure come sospiro in una giornata storta. Fare il giro del mondo, tuttavia, non è poi un'idea così proibita... "La cosa più difficile è decidere di farlo veramente" Parola di Marco Achilli...

foto di copertina

di Stefania Tomba

ORVIETO - Avete mai sognato di fare un giro del pianeta? Sicuramente almeno una volta nella vita questo pensiero vi è balzato in testa, magari solo come sogno proibito oppure come sospiro in una giornata storta. Fare il giro del mondo, tuttavia, non è poi un'idea così proibita...

"La cosa più difficile è decidere di farlo veramente" esordisce Marco Achilli. Siede dietro la scrivania del suo studio d'avvocato e tra le mani stringe una Moleskine: 470 pagine fitte di emozioni, scoperte, avventure, paure, abbracci e sorrisi degli ultimi otto

(Marco Achilli a cavallo nel deserto del Gobi)

mesi della sua vita. Otto mesi spesi e intensamente vissuti in diciotto nazioni diverse. "Non un viaggio - assicura - ma una cosa che ho desiderato da tanto tempo che non so neanche da quando!" Un anno per preparare la partenza. Questa la fase più difficile. Poi basta un 'round the world ticket e uno zaino. Beh, anche un minimo di organizzazione e capacità di adattamento. "Esistono compagnie aeree che, grazie ad alleanze strategiche internazionali, spiega, assicurano continuità di collegamenti per tutto il globo, le uniche clausole: la validità di 1 anno e l'obbligo di andare in un'unica direzione". I prezzi possono variare dai 1500 ai 3000 euro. Ma non sono i soldi il problema. "In giro per il mondo - garantisce - ho vissuto con 10 dollari al giorno: sono più che sufficienti per dormire e mangiare".

Insomma, se stavate pensando a villaggi a cinque stelle e cocktails all'ombra delle palme, scordatevelo. Stiamo parlando di un'altra cosa.

A metà gennaio di quest'anno Marco lascia il suo studio di Orvieto e comincia il suo viaggio intorno al mondo dal continente nero: destinazione il Sud dell'Africa: Zambia, Botzwana, Namibia e Sudafrica. E qui, in un viaggio che si snoda interamente via terra, tra passaggi ottenuti tramite annunci in bacheca, corriere e autostop, scopre una realtà che, "sebbene modificatasi con la fine dell'Apartheid, conserva ancora forti differenze tra classi e razze". Dalle città presidiate dal coprifuoco che in Africa scatta a ogni tramonto, Marco passa direttamente ad abbracciare il calore e la passionalità dell'Argentina. "È un connubio davvero sorprendente, oltre che coinvolgente, la vivacità culturale unita alla vitalità del Sud America. Qui non è necessario ricercare il contatto, è la gente che viene da te e ti aiuta". Una cosa il giovane avvocato ha imparato su tutte, in giro per il mondo, da solo. "Che non si è mai soli, quando si viaggia da soli - afferma - innanzitutto c'è tanta gente, pochi gli italiani in verità, che viaggia come te e soprattutto è soltanto viaggiando da soli che si entra in contatto vero e diretto con la gente del posto. E quelle conoscenze che si sommano nel cammino raramente restano semplici conoscenze, perché con ognuna di quelle persone c'è un pezzetto di vita vissuta, un'esperienza breve, intensa che è profonda perché estremamente autentica. La cosa più saggia è non prefiggersi nulla da fare o da vedere a tutti i costi. Poi le cose succedono da sole. Basta assecondarle, senza alcun tipo di preconcetto, con la predisposizione migliore che è quella di assoluta apertura verso gli altri. È' questa la condizione ideale che ti consente automaticamente di integrarti, anche nel breve periodo". 

(Particolare di un tempio buddhista in Tibet)

Ed è nel continente Latino Americano che il nostro viaggiatore ha coronato un sogno nel sogno: due settimane per risalire la Terra del Fuoco da Ushuaia a Rio Grande, in sella a un cavallo dall'alba al tramonto. Una tenda per dormire. Eppure, confessa di averla aperta raramente per dormire sotto le stelle. "Potevo anche non incontrare quasi nessuno per giorni. Ma il più delle volte se al tramonto mi capitava di arrivare nelle vicinanze di fattorie che qui si chiamano estancias, si tratta di terreni sconfinati di cui neanche i proprietari conoscono i limiti, non potevo sottrarmi all'ospitalità e alla calorosa generosità dei proprietari. Quello che più rimane impresso è l'umanità unica di gente estremamente semplice che quasi non ti spieghi perché ti presti il cavallo, ti guidi per trovare le scorciatoie e ti accolga semplicemente come un amico. È stata quella a Buenos Aires la permanenza più lunga. Un mese "stanziale" per studiare la lingua e vivere una città brillante, con una vivacità culturale fuori dal comune. "È stato il posto più difficile da lasciare - confessa - perché è anche quello che ho potuto conoscere di più e, per assurdo, più conosci un posto più vorresti conoscerlo".

Solo da un posto è scappato ed è la Papua Nuova Guinea dove per la prima volta dice di aver provato autentica paura. Un'esperienza forte al limite del sequestro, "prigioniero" in un villaggio sperduto nella jungla,"reo" di aver scattato un paio di foto ad un rito guerriero. Una notte insonne passata nell'interrogativo di cosa sarebbe stato all'alba, al termine di quel rito dove grossi uomini non facevano che bere e danzare rumorosamente dietro maschere terrificanti. "Sono scappato all'alba - ricorda - prima che potessero farmi capire quale sorte avessero intenzione di riservarmi. Preferisco non saperlo". E non c'è nulla di eroico nelle sue parole. Neanche quando, candidamente, confessa di aver sofferto la fame e la sete, con un razionamento d'acqua al limite della sopravvivenza, nel deserto dei Gobi o di aver visto in lontananza le ribellioni civili del Nepal.

(La piazza del Registan di Samarcanda)

Ci confida poi, da esperto viaggiatore, di aver letto molto, prima, durante e dopo il viaggio, che non si è mai, per più di una settimana, separato dalla posta elettronica e per le emergenze portava con se un telefonino satellitare, usato per qualche raro e indispensabile aggiornamento sul lavoro o per sentire una voce cara. "Ma la sorpresa più gradita - afferma - era trovare la casella di posta elettronica intasata, oltre che dai messaggi dei vecchi amici, anche da quelli dei nuovi, incontrati un mese e quattro-cinque nazioni prima". E sarebbe ancora lunga dover passare per la religiosità del Tibet, il Giappone, la grandi difficoltà con la lingua in Cina, i giorni a cavallo in Mongolia, il viaggio sulla nave cargo a Tahiti, l'estremo fascino e l'estrema povertà dell'India. E infine il rammarico per non aver potuto attraversare per ovvie ragioni di sicurezza"i sette -stan". "Eppure l'Uzbeckistan - afferma entusiasta - ho voluto farlo a ogni costo. E ho avuto ragione: come ho messo piede in quel paese che sui siti governativi è dato come uno tra i paesi più sconsigliati al mondo, tutto quel timore si è trasformato in un'autentica festa. Mi si è spalancato il mondo dei bazar, della seta, dei minareti, dei mosaici: le testimonianze di un glorioso passato conosciuto e amato solo attraverso i libri. Studiato, letto, fantasticato attraverso i racconti e le letture che mi avevano da sempre affascinato. E al centro della piazza Registan di Samarcanda, nell'antica capitale dell'impero dell'Asia centrale, credo di essere stato seduto immobile per un paio d'ore. Era il nastro di quel lungo viaggio che era giunto al termine e ora si riavvolgeva come una pellicola nella mia memoria. E balenavano nella mente in rapida e viva sequenza i flash di tutto quello che avevo visto e vissuto in otto indimenticabili mesi. Quando ho rialzato gli occhi davanti c'era la meravigliosa piazza fatta costruire da Tamerlano …".

Adesso Marco ha un altro sogno da realizzare: raccontare il suo giro del mondo in un libro per provare a trasmettere le sensazioni provate e forse, in questo modo, per continuare a viaggiare…

Pubblicato il: 19/11/2004

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