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L'Università guarda all'estero

Intervista al neo-presidente del Centro studi "Città di Orvieto" Stefano Cimicchi. "La cultura - sottolinea - è un diritto inalienabile ma è anche una innegabile risorsa economica, un settiore stabile e crescente di sviluppo e di cambiamento economico della città"

Cultura

foto di copertina

di Simona Coccimiglio

Guarda all'estero l'Università di Orvieto, consapevole che solo all'interno della grande rete del sapere europeo e internazionale le esperienze formative proposte nella sede di piazza Duomo possano trovare una giusta collocazione.

E ad essere arci-convinto della necessità di"quotare" Orvieto nelle borse della conoscenza mondiale è Stefano Cimicchi, ex-sindaco"globetrotter", oggi appassionato ambasciatore della"Città degli studi".

Proprio in questi giorni - afferma il presidente del Csco - abbiamo siglato una serie di progetti che coinvolgono diversi atenei europei e americani.

Saranno presto attivati corsi aperti a studenti stranieri provenienti dalla Svezia, dalla Danimarca, dalla Germania e dall'America".

Motore primo di un ateneo tanto legato al territorio, artefice delle più importanti decisioni strategiche prese per la città dal '92 in poi, Cimicchi ha un grande obiettivo: portare in pochi anni questa piccola università di provincia in testa alle classifiche dei migliori atenei italiani.

I presupposti - afferma con soddisfazione - ci sono.

Il bilancio dell'attività portata avanti finora dal precedente Consiglio di amministrazione è assolutamente positivo. Ottimo il lavoro dell'ex presidente Petrangeli e del direttore Talamoni, evidenti i risultati che hanno portato a qualificare Orvieto"terzo polo universitario umbro.

Essere un ateneo giovane del resto ci aiuta, considerando che in tutte le grandi università è difficilissimo modificare l'esistente.

Orvieto ha potuto nascere importando dall'esterno gruppi di professori di ottima qualità, garantendo una formazione specialistica atta a favorire processi innovativi che investono il mondo della formazione, offrendo una proposta didattica originale e soprattutto un contesto culturale ambientale che poche altre sedi possono vantare".

Rapporto stretto col territorio e dimensione internazionale.

Queste dunque le chiavi di un successo annunciato, forte di un imminente patto di acciaio con la Provincia di Terni e la Camera di commercio, di accordi stretti con il mondo imprenditoriale locale, con corsi creati su misura alle sue esigenze, di uno sguardo culturale che spazia lontano, ben oltre i confini della regione, verso l'Europa e gli  Stati Uniti.

La cultura - sottolinea Cimicchi - è un diritto inalienabile ma è anche una innegabile risorsa economica, un settore stabile e crescente di sviluppo e di cambiamento economico della città.

È per questa ragione che cultura deve essere sinonimo di progettualità e non di sporadicità, tanto più che sullo sfruttamento del patrimonio storico - artistico - ambientale di una realtà come Orvieto si possono determinare le condizioni per una crescita della coscienza collettiva e per un vero miglioramento delle condizioni economiche".

E allora probabilmente l'Università si lega in modo naturale alle caratteristiche e alle esigenze della nostra città più di quanto facciano altri soggetti.

Non si tratta certo di stabilire, come affermano in molti, una concorrenza tra università ed altre forme di incremento economico ma di pensare a modelli di sviluppo alternativi.

Tutta la città - conclude Cimicchi - dovrebbe essere coinvolta in una discussione ampia ed approfondita sul suo futuro.

Si tratta di una sfida grande ed importante, la cui dimensione etica e culturale, prima ancora che politica, non può sfuggire a quanti sono chiamati ad una più fattiva attenzione per il destino delle nuove generazioni".

 

Pubblicato il: 11/11/2004

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