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Opera del Duomo, verso il presidente

Non hanno ancora fatto in tempo a diventare ufficiali i nomi dei membri del nuovo Consiglio di amministrazione dell'Opera del Duomo che già spunta quello del nuovo presidente(nella foto l'attuale presidente Mattioni) 

foto di copertina

di Stefania Tomba

ORVIETO - Non hanno ancora fatto in tempo a diventare ufficiali i nomi dei membri del nuovo consiglio di amministrazione dell'Opera del Duomo che già spunta quello del nuovo presidente. La scelta si determinerà concretamente con la votazione segreta dei sette membri del Cda in occasione della prima seduta che il presidente uscente ha l'obbligo morale di convocare a breve termine dall'ufficializzazione dei nomi da parte del Ministero degli Interni.

Eppure un nome incontrerebbe già il favore unanime dei nuovi consiglieri. E sarebbe quello dell'avvocato Francesco Venturi. Stimato professionista, trentanovenne, di salda tradizione cattolica: sarebbe la figura alla quale il Consiglio, con una intesa unanime, guarderebbe come migliore interprete del sentimento e dei valori della città e, dunque, come personaggio altamente rappresentativo della carica che dovrebbe andare a ricoprire per il prossimo triennio, all'interno di un ente di settecento anni di età che è tra i più importanti per la città del Duomo.

La rosa dei cinque nomi che starebbe per arrivare dal Ministero rappresenta una novità assoluta: un Cda completamente rinnovato da cima a fondo, lontano dalle stanze dei bottoni della politica anche se alcune delle figure possono essere ricondotte a specifici ambienti. È il caso del trentenne Massimo De Caro (ex Pds e amico dell'onorevole Dell'Utri) o di Cesare Perali, commerciante storico orvietano che sembra sia politicamente vicino al centro destra.

Tuttavia nel complesso i nomi starebbero a rappresentare autorevoli competenze e non appartenenze in seno alla città e al suo territorio. 
E così ecco che i valori della cultura sono quelli portati da Giuseppe Della Fina, direttore scientifico della Fondazione Faina, da Massimo De Caro, insegnante e esperto di testi antichi, dallo stesso giovane architetto Stefano Stramaccioni, nipote di uno storico architetto dell'Opera.

Competenze economiche sono offerte da una figura come Daniele Di Loreto, di Allerona, dirigente di primo piano delle assicurazioni Generali, e da Cesare Perali.

Intanto le prime reazioni sono improntate a una moderata prudenza. E i no comment si sprecano in attesa del sigillo ufficiale del Ministero. Cinque i nomi da confermare oltre ai due, Giuseppe Della Fina e Don Ruggero Iorio, di nomina vescovile.

E sarebbero gli stessi cinque segnalati a Roma dal nuovo vescovo della Diocesi di Orvieto Todi monsignor Giovanni Scanavino. Una vittoria su tutta la linea, insomma, che segna un'inversione a "u" rispetto a quanto si sarebbe verificato tre anni fa, quando, pare, le segnalazioni avanzate da monsignor Decio Lucio Grandoni riscossero favore in minima parte. Il Ministero, allora, avrebbe dato il via librera solo a un nome su cinque.

Pubblicato il: 09/11/2004

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